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Direzione didattica di
Pavone Canavese |

(13.05.2005)
La disabilità è un limite,
non una malattia
di Chiara Madussi
Già una volta ho avuto l'impressione di leggere del
fastidio, nel suo precedente intervento rispetto alla presenza di bambini gravissimi nella
scuola di tutti.
Mi sembra che tale disagio si sia palesato quando, in questo suo ultimo intervento, declama "Chi necessita
di cure va medicalizzato nellaccezione più alta del termine. Pretendere che la
scuola possa adempiere, sempre e comunque, al suo compito - anche in situazione
dimpossibilità dintervento formativo - è miope più che deleterio."
E no, mi scusi ma che immagine ha della disabilità, seppur grave o gravissima: la ritiene
forse una malattia????
La disabilità è un limite non una patologia da curare in ospedale! Tra l'altro le
ricordo che la moderna cultura della terapia sanitaria considera, ormai da tempo, il
nosocomio utile solo per affrontare le acuzie e non certo un luogo dove chiudere una
persona malata e buttare via le chiavi!
Oppure ritiene che un bambino con gravissime disabilità non debba considerarsi una
persona?
Chi le scrive è la madre di un bambino di 10 anni pluriminorato psicosensoriale
gravissimo, forse ricorda che già una volta le ho risposto in merito al suo precedente
intervento. Ebbene di nuovo le ribadisco che mio figlio non è una patologia ambulante, ma
una persona che ha diritto di vivere e sperimentare quanto più possibile la sua vita
nella quotidianità comune che è il diritto di ogni bambino.
O forse ritiene che non abbia anche lui diritto ad una vita di qualità? E se non è così
mi dica, secondo lei, dov'è la qualità nel trascorrere la propria esistenza nella cura
di una patologia gravissima, che non potrà mai portare ad uno sbocco
di
"normalità"? Sa che le dico? Se seguissimo le sue opinioni forse
sarebbe meglio arrivare ad un totale risparmio economico su cure vane di patologie
incurabili, come quelle dei gravissimi, ed attendere passivamente la loro dipartita di
esseri inutili!
Sono stata troppo eccessiva o forse chiamo le cose con il loro nome, proprio come lei ha
chiesto di fare al suo collega Piraccini?
Vuole sapere cosa chiedono i bambini come mio figlio alla scuola?
Chiedono il rispetto della loro dignità di esseri umani, chiedono di venir considerati
delle persone e non un insieme d' infermità, chiedono lo sforzo di mettersi in gioco per
adattare la propria civiltà a tutti, anche ai più deboli ed i più
derelitti
..perché solo questa è "civiltà".
Ed in cambio danno, forse a lei non sembra, ma offrono ai loro coetanei un tipo di
apprendimento che non s'impara sui libri, e che riguarda la tolleranza ed il rispetto per
chiunque, l'ammirazione per chi, malgrado le tante difficoltà, arriva comunque a
sorridere e giocare, la capacità di mettersi in gioco, di modellare la propria mente e la
propria intelligenza per cercare un rapporto anche in situazioni dove questo appare
impossibile.
Certo sono bambini ed in questo percorso hanno la necessità di una guida, di un
"educatore" in grado d'insegnar loro di guardare al di là dell'apparenza, di
trovare la "persona", l'umanità anche quando non salta subito agli
occhi
.certo, è difficile se l'educatore in questione è proprio il primo a non
essere in grado di vedere al di là del proprio naso!
Non creda però, che il mio intervento sia solo polemico nei sui confronti, io concordo
con lei nel dire che l'integrazione scolastica ha bisogno di un riadattamento alle
esigenze di questi particolari alunni, di una maggiore specializzazione della figura
educativa posta a sostegno, su questo non posso che darle ragione. Ma la sua ricetta
basata sull'espulsione degli alunni con troppe difficoltà è profondamente errata ed
anche, lo dico senza peli sulla lingua, fondata su preconcetti che non fanno onore alla
sua cultura.
Chiedo scusa per la mia schiettezza, ma provo un profondo fastidio per chi divide il mondo
in "degni" ed "indegni"
.che vuole, non occorre esser disabili
gravissimi per suscitare del fastidio nella gente.
Chiara, mamma di
Simone
http://chiaraesimone.altervista.org
