Direzione didattica di Pavone Canavese

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15.12.99

A PROPOSITO DELLA "QUALITA' TOTALE" …
ovvero "Liberiamo la libertà"

di Girio MARABINI

La tendenza attuale nel sistema educativo è quella di giungere alla definizione di una organizzazione scolastica ispirata ai principi della cosiddetta" qualità totale", alla definizione cioè di una macchina perfetta .

Possiamo condividere l'esigenza di miglioramento della organizzazione della scuola ma siamo convinti che la scuola differisca profondamente da una qualsiasi organizzazione aziendale in quanto essa si caratterizza soprattutto come insegnamento - organizzato.

Non possiamo non evidenziare una preoccupazione e cioè che la macchina perfetta si fondi su o pretenda soprattutto prestazioni: la prestazione del personale, la prestazione dell'alunno ecc..

Non voglio essere frainteso.

Non è che la prestazione non conti , è che non la considero determinante.

Determinante è l'uomo e la sua libertà. E l'atto educativo è funzionale a tale libertà a prescindere dalla prestazione conforme o meno ai processi stabiliti in ogni particolare.

L'organizzazione perfetta infatti stabilisce regole precise, modalità di attuazione, norme da seguire e i compiti dei singoli compresi gli alunni-clienti .

Definisce criteri ed indicatori di valutazione perché nulla venga lasciato al caso, tutta sia previsto ed in qualche modo governato .
Una organizzazione così impostata garantisce secondo le intenzioni l'efficacia e l'efficienza dei processi, e in definitiva la qualità del prodotto finale.
Salvo poi accorgersi che difficilmente può essere valutato il prodotto finale perché soggetto dell'educazione non è un processo ma una persona cioè un essere "libero" ed imprevedibile.

Comunque è da dire che i principi ispiratori degli studi che si affollano in questi tempi e cadono come macigni sulla testa di quanti hanno a cuore le sorti di tanti giovani e si occupano intenzionalmente di educazione, provengono dal mondo produttivo e da "studiosi" che nulla hanno a che fare con il mondo dell'educazione, o che ne hanno a che fare solo marginalmente come appartenenti all'amministrazione della pubblica istruzione e che non sono mai entrati in una classe

Come appare evidente da quanto affermato polemicamente, diffidiamo profondamente da tali impostazioni, forse solo io e il mio collega amico il quale mi diceva  "se non si toglie via la scuola da questo flirt con la confindustria, fra non molto ne prenderemo in prestito non solo l'idea di piano e la figura del menager, ma addirittura la dottrina di Keynes".

Questi, come tutti sanno, formulò una "teoria generale" dell'economia in cui la moneta gioca un ruolo fondamentale quale "medium" significativo della comunicazione economica  "influisce sulle motivazioni e sulle decisioni ed è, in sintesi, uno dei fattori operativi della situazione, talchè il corso degli eventi non può essere previsto, né nel lungo né nel breve periodo , senza una conoscenza del comportamento della moneta tra il primo e l'ultimo stadio".
Se mutuassimo pure questo principio il voto assolverebbe nella scuola alla stessa funzione mediatica della moneta. Il metro di misura di ogni prestazione in un sistema di "qualità totale" diventa di fatto il quanto la prestazione si avvicina o si allontana rispetto allo standard stabilito e non la qualità della prestazione stessa.

E' una logica che non possiamo accettare.

Le maglie sempre più strette di indicatori di qualità, di norme costruite e validate dalla stessa organizzazione o da un "qualcuno" esterno rischiano di condizionare la persona e di soffocarla.

L'accostamento con quanto avviene nella società è immediato.

Assistiamo oggi al dilagare di una sorta di nuovo legalismo con cui vengono definiti ambiti , regole , norme delle norme: il proliferare delle leggi e dei regolamenti è inarrestabile e ogni più piccolo aspetto della vita e della vita scolastica viene determinato e stabilito salvo avvertirci che comunque stiamo per entrare in "regime" di autonomia.

Nessun altro termine potrebbe essere più significativo di questo "regime".
E' il regime per cui quanto più la persona è costretta a soggiacere a nuove e continue regole tanto maggiore risulta la sua perdita di spontaneità, di iniziativa, di autonomia.
Abbiamo quasi l'impressione che la persona esista non in quanto tale ma in quanto esiste una organizzazione , nella misura in cui cioè offre una prestazione.

E il rischio fondato è che la persona possa smarrirsi in questa rete di sollecitazioni, istituzioni, disposizioni e che la vita all'interno della scuola si riduca ad una competizione estenuante e logorante.

Il teologo Hans Kung nel suo "Essere cristiani" ci aveva avvertito che la logica delle prestazioni ci avrebbe portato a condizionamenti tali - non può calare il nostro rendimento - ai quali si crede di sfuggire con una nuova prestazione mentre il tutto si risolve in una grande perdita di libertà.

Alla persona si chiede infatti continuamente di giustificarsi e solo attraverso una buona prestazione sarà giustificata.
Possiamo dunque affermarci solo documentando la nostra efficienza.

Eppure sappiamo bene che la vertà spesso è che si può essere eccellenti insegnanti o ottimi alunni e poi fallire miseramente come uomini.

E l'evidenza che emerge è che la persona trascende il suo ruolo e che, come dicevo, le prestazioni sono importanti ma non determinanti nella autodeterminazione dell'uomo.
Cerchiamo allora di dare il giusto valore all'organizzazione e al concetto di qualità.
Una organizzazione intanto vale non per se stessa, la macchina per la macchina, ma in quanto si pone come servizio per raggiungere una determinata finalità.
Nel caso dell'educazione l'organizzazione che è finalizzata all'insegnamento-apprendimento non può essere mutuata da altri settori ma deve avere una propria fisionomia .
La scuola , luogo pedagogico per eccellenza, è centro di vita spirituale che necessita di persone e di mezzi materiali ben coordinati ma non ha necessità di artifici strutturali che in qualche modo possono condizionare e frenare il proprio intimo funzionamento.
Per l'efficienza dei processi di insegnamento - apprendimento occorre semplicemente una atmosfera di ordine, di serenità, di serietà

Non possiamo accettare la seguente logica : "la cultura di impresa e lo sviluppo delle risorse umane in un contesto di crescente flessibilità, richiedono un modo nuovo di essere impresa di servizi e quindi impongono ai dirigenti scolastici un modo nuovo di essere leader della propria scuola(…) 1. Vogliamo creare una scuola di successo; 2. La scuola è tale quando produce un servizio buono; 3. Il servizio è buono quando il cliente è soddisfatto" (Vincenzo Graziani e Gianni Sulprizio, Attività di conduzione e sviluppo delle risorse umane a scuola, in   Dirigere nell'autonomia - ATI - Università Cattolica del Sacro Cuore)

Un tale tipo di organizzazione è si fondata sulla persona e lega la sua efficacia alla soddisfazione del cliente ma prescinde, ci pare, dalla necessità di fondare l'organizzazione su di una pedagogia e sulla qualità in pedagogia.
E' proprio in questa direzione al contrario che occorre recuperare il concetto di qualità.
Il compito della pedagogia sta proprio in questo: dare senso e significato alla realtà per recuperarne gli aspetti educativi, per liberare le energie creative dei giovani per liberare la libertà.

Diffido profondamente insieme al mio amico Dino della logica che vuole trasformare la scuola in un azienda.
Diffido perché sono preoccupato del destino di L. una bambina autistica che vive ancora chiusa nel suo mondo e rispettosa delle sue regole, quali standard potrà mai raggiungere ?
E quale soddisfazione potrà mai esprimere ?
Eppure l'ho sorpresa un giorno a fare boccacce all'indirizzo dei suoi compagni, in un momento particolare quando non erano presenti l'assistente educativa e l'insegnante di sostegno.
Come vorremmo riuscire a trovare la "chiave" giusta per entrare nel suo mondo.
Eppure l'amore , la passione il buon senso di tanti insegnanti riescono a far fare passi importanti anche ad alunni come L. al di là della rete degli indicatori al di là di ogni regola.
Il caso di L. che è uscita dal suo mondo per un attimo solo per fare delle "boccacce" ai suoi compagni mi pare significativo della necessità di recuperare la qualità in educazione, la sola "qualità" veramente importante.

Diffido perché sono preoccupato per quell’ottimo insegnante che sa mettere in campo creatività e ricchezza interiore ma che arriva un po’ tardi al mattino, è lento nel tener in ordine il registro personale e quando lavora nel consiglio di classe pare assente e perso nei suoi pensieri. Eppure che bravo insegnante per i propri alunni, come riesce a vincere l’indolenza di alcuni come sa trascinare tutti , come costruisce il sapere insieme ai propri alunni… !!!
Che ne faremo di lui ?

Girio Marabini
preside S.M.S. "R.Sanzio" Porto Potenza Picena (MC)