Direzione didattica di Pavone Canavese

La valutazione dopo la legge 169


21.12.2008

Regolamento sulla valutazione, ovvero "sorvegliare e punire"
di Stefano Stefanel

 

Il Regolamento sulla valutazione è l’ennesimo documento prolisso e ripetitivo, che comprime ulteriormente l’autonomia scolastica e di cui non si sentiva la mancanza. Ricorda alcuni punti del vecchio libro di Michel Foucault Sorvegliare e punire, perché coniuga comportamento e apprendimenti, successo formativo e bocciature, disabili, stranieri, alunni con disturbi ed esami di stato, in una sorta di girandola sugli scenari futuri possibili della nostra scuola. Più passa il tempo e più ci si accorge che l’unico modello di scuola ben equilibrato era quello pensato da Luigi Berlinguer, che colpevolmente non è stato completato dalla sua parte politica quando era possibile farlo e che poi è stato utilizzato per innestare riforme, riformette e cacciaviti su una pianta ormai malata. Credo di poter essere facile profeta prevedendo che tutta la legislazione primaria e regolamentare di questo fine 2008 contribuirà solo ad aumentare la dispersione scolastica e dunque a precipitare il nostro sistema scolastico in una nuova emergenza: PavoneRisorse permettendo, sarò qui a parlarne.

Per ora indico solo alcuni punti di riflessione su questo nuovo farraginoso, ripetitivo e contorto testo ministeriale. Lo definisco contorto perché coniuga una premessa molto interessante e significativa con una serie di disposizioni che permetteranno ai docenti incapaci, impreparati, astiosi, poco comunicativi e ossessionati dalle discipline che insegnano di punire anche attraverso i voti.

La premessa (articolo 1) precisa in modo chiaro alcuni punti significativi che riguardano tutti gli alunni, anche se dopo dieci anni riesuma la parola “insegnamenti”, che era stata eclissata da quella “apprendimenti”:

-      “Il contesto normativo di riferimento evidenzia come la valutazione abbia prevalentemente finalità formativa e concorra al miglioramento degli apprendimenti e al successo formativo di ciascun alunno” (comma 3);

-      “Al termine dei più significativi snodi del percorso curricolare la scuola ha il compito di registrare il raggiungimento dei traguardi per lo sviluppo delle competenze, rilevando la sintesi degli apprendimenti acquisiti e delle abilità conseguite da ciascun alunno, in modo formalizzato e funzionale all’orientamento e alla prosecuzione dei percorsi di istruzione per un effettivo conseguimento del successo scolastico e formativo di ciascuno.”(comma 4);

-      “Una valutazione adeguatamente formativa e di qualità non rileva solamente gli esiti, ma pone attenzione soprattutto ai processi formativi dell’alunno, è strettamente correlata alla programmazione delle attività e agli obiettivi di apprendimento, considera il differenziale di apprendimento. Si realizza attraverso l’osservazione continua e sistematica dei processi di apprendimento formali e informali” (comma 6).

 

Il Regolamento potrebbe concludersi qui, lasciando all’autonomia delle scuole il perseguimento di questi eccellenti obiettivi, che sono la vera missione della scuola e che dovrebbero costituire il punto di riferimento di ogni attività didattica ed educativa. Se gli articoli successivi al 1° saranno applicati nella logica del 1°, perderanno tutta la loro potenziale pericolosità, ma se non sarà così (e io credo che non sarà così) nella scuola sorgerà l’ennesima contraddizione. Perché il documento continua snocciolando alcune prescrizioni che potranno diventare il grimaldello attraverso cui, in nome del successo formativo, aumenterà l’insuccesso formativo. Sarà una bella battaglia quella che si combatterà nelle scuole sulle spalle degli alunni e alcune scaramucce di questa battaglia sono già iniziate. Tutti gli alunni dell’attuale sistema di base della scuola sono finora convissuti con 5 indicatori di cui uno negativo (non sufficiente) e quattro positivi. L’introduzione della scala decimale suggerirebbe di non ampliare troppo la scala facendola diventare complicata e di fermarsi – in basso – non più in là del 4. Invece fervono i dibattiti sull’uso del 3, del 2 o dell’1 e questi saranno i numeri della futura dispersione scolastica. Troppi docenti giovani sono a favore del 3 anche alle Scuole secondarie di 1° grado, mentre la gran parte degli insegnanti contrari ai provvedimenti del Ministro Gelmini è contemporaneamente favorevole al ripristino dei voti. I molti casi il voto viene usato già come una punizione: “non hai fatto i compiti: 3”. Ovviamente non interessa più capire perché non li fa, perché ora c’è il 3 o il 2. Sorvegliare e punire sembra la missione che gli insegnati attendono da tempo di poter svolgere e che la Gelmini ha svelato per incanto. Che poi questo tracimi in un settore delicato come dovrebbe essere quello della certificazione delle competenze non sconvolge nessuno. Azzardo un pronostico: se il Ministro Gelmini abolisse la certificazione delle competenze e magari anche il concetto di competenza dalla normativa credo che la stragrande maggioranza dei docenti italiani sarebbe d’accordo. Se poi per decreto stabilisse di valutare solo le conoscenze, penso che questa maggioranza si allargherebbe, anche nella Scuola primaria.

 

Questo Regolamento rischia di bloccare il dibattito sulla valutazione e la certificazione e di comprimerlo su mere procedure, sterilizzando la comprensione di cosa c’è dietro ad un voto; di allontanare dalla scuola italiana il concetto di credito e di voto costruito insieme all’alunno e al suo apprendimento; di cancellare la reale trasparenza valutativa: che trasparenza può esserci in quei 4 o 5 che diventano 6 con voto di Consiglio?, che trasparenza può esserci nell’utilizzo di voti bassi nella scuola dell’obbligo e nelle prime classi della Scuola primaria?

Perché tutto questo? Io credo che sia estremamente pericoloso permettere a una categoria che valuta di non essere valutata su come insegna e su come valuta. Le categorie che valutano devono essere le prime ad essere valutate e con forme chiare di incentivo e punizione, altrimenti gli unici ad essere valutati sono gli alunni e con la perdita di credibilità sociale alla scuola resterà solo l’esercizio del potere di dare i voti. Le vecchie frasi “va bocciato per il suo bene”, “non è giusto rispetto agli altri”, “lo facciamo per il bene dei bambini”, “so io cosa gli serve”, ecc. sono le tipiche frasi che i carnefici dicono alle vittime nei film di seconda qualità. Sempre nell’ottica del sorvegliare e punire.

 

C’è un passaggio molto interessante del Regolamento che parla di “valore aggiunto”: la valutazione “considera il differenziale di apprendimento”. Nelle nostre scuole il “differenziale di apprendimento” sta nella frase abusata e sottolineata detta dagli insegnanti ai genitori: “in questo ultimo periodo è molto migliorato”. Non si conosce il punto di partenza, non si conosce l’entità del miglioramento e spesso il voto è sempre lo stesso. Ma miglioramento c’è stato: magari la prossima volta lo valutiamo col voto in condotta.


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