Direzione didattica di Pavone Canavese
   
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Dibattito sulla autonomia

Pubblichiamo in questa pagina
gli interventi di scuole e singoli operatori
che vorrano inviarci i loro materiali

Interventi di

 

 

 

Lo schema di regolamento in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche
Una bussola per ragionare
di Enrico Monteil, insegnante di scuola media a Torino

Il ministro ha chiesto alle scuole di pronunciarsi su una bozza di regolamento dell'autonomia scolastica, scelta interessante, ma che può portare a sviluppi inattesi.
Siamo in un periodo di fortissimi cambiamenti intrecciati fra loro, siccome ogni parte è collegata ad un tutto, il pericolo reale è quello di riflettere su tutto e su niente e ritrovarsi alla fine scoraggiati, confusi e con un unico desiderio: "non pensarci".
Per fortuna sul tema dell'autonomia non si parte da zero, in quanto il Parlamento ha fissato per legge dei paletti abbastanza precisi e chiari, per cui scegliere il terreno di un'analisi comparata tra il testo dell'art.21 della legge 59/97 e il testo dello schema di regolamento, consente di andare sul concreto, senza troppe divagazioni.
Il testo del regolamento si presenta purtroppo privo di quel rigore tecnico che dovrebbe caratterizzare i testi giuridici (anche quelli in bozza) e favorire la comprensione.
Se si indicano delle azioni da compiere non si può dimenticare di esplicitare a chi compete farlo e con quali strumenti: questo vale sia per obiettivi, standard, discipline fondamentali ecc. decisioni di livello nazionale, quanto per le decisioni all'interno dell'istituto scolastico o prese territorialmente.
La legge consente di procedere con più regolamenti, emanati in tempi diversi, una scelta perfettamente legittima sul piano giuridico e comprensibile sul piano dell'opportunità politica; ma per farsi capire dal lettore destinatario della consultazione, è necessario indicare esplicitamente i collegamenti con gli altri regolamenti, già emanati o che si intendono emanare (ovviamente per quelli da emanare il rinvio può solo indicare una direzione di marcia e nulla più); non farlo significa aprire la porta alle ambiguità.
Il disorientamento stilistico diventa stupore ed incredulità quando si passa al nocciolo duro: il Parlamento ha disegnato un percorso lineare per autonomia della scuola italiana: nel rispetto degli obiettivi del sistema nazionale di istruzione e degli standard di livello nazionale, all'interno delle risorse assegnate al centro di costo, l'istituto scolastico è autonomo, cioè libero di muoversi per poter attuare una rete di decisioni integrate: progettare e realizzare percorsi didattici flessibili, sostenerli in itinere con la formazione necessaria e mirata del personale, decidere una organizzazione coerente, valutare in itinere la qualità dei risultati per riaggiustare le decisioni sui percorsi.
E' utile ricordare che oggi gli istituti scolastici sono costretti a richiedere fondi per l'aggiornamento con 12 mesi di anticipo, fino all'ultimo momento non esiste certezza sulle reali disponibilità finanziarie, inoltre molte operazioni di assegnazione del personale si svolgono nel primo mese di scuola.
La possibilità di voltare pagina può interessare e motivare gli insegnanti, sono solo un po' scettici sulla reale volontà di metterli in condizione di agire in modo responsabile, in tempo reale, cioè quando ci sono le necessità e non con i tempi della burocrazia.
Per esempio, il regolamento che dovrebbe esplicitare le indicazioni della legge, curiosamente sfuma le scelte.
Il comma 9 della legge 59/97 prevede una giusta triangolazione fra il tempo scolastico complessivo (con tutte le articolazioni flessibili) per gli allievi, ciò che si studia e si insegna, e il personale necessario per fare il tutto (cioè organici funzionali di istituto). Il regolamento non riesce nemmeno ad indicare i criteri per stabilire un rapporto quantitativo fra attività e discipline fondamentali, opzionali e facoltative o aggiuntive.
Il comma 10 della legge 59/97 prevede un'altra interessante triangolazione tra ampliamenti dell'offerta formativa, consorzi di scuole, autonomia di ricerca sperimentazione e sviluppo, e riforma di CEDE, BDP e IRRSAE come enti finalizzati al supporto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche. Triangolazione ignorata al punto che queste competenze sono disseminate in capitoli diversi del regolamento, mentre per il supporto all'autonomia si parla di collegamenti informatici e nulla più.
Il comma 4 della legge 59/97 prevede una triangolazione fra attribuzione dell'autonomia, gradualità che valorizzi la capacità di iniziativa delle istituzioni stesse e formazione del personale. L'argomento non è nemmeno sfiorato, eppure il meccanismo virtuoso "penso, progetto, mi aggiorno, faccio, valuto, mi aggiorno, penso progetto…" è decisivo, salvo che si pensi ad una autonomia eterodiretta, cioè una "non autonomia".
Come mai delle persone sicuramente in grado di elaborazioni complesse e precise mettono in giro un documento confuso, contraddittorio e incompleto ? Difficile dirlo, ma delusione è grande.

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Osservazione sul progetto di autonomia scolastica
a cura di Gilda degli Insegnanti
(un documento più ampio si può trovare nel sito WEB di GILDA)

L’intero progetto di Autonomia previsto finora dal Ministro Berlinguer, e che si compone di Decreto sulla Dirigenza, Decreto sul Dimensionamento e Decreto sull’Autonomia Didattica e Organizzativa, presenta elementi negativi e quindi necessita di profonde modifiche. Gli Insegnanti rilevano in linea generale che l’intero disegno del Ministro è impostato secondo una visione piramidale della gestione delle scuole. Sembra di trovarsi davanti ad una azienda, nel senso tradizionale del termine, gestita da un Manager che ha potere assoluto sull’Organizzazione, sulla Didattica e sul personale. Manca ogni riferimento alla Funzione Docente, alle sue prerogative, ai suoi compiti. Manca un incardinamento fra la nuova e più complessa organizzazione del lavoro, soprattutto didattico, e le diverse articolazioni di funzione che saranno indispensabili per la realizzazione del progetto scolastico.

E’ dunque indispensabile, affinchè l’Autonomia non sia intesa come una semplice riverniciatura meramente organizzativa, ma diventi davvero uno strumento di miglioramento dell’ Efficacia Didattica e dei livelli di istruzione dei nostri giovani, che la Funzione Docente sia adeguatamente presente in tutti i momenti della vita dell’Istituto Scolastico, attraverso una individuazione chiara delle funzioni attribuite al corpo docente, ed in particolare al Collegio dei Docenti che deve restare il luogo decisionale di ogni questione afferente alla didattica.

Bisogna costruire un sistema di gestione "a rete" e non "piramidale", nel quale si individuino le competenze e si attribuiscano le responsabilità. Solo in questo modo si potrà avere una piena utilizzazione di tutte le competenze presenti nelle Scuole, e i Docenti italiani si sentiranno parte di un progetto di miglioramento dell’intero sistema istruzione.

Va inoltre, nel Decreto del Ministro, specificato nel modo più chiaro possibile che nessuna norma può intaccare in alcun modo il principio di Libertà di Insegnamento.

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Osservazione sul progetto di autonomia scolastica
a cura  della DIREZIONE DIDATTICA STATALE DI AZEGLIO (TO)

Il presente documento è stato redatto raccogliendo le osservazioni raccolte nel corso di una assemblea di insegnanti e genitori del circolo

art. 1 - finalità

L’ASSEMBLEA SI ESPRIME FAVOREVOLMENTE SULLE FINALITA’ SOPRATTUTTO PERCHE’ L’AUTONOMIA E’ POSTA NON COME OBBLIGO, MA COME POSSIBILITA’ E OCCASIONE DI FARE DI PIU’ E MEGLIO.

Art. 2 - sistema nazionale

IL SISTEMA NAZIONALE E’ VISTO COME LA NECESSARIA CONSEGUENZA DELLA RESPONSABILITA’ DI INTERPRETARE I BISOGNI FORMATIVI DEGLI ALUNNI E DEL CONTESTO IN CUI SI OPERA E DI RISPONDERE DEI RISULTATI CHE SI OTTENGONO.

Art. 3 - autonomia didattica

L’AUTONOMIA DIDATTICA E’ VALUTATA FAVOREVOLMENTE PER I SEGUENTI ASPETTI :

  • AMPLIAMENTO DELL’OFFERTA CON LIBERA SCELTA DEL PERCORSO
  • POSSIBILITA’ DI FAR ENTRARE NELLA SCUOLA FIGURE "ALTRE" RISPETTO AL PERSONALE DOCENTE
  • APERTURA AL TERRITORIO USCENDO DAL TRADIZIONALE ATTEGGIAMENTO DI AUTOREFERENZIALITA’
  • FLESSIBILITA’ NELL’ORGANIZZARE GRUPPI MISTI INDIPENDENTEMENTE DALLA CLASSE A SECONDA DI ATTIVITA’, INTERESSI....

art. 4 - autonomia organizzativa

L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO, FLESSIBILIZZATA SULLA BASE DI MOTIVAZIONI PROGETTUALI PROPRIE DELLA SCUOLA, TROVA NECESSARIA UNA PROGRAMMAZIONE PLURISETTIMANALE DELL’ORARIO. SI AFFERMA FORTEMENTE L’ESIGENZA DI POTER DISPORRE DI ADEGUATE RISORSE DI ORGANICO E DI STABILITA’ PLURIENNALE DELLO STESSO, NELL’OTTICA DELLA CONTINUITA’.

Art. 5 - autonomia ricerca sperimentazione

IN RAPPORTO A TALE ARGOMENTO SI RICHIEDE L’ISTITUZIONALIZZAZIONE DI FIGURE PROFESSIONALI DI SISTEMA CHE POSSANO METTERE IN CAMPO COMPETENZE E MOTIVAZIONI PROFESSIONALI DI SUPPORTO DELL’ATTIVITA’ DELLE SCUOLE.

Art. 6 - crediti formativi

LA VALUTAZIONE NON DEVE RISPONDERE SOLO A PARAMETRI ESTRINSECI MA TENERE CONTO DELLA DIVERSITA’ DEGLI INTERESSI, DEI BISOGNI E DELLE CAPACITA’ DEGLI ALUNNI.

Art. 7 - ampliamento offerta formativa

CON LA "TERRITORIALIZZAZIONE" DELLA SCUOLA, IL SISTEMA FORMATIVO NON SARA’ PIU’ UN SOGGETO CHE SI AUTOGENERA O SI AUTOGIUSTIFICA.

TUTTAVIA SI FA NOTARE CHE :

  • LE SCUOLE NON DOVRANNO ESSERE ASSERVITE A INTERESSI LOCALISTICI E DI CAMPANILE
  • GLI ENTI LOCALI NON SEMBRANO IN GENERE ESPRIMERE UNA SENSIBILITA’ NEI CONFRONTI DELLA SCUOLA
  • MOLTA PREOCCUPAZIONE SI NUTRE NEI CONFRONTI DI SITUAZIONI IN CUI CI SONO MOLTE PICCOLE SCUOLE, SITUATE IN UN TERRITORIO CHE NON OFFRE MOLTE OPPORTUNITA’
  • IL RAPPORTO INSEGNANTI/ALUNNI DEVE GARANTIRE LA QUALITA’ DEL SERVIZIO.

Art. 8 - reti di scuole

GLI ACCORDI DI RETE VENGONO VALUTATI CON ESTREMA POSITIVITA’.

Art. 9 - funzioni delle istituzioni scolastiche

SI RITIENE CHE I NUOVI COMPITI E LE NUOVE RESPONSABILITA’ ALLE SCUOLE, DEBBANO ESSERE COMUNQUE ACCOMPAGNATI DA COSPICUI INVESTIMENTI DELLA SPESA PUBBLICA NEL SETTORE FORMATIVO E NON IL CONTRARIO.

Ulteriori osservazioni trasversali

LA CONSULTAZIONE AVREBBE POTUTO ESSERE PIU’ APPRONFONDITA SE I TEMPI PREVISTI FOSSERO STATI PIU’ LARGHI

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Osservazione sul progetto di autonomia scolastica
a cura  della DIREZIONE DIDATTICA DEL III CIRCOLO DI SANREMO (IM)

Art. 1 - finalità

  • Autonomia: educare a far crescere per raggiungere sempre più autonomia (sapersi gestire nella società).
  • Si concorda in quanto si pensa di poter meglio affrontare le problematiche locali ed individuali di ogni alunno.
  • Per quanto riguarda gli alunni portatori di handicap si auspica il mantenimento del personale di sostegno specializzato.

Art. 2 - sistema nazionale

  • Rischio di ulteriore frammentarietà didattica e disorientamento degli alunni che nella scuola elementare necessitano di precise figure di orientamento.
  • Salvaguardare l'unitarietà dell'insegnamento nel primo ciclo.
  • Poca chiarezza per quanto riguarda la scuola elementare sulla definizione delle attività e discipline fondamentali o alternative
  • Si ritiene sia positiva e necessaria una certa elasticità nella gestione del monte ore relativo alle varie discipline.
  • Dovrebbe esserci un programma di percorso che dalle elementari proceda verso le scuole medie.
    Es: perché studiare lo stesso programma di storia tre anni alle elementari e tre anni alle medie invece di una suddivisione nell'arco dei sei anni?

Art. 3 - autonomia didattica

  • Non è precisato quali docenti siano demandati allo svolgimento delle attività integrative e aggiuntive facoltative. Si delinea un ulteriore carico di lavoro ai danni dei docenti con penalizzazione delle aree disciplinari fondamentali già limitate.
  • Proposte: evitare la secondarizzazione della scuola elementare, rispettare e salvaguardare l'autonomia metodologico-didattica, valorizzare la professionalità e le competenze esistenti già nella scuola.
  • Si rileva un mancato spazio di specifiche disposizioni relative alla scuola materna
  • Difficoltà a settorizzare l'intervento da parte della scuola elementare che deve realizzare la formazione globale del bambino.
  • Come viene affermato dalla Circolare 116 non ci deve essere eccessiva frammentazione all'interno del percorso formativo permettendo al Collegio Docenti di decidere autonomamente le varie attività scolastiche
  • Si considera positiva la pluralità delle offerte che prevede l'intervento di personale specializzato. Ad esempio diplomati ISEF per le attività motorie, esperti di grafica per l'educazione all'immagine, ecc.
  • Diritto di insegnare liberamente ma nell'ambito di un obiettivo nazionale definito per evitare confusioni.

Art. 4 - autonomia organizzativa

  • Non viene nominato il Collegio Docenti.
  • Cosa si intende per "Istituzioni scolastiche"?

Art. 5 - autonomia ricerca sperimentazione

  • E' un aspetto importante per il nostro Circolo.
  • Dovrebbero essere "snellite" le procedure burocratiche: ci sarebbe più entusiasmo con una sperimentazione più libera.
  • Lo scambio di informazioni e materiali suscitano la collaborazione attiva tra insegnanti e migliora la professionalità.

Art. 6 - crediti formativi

La valutazione risulta più completa e precisa.

Art. 7 - ampliamento offerta formativa

  • Favorisce l'avvicinamento nella comunità alla scuola.
  • La collaborazione più consapevole tra scuola e famiglia.

Art. 8 - reti di scuole

  • Ai fini di un miglior sfruttamento delle risorse economiche si ritiene proficuo un accordo di reti per il raggiungimento di finalità predeterminate.
  • Utile soprattutto per le piccole scuole come scambio di esperienze, di professionalità, di beni.

Ulteriori osservazioni trasversali

La parte relativa all'autonomia amministrativa non è sufficientemente esplicitata, ciò comporta perplessità in relazione a:

  • ruolo del dirigente scolastico (compiti e vincoli)
  • gestione del personale di ruolo
  • utilizzazione personale in sostituzione
  • funzioni, ruolo, utilizzo personale ATA

Per raggiungere tutti gli obiettivi proposti riteniamo che l'organizzazione modulare non sia idonea per l'orario ridotto, ma ci piace l'idea della modularità cioè di insegnanti che a turno, ma in accordo, si occupano di formare un gruppo di alunni.

Questa autonomia sarà reale? Con fondi e personale per tutte le scuole? Si formeranno scuole di serie A e serie B?

Il documento sull'autonomia è troppo proteso verso la scuola superiore, mentre non tiene conto delle peculiarità della scuola elementare.

Il progetto è troppo vago e indeterminato.

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Osservazione sul progetto di autonomia scolastica
a cura  di Ignazio Sarlo, preside della scuola media statale "Panetti" di Strambino (To)

E' certamente apprezzabile l'intenzione del Ministro di aprire il dibattito nelle scuole sul processo di riforma in atto, credo sia un passaggio assolutamente necessario, non si può pensare di cambiare radicalmente il nostro sistema scolastico senza il pieno coinvolgimento di chi opera quotidianamente nella scuola, la passività di molti potrebbe trasformarsi in resistenza ed ostacolare in modo determinante (in negativo) il percorso riformatore.

Proprio da questo punto di vista dubito che la scelta di coinvolgere i docenti nel dibattito sulle riforme iniziando dal regolamento dell'autonomia sia stata quella giusta: a mio parere sarebbe stato preferibile iniziare a "chiacchierare" sul documento "Le conoscenze fondamentali per la scuola italiana del futuro" redatto dal Prof. Maragliano come sintesi dei lavori del gruppo dei "saggi".

La "bozza" sull'autonomia è un documento sulle "procedure", significativo sicuramente, ma lontano dalla cultura dei docenti che per loro "mestiere" si occupano di contenuti e di metodologie piuttosto che di "funzionamento". Le mie perplessità di adesso hanno le stesse motivazioni di quelle da me espresse nel merito del progetto di riforma degli ordinamenti (riordino dei cicli): anche allora temevo si cascasse in un discorso tecnico sui modelli organizzativi (6+6, 4+4+4, ……..) sottovalutando le motivazioni profonde che sostengono il progetto di riforma.

Veniamo alla "bozza" di regolamento, si tratta di un tassello, importante, ma pur sempre solo di un tassello, del puzzle complessivo che sta per essere composto da una serie significativa di altri tasselli alcuni dei quali già definiti, alcuni in via di definizione, altri, invece, ancora solo in embrione.

Dalla "bozza" traspare comunque un modello di scuola "futura" sicuramente condivisibile e coerente con gli altri provvedimenti in corso d'opera:

  • scuola "flessibile", chiamata a dare risposte diverse ai diversi bisogni dei propri allievi pur garantendo degli standard uguali sul territorio nazionale;
  • scuola in grado di valorizzare adeguatamente le risorse professionali interne e di collaborare costruttivamente con la realtà esterna;
  • scuola in grado di "sperimentare" in modo autonomo, ma anche di mettersi in rete con le altre scuole del territorio per ottimizzare le risorse, per qualificare le iniziative.

Probabilmente la "bozza" acquista un senso maggiore se letta parallelamente al documento di Maragliano ed all'ultimo lavoro sui saperi fondamentali nella scuola di base.

Occorre però che si inizi a definire quali dovranno essere gli insegnamenti fondamentali, quali quelli opzionali, quale dovrà essere lo spazio orario minimo da dedicare agli uni e agli altri, altrimenti anche le sperimentazioni dell'autonomia già in corso o in fase di attuazione, rischiano di procedere un po' alla cieca e soprattutto senza prospettive di continuità.

Analoghe considerazioni vanno fatte rispetto alla definizione degli organici per la scuola secondaria di primo e di secondo grado: attendevamo per il prossimo anno scolastico l'introduzione anche in questi due ordini di scuola degli organici funzionali d'istituto, ma i soloni ministeriali non sono riusciti in questa impresa, probabilmente anche per l'eccesso di garantismo di taluni dirigenti sindacali.

Garantismo in questo periodo è sinonimo di conservazione dell'esistente.

Da questo punto di vista è stato deludente l'iter conclusivo della consultazione sull'ipotesi di piattaforma contrattuale rimasta di fatto "ingessata" sulle mediazioni iniziali e sulla decisione di avviare la trattativa ignorando che il processo di riforma è già in corso.

La "clausola di dissolvenza" appare ridicola ed è grave che i sindacati confederali stiano rinunciando ad accompagnare con la trattativa contrattuale il processo di riforma. Già soltanto l'applicazione del decreto di novembre sulla sperimentazione dell'autonomia pone dei problemi per quanto riguarda la flessibilità dell'orario di lavoro per i docenti e di conseguenza anche per gli ATA che andavano posti da subito al tavolo contrattuale.

Anche la scelta di erogare a "pioggia" parte delle risorse disponibili per la contrattazione integrativa è discutibile: è legittimo dubitare che gli avversari del decentramento del M.P.I. non si annidino solo all'interno delle direzioni generali, ma anche fra i dirigenti nazionali di alcuni sindacati che di fatto, difendendo la contrattazione decentrata a "livello nazionale", riescono a conservare un loro ruolo.

Decentramento reale del M.P.I., assegnazione delle risorse accessorie direttamente alle scuole, significherebbe spostare i luoghi e le responsabilità della contrattazione dal centro alla periferia, dal Ministero alle scuole, dalle segreterie nazionali direttamente alle R.S.U., ponendo le premesse per un ridimensionamento ed un decentramento delle strutture sindacali nazionali.

Paradossalmente non ci resta che sperare nell'ARAN che, assumendo una posizione avanzata, coerente con le affermazioni del Ministro Berlinguer, potrebbe scombinare le carte di Fiuggi ed avviare una trattativa contrattuale in grado di contribuire in modo significativo al processo di riforma.

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Il progetto di sperimentazione di autonomia didattica e organizzativa
della scuola media "Falcone" di Ivrea
cliccare qui per consultarlo
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Osservazioni e proposte sulla bozza provvisoria dello schema di regolamento
in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche.
(Stralcio del parere del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione)

 

Premessa
L'emanazione del regolamento che tratta dell'autonomia didattica e organizzativa rappresenta l'adempimento più importante tra quelli previsti dall'art. 21 della legge 59/97. ...
Dalla bozza predisposta, invece, a partire dall'articolo 1, non si evincono con chiarezza né le materie né le indicazioni concrete che dovrebbero caratterizzare un regolamento, il quale, di conseguenza, risulta di difficile traduzione operativa e inutilmente complicato....Manca, inoltre, qualsiasi riferimento ai soggetti: chi fa che cosa, come.
 
 
Osservazioni di carattere generale
....lo schema di regolamento tratta materie e indica finalità non previste dalla delega e ne omette altre, secondo una logica difficile da comprendere e che, comunque, il CNPI ritiene non condivisibile. ...... La distribuzione delle varie competenze tra l'autonomia didattica e quella organizzativa contrasta con quanto previsto dalla normativa vigente. La questione non è solo
formale, in quanto, a seconda che le materie afferiscano ad un profilo o ad un altro dell’autonomia, richiedono responsabilità decisionali di organismi diversi.......
Manca qualsiasi indicazione, fosse anche di rinvio, relativa ai criteri per la determinazione degli organici funzionali di istituto (secondo quanto previsto dall'art.21, comma 9 della legge 59/97), mentre si prefigura la possibilità che comprendano posti per funzioni esterne alle scuole (altri comandati?). Si prefigurano accordi di rete con la partecipazione, di soggetti indistinti, omettendo, peraltro, aspetti importanti, quali i requisiti richiesti alle scuole non statali per partecipare a tali accordi, e le conseguenze sul piano della mobilità degli oneri che possano insorgere per la retribuzione del personale.
La "creatività" del regolamento trova un limite evidente nella mancanza di qualsiasi ,riferimento agli impegni per la formazione del personale e alle risorse necessarie per far fronte ai nuovi compiti affidati alle scuole esplicitamente nei commi 4 e 5 dell'art. 21 della Legge 59/97.
 
 
Prime conclusioni
I. Il testo in esame non si configura come un regolamento dell'autonomia, ma ripercorre vecchie logiche interpretative che alimentano soltanto la confusione e preannunciano la proliferazione delle circolari di chiarimento. Un modo non nuovo per riproporre, in nome dell'autonomia, il solito centralismo burocratico......
III. La scelta di predisporre una bozza provvisoria di regolamento sull'autonomia didattica e organizzativa, avvalendosi essenzialmente di competenze giuridico amministrative, ha rappresentato un limite che si riflette negativamente nel testo predisposto......
V. .... la consultazione proposta sembra una scelta inadatta a raccogliere un contributo significativo alla stesura di regolamento e non risponde alla condivisa esigenza di un rinnovato protagonismo del mondo della scuola, condizione insperabile per una efficace pratica dell'autonomia.
VI. Infine, va detto che una consultazione richiederebbe regole certe e verifiche trasparenti; e non può, comunque, tradursi in una operazione di emendamenti di massa ad un articolato già strutturato, filtrata attraverso i missi dominici degli apparati.
 

Osservazioni sulla bozza provvisoria dello schema di regolamento
di Vito Meloni, consigliere del CNPI

link al sito di Gilda degli insegnanti

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Osservazioni e proposte sulla bozza provvisoria dello schema di regolamento
in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche.

a cura dell'Ipsiam "Colombo" di Catania

La commissione "Autonomia scolastica" dell'IPSIAM "C.Colombo" di Catania, piu' volte riunitasi per discutere lo schema di regolamento in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche  (Bozza provvisoria del 4-3-1998), dopo attenta lettura e approfondita discussione, ha elaborato alcune considerazioni generali ed osservazioni particolari sullo schema che vengono qui di seguito riportate con lo scopo di:

  • discutere collegialmente le principali disposizioni dell'articolato attraverso le quali il ministro  ha avviato il processo di trasformazione della scuola italiana, cercando d'individuarne le linee guida;
  • produrre una serie d'osservazioni, quanto più discusse ed unanimi, secondo quanto richiesto dalla consultazione per istituto, in merito all'art. della legge 15-3-97 n.59 (legge Bassanini).

Le novita'  introdotte dal ministro (finanziamento delle scuole provate, autonomia scolastica, riforma dei cicli, regionalizzazione, "figure di sistema", dirigenza scoalstica) sono molte e in grado di modificare profondamente la struttura e le finalita' della scuola pubblica, nonche' di connotare il tempo e la professionalita' docente. Appare estremamente significativo e grave che in nessun punto di questa "riforma", che ha la pretesa di rappresentare una sorta di "rivoluzione culturale" si parli del
docente, della sua funzione e della sua centralita' ma che anzi vengano sviliti ed esautorati gli organi collegiali che, con tutti i limiti, garantiscono trasparenza e democrazia alla gestione delle risorse degli
istituti.

In questo progetto, la funzione della scuola e dunque del docente perde la sua valenza educativa per assumere quella di addestramento finalizzato alla domanda del mondo del lavoro (disegno di legge sul riordino dei cicli e art. 8 della Bozza). Mobilita' e flessibilita', le due parole ripetute nel documento di presentazione della riforma, si traducono in insegnamento-apprendimento di nozioni general-generiche e curriculari fortemente differenziati e parziali.

La richiesta di consultazione, infine, ben lungi dall'essere un atto democratico e trasparente, quale potrebbe apparire, rappresenta in realta' un'operazione poco significativa in quanto, escludendo  dal giudizio della base decreti e disegni di fondamentale importanza quali quelli sulla dirigenza, sugli organi collegiali, sul riordino dei cicli, invita i docenti a esprimersi su una bozza di regolamento il cui soggetto-oggetto è l'istituzione scolastica, priva di apparente identita'.
In una lettura complessiva della riforma l'istituzione scolastica finisce per coincidere, in quanto a scelte e responsabiluita', con il consiglio d'istituto, ribattezzato "consiglio d'amministarzione", una sorta di giunta fatta dal capo d'istituto, da docenti da lui designati e da elementi esterni alla scuola e legati al mondo del lavoro (delegati aziendali, consulenti).

Riguardo alla consultazione, la commissione ha evidenziato i seguenti articoli:

art.4:
Si ritiene che l'espressione "istituzione scolastica" sia da chiarire in riferimento alle proposte di Legge di riforma degli Organi Collegiali. L'accentramento dei poteri nelle mani della Giunta Amministrativa e la totale centralita' del Dirigente scolastico impediscono qualsiasi collegialita' dell'azione formativa, che dovrebbe essere il cardine dell'autonomia.

art. 8:
In assenza di un'articolazione democratica degli Organi scolastici, le reti di scuole e gli "specialisti" o "figure di sistema" corrono il rischio di sfuggire al criterio della trasparenza, mentre l'istituzione di figure professionali svincolate dal lavoro didattico scavalca e mortifica il docente, la cui funzione viene ridotta a quella di un esecutore di progetti pensati al di fuori della scuola.

art. 9:
Si ritiene indispensabile che la carriera scolastica del personale venga stabilita e valutata all'interno dell'istituzione con criteri democratici e trasparenti.

In ultimo, evocando per la scuola la tanto agognata immagine aziendale, si sottolinea il diritto dell'organo collegiale espressione di democrazia diretta (Collegio dei Docenti) di riconfermare o di rinnovare il proprio "Consiglio d'Amministrazione", sulla base dei risultati raggiunti in funzione degli obiettivi prefissati.

AUTONOMIA SCOLASTICA E COMUNITA’ LOCALE
a cura della Direzione Nazionale di Legambiente

1. La versione dell’art. 58 della Costituzione elaborata dalla Bicamerale limita il ruolo dello Stato in merito all’istruzione (come su altri temi tra cui università, ricerca, ambiente e territorio) al compito di "determinare con legge la disciplina generale". Tale impostazione mette a rischio il valore innovativo dell’autonomia scolastica, perchè sostituisce il centralismo statale con tanti centralismi regionali in una semplice ridistribuzione di competenze tra Ministero della Pubblica Istruzione e Regioni.

2. La capacità innivatova dell’autonomia scolastica consiste nella costruzione di una giusta dinamica tra il nuovo rapporto tra scuola e comunità locale da un lato, e funzioni nazionali del Ministero della Pubblica Istruzione, dall’altro, che implicano anche una radicale riforma del Ministero stesso.

3. Per ora nulla ci consente di prevedere che una gestione regionale sia automaticamente migliore di quella centralistica. Basta guardare allo stato in cui versa la Formazione Professionale, un sistema fortemente regionalizzato.

4. Occorre recuperare, nel rapporto tra responsabilità e funzioni locali, regionali e nazionali, una diversa evidenza al ruolo dello Stato nel dettare indirizzi e regole che consentano al sistema formativo di essere una vera risorsa per tutto il Paese.

5. L’autonomia scolastica non è un fatto meramente organizzativo o di architettura istituzionale. Il nuovo equilibrio tra dimensione locale, regionale e nazionale è innanzitutto un fatto culturale, che riguarda la qualità delle relazioni ad ogni livello del sistema e che mette in discussione il senso profondo del fare scuola oggi.

6. Il bisogno di un nuovo vivificante rapporto con la comunità locale, come questione culturale prima ancora che organizzativa, non nasce solo dall’attuale stato di crisi della scuola italiana. Ci sono questioni storico-sociali del nostro tempo che danno una particolare rilevanza alla comunità locale. C’è la crisi dello Stato di fronte ai nuovi localismi, ci sono i processi di mondializzazione e la necessità di ritrovare le proprie radici in un mondo senza confini, ci sono gli scenari socioeconomici, la crisi occupazionale, le compatibilità ambientali che enfatizzano l’importanza dello sviluppo locale come articolazione di uno sviluppo sostenibile. Questioni epocali, come si usa dire, che sul piano culturale pongono con forza il tema dell'identità e delle identità, nella dinamica tra locale e globale.

7. L’autonomia scolastica può assicurare alla scuola un’inedita capacità di risposta evolutiva rispetto ai bisogni del territorio e del mercato del lavoro, perchè rende il sistema formativo dinamico, capace di coevolvere con le comunità locali (che non possono più essere identificate con la comunità degli utenti). In questa prospettiva va ripensato il dimensionamento prevedendo eccezioni anche per quelle aree urbane con particolari caratteri di degrado socio-ambientale e in attesa del riordino dei cicli va eliminato il periodo di "succursalizzazione" su cui rischia di arenarsi la scuola media.

8. La scuola dell’autonomia dovrebbe trasformarsi in "vetrina" delle qualità della propria comunità, dovrebbe essere vissuta come insostituibile risorsa locale, un effettivo agente di sviluppo locale, attraverso efficaci percorsi di formazione alla cittadinanza attiva.