(01.11.2002)
Perchè non si devono ridurrre
le risorse per l'integrazione
di Vanni Tola, ins. di sostegno - IC di Florinas (SS)
Con un primo intervento
di Angelo Vita abbiamo aperto una discussione su un tema complesso e delicato che
investe non solo considerazioni di carattere giuridico ma anche valutazioni etiche e
umane.
Chi lo desidera può intervenire scrivendo a news@pavonerisorse.to.it
E probabile che - in una logica di
razionalizzazione aziendalistica di compiti e funzioni degli addetti alle segreterie
scolastiche - possa essere ipotizzabile una riorganizzazione del lavoro ed una più
razionale utilizzazione degli impiegati, tale da rendere sopportabile, per il sistema
scuola, una riduzione di personale degli uffici.
E altrettanto probabile che possa essere riconsiderato il ruolo dei bidelli
separando le mansioni relative alle attività di pulizia dei locali (che si vorrebbero
affidare ad imprese esterne alla scuola con competenza specifica), da quella di assistenza
allattività scolastica (vigilanza ambienti, ricezione utenti, comunicazione
interna, assistenza agli alunni).
E verosimile che tale operazione di ristrutturazione e riqualificazione del ruolo
possa essere attuata ridicendo il numero degli addetti.
Ma quando parliamo di rilevante ridimensionamento del numero di insegnanti di sostegno
stiamo parlando di tuttaltra cosa.
Gli insegnanti di sostegno alle classi con alunni in condizione di handicap non sono in
soprannumero, sono anzi molti di meno di quanti ne occorrerebbero per garantire il tipo e
la qualità di servizio che la nostra legislazione prevede.
Lattività svolta dagli insegnanti di sostegno non può essere ridimensionati e
razionalizzata, in termini di riduzione del numero degli addetti, se non modificando il
rapporto tra insegnante e numero di alunni assegnati alle sue cure.
Farlo significherebbe ridurre il numero di ore di sostegno per ciascun alunno disabile
(già oggi considerate esigue) o accorpare, in una stessa classe, un numero maggiore di
alunni disabili.
Nel primo caso si ridurrebbe sempre più lazione specialistica di coordinamento e
programmazione delle attività individualizzate tesa a favorire la migliore integrazione
possibile dellalunno nella classe.
Concentrare il numero dei disabili nelle classi significherebbe percorrere una strada
molto pericolosa, in termini concettuali e pratici, che ridurrebbe il ruolo
dellinsegnante di sostegno a quello di "badante" piuttosto che di
operatore di attività individualizzate mirate che, in tale condizione, sarebbe
problematico realizzare.
E una logica che può condurre a compiere pericolosi passi indietro in direzione
delle "classi speciali" nelle quali confinare i disabili.
Uneredità del passato della quale ci siamo faticosamente e fortunatamente liberati
con scelte legislative che rappresentano, a tuttoggi, un importante punto di
riferimento in Europa e nel mondo.
Uno dei pochi elementi che qualificano il nostro sistema scolastico è rappresentato dal
fatto che, lalunno in condizione di handicap, consegue una ragionevole integrazione
scolastica in virtù dellattività individualizzata appositamente predisposta
allinterno della classe e nel confronto costante con gli altri alunni (per
intenderci quelli genericamente definiti "normodotati") attraverso un rapporto
di scambio di conoscenze e comunicazioni che si traduce in un vantaggio per entrambi i
soggetti.
Nel contesto classe si stabiliscono una serie di dinamiche comunicative e formative che
portano il disabile ad interagire con la classe e questa ed interagire con lui.
Nascono nuovi ruoli, si pensi agli alunni tutori, si acquisiscono linguaggi, capacità e
tecniche comunicative nuove e diverse.
Si pratica cioè un serio tentativo di integrazione scolastica che prelude a possibili
ulteriori momenti di integrazione sociale.
In una classe con molti alunni disabili il confronto non è più tra lalunni in
difficoltà ed alunni "normodotati" ma anche tra questo e gli altri disabili.
I modelli di riferimento diventano diversi e differenti. Mentre dai compagni
"normodatati" il disabile apprende comportamenti integranti, dai compagni con
handicap simili al suo o persino differenti, non apprende nulla o apprende comportamenti
negativi (per esempio prassie, tic, modi di parlare alterati).
E questa una delle principali argomentazioni che portano a respingere
listituzione di classi speciali per soli disabili che pure, in termini di impiego di
personale specializzato, (insegnanti di sostegno ed assistenti) comporterebbe
notevolissimi risparmi nel numero di addetti
La riduzione del numero degli insegnanti di sostegno impegnati nella scuola per
lintegrazione dei disabili non rappresenta soltanto unoperazione contabile
fine a se stessa.
Rappresenta invece una scelta politica, culturale ed operativa che va in controtendenza
con le scelte della normativa per lintegrazione scolastica e sociale dei disabili.
Una scelta contraria alle politiche per lintegrazione del nostro paese.
Pensiamo davvero che lutilità dellintegrazione scolastica dei disabili possa
essere valutata col metro delle logiche aziendalistiche - per intenderci in termini di
produttività e profitto - o crediamo che lintegrazione abbia in se un valore
sociale aggiunto, non quantificabile in termini economici e finanziari, ma di inestimabile
valore sociale e culturale?