Direzione didattica di Pavone Canavese

teatro/scuola: uno spazio di dialogo tra teatro e scuola

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(16.12.98)

I BAMBINI, IL TEATRO ED IL NATALE: UN AUGURIO.

Natale è tempo di feste per moltissime scuole.

Feste spesso aperte ai genitori, nelle quali è forte la presenza del teatro sotto le più varie forme: dalla scenetta al canto mimato, dalle ombre al burattino, dal balletto all’azione mimata, fino allo spettacolo vero e proprio.

Sono feste quasi sempre meno complesse ed elaborate di quelle organizzate a fine anno, ma in ogni caso impegnano notevoli energie, equamente impiegate tra prove, costruzione di oggetti o semplici scenografie, qualche costume e, naturalmente, nel difficile compito di trovare ancora una volta l’idea giusta. Idea che nella maggioranza dei casi si cerca in racconti o fiabe più o meno note, in leggende tradizionali o in storie contemporanee, oppure nella preparazione di piccoli varietà frutto dell’assemblaggio di ‘numeri’ diversi eseguiti dai bambini.

Ma perché parlare di queste feste, croce e delizia di molti insegnanti? Perché parlarne ora quando tutto, o quasi, è stato già deciso? Non certo per dare suggerimenti pratici o formulette ‘tutto compreso’ ormai talmente inutili e tardive, da apparire soltanto pretestuose e presuntuose.

Ciò che ci sembra importante è invece ritagliare un piccolo spazio per riflettere sul ruolo dei bambini e sul senso dell’esperienza che, in queste occasioni, si chiede loro di vivere attraverso il teatro.

Proviamo a mettere per un momento da parte l’ansia del risultato, il desiderio di riposo o le tensioni tra colleghe e guardiamo i bambini impegnati nelle loro prove: quanto di loro emerge in ciò che fanno, quanto invece è il frutto dell’imitazione di un modello preconfezionato da imitare? Si può ancora ritrovare in loro il piacere di essere parte di un progetto comune, oppure prevale la svogliatezza frutto dell’ennesima ripetizione di qualcosa che si deve fare?

Forse è ancora presto per darsi una risposta, forse conviene aspettare la conclusione di tutto per esprimere un giudizio complessivo, in un momento in cui la mente sarà più sgombra.

Quello che occorre dire, però, è che credo sia fondamentale non dimenticarsi mai che il teatro deve appartenere  a chi lo fa, nel senso che deve, o perlomeno dovrebbe, essere espressione di chi lo produce.

E’, questa, una condizione indispensabile a rendere vivo il teatro e, più in generale, l’esperienza teatrale. Ed è condizione ancora più vera quando si parla di bambini.

I bambini non sono attori, almeno non nel senso che si da comunemente a questo termine e spesso non sanno assolutamente recitare. Non che questo costituisca una difficoltà, anzi, tenuto conto che tra gli obiettivi del fare teatro a scuola non c’è certamente quello di creare perfetti attori in erba, la cosa non costituisce sicuramente un problema.

I bambini, però, sono spesso abilissimi nel mostrare la realtà che conoscono, nel darne una rappresentazione mediata dal loro particolare modo di vedere le cose ed in più possiedono quell’istintività e quella spontaneità, che scaturiscono naturalmente dal piacere di imitare. E’ lo stesso piacere che appartiene all’esperienza del gioco e che si trasforma, senza troppa difficoltà, in una inesauribile energia.

Credo sia questa energia, frutto del piacere di sperimentare un gioco che gli appartiene completamente, che fa del bambino un atleta infaticabile o un geniale inventore e, anche, un attore straordinario.

Se tutto questo è vero, sono convinto che, qualunque siano le scelte fatte, la cosa di gran lunga più importante sia lasciare al bambino il maggior spazio possibile, senza sommergerlo, o nasconderlo, tra meravigliose scenografie o stupendi costumi, tra inappuntabili passi di danza o luci fantasmagoriche, tra musiche straordinarie o testi drammaturgicamente perfetti.

Se il teatro si fonda su di una relazione tra persone, credo allora che si debba fare il massimo sforzo per incoraggiare il bambino ad essere la persona che, più di ogni altra, trae da tale relazione gli spunti migliori per la sua crescita.

Tra i Buon Natale ed i Buon Anno più sinceri, l’augurio, dunque, è quello che alla fine di tutto, in mezzo successi più o meno evidenti, ci si riesca sempre a ritagliare uno spazio, per riflettere su quanto l’esperienza fatta si sia mossa in questa direzione.