Direzione didattica di Pavone Canavese

(7.6.99)

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Le canzoni e le poesie della Grande Guerra
(a cura di Riccarda Viglino
e degli alunni della classe V A - scuola elementare di Verolengo - To)

 

La leggenda del Piave

Una delle più note e suggestive canzoni di questo periodo storico è sicuramente "La leggenda del Piave" che è un’appassionata rievocazione di quattro momenti drammatici della guerra illustrati da ciascuna strofa della canzone: la marcia dei soldati verso il fronte, la ritirata di Caporetto, la difesa del fronte sulle sponde del Piave e la vittoriosa offensiva finale.
E’ sicuramente anche quella dove trionfano i concetti di Patria, Eroe, Nemico e non trovano posto le vicende quotidiane della guerra fatte di privazioni e sofferenze.

 

LA LEGGENDA DEL PIAVE
E. A. Mario

 

Il Piave (1) mormorava
calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il 24 maggio: (2)
l’esercito marciava
per raggiunger la frontiera
e far contro il nemico (3) una barriera....
Muti passaron quella notte e fanti
tacere bisognava e andare avanti!
S’udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar (4) dell’onde
Era un presagio (5) dolce e lusinghiero (6)
il Piave mormorò:
"Non passa lo straniero!"

Ma in una notte trista (7)
si parlò di un fosco evento (8)
e il Piave udiva l’ira e lo sgomento (9)
Ahi quanta gente ha vista
venir giù lasciare il tetto
poi che il nemico irruppe a Caporetto (12)
Profughi ovunque! Dai lontani monti
venivano a gremir tutti i suoi ponti (13)
S’udiva allo dalle violate (14) sponde
sommesso e triste il mormorio de l’onde:
come un singhiozzo in quell’autunno nero
Il Piave mormorò :
"Ritorna lo straniero!"

E ritornò il nemico
per l’orgoglio e per la fame: (15)
volea sfogare tutte le sue brame (16)
vedeva il piano aprico (17)
di lassù voleva ancora
sfamarsi e tripudiare (18) come allora
"No" disse il Piave "No" dissero i fanti
"Mai più il nemico faccia un passo avanti!"
Si vide il Piave rigonfiar le sponde!
E come i fanti combattevan l’onde
Rosso del sangue del nemico altero (19)
Il Piave comandò:
"Indietro va straniero!"

Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento
e la Vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico: (20)
tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro, Battisti (21)
L’onta cruenta e il secolare errore
infranse alfin l’italico valore (22)
Sicure l’Alpi libere le sponde
E tacque il Piave: si placaron l’onde
Sul patrio suolo, vinti i torvi imperi (23)
la pace non trovò
né oppressi né stranieri

 

Note

1 Sul Piave si fermarono le truppe italiane dopo la disfatta di Caporetto e qui si organizzò l’offensiva finale

2 E’ il 24 maggio del 1915 quando le prime truppe italiane varcarono il confine ed ebbero inizio le ostilità contro l’Austria

3 il nemico : gli Austriaci

4 lo sciacquio delle onde sembra un rumore festoso

5 presagio : presentimento

6 lusinghiero : piacevole, allettante

7 trista: sventurata

8 fosco evento: oscuro Si riferisce alla ritirata di Caporetto del 24 ottobre 1917 quando le truppe austro-tedesche sfondarono il fronte italiano nell’alta Valle dell’Isonzo

9 l’ira e lo sgomento : la rabbia per la sconfitta e lo sgomento per dover abbandonare le loro case e le loro terre

10 soldati e popolazione civile scendono dalle valli invase

11 il tetto: la propria casa

12 Caporetto: cittadina ai piedi del Monte Nero a nord di Gorizia

13 i profughi si affollavano sui ponti per attraversare il fiume e riparare al sicuro

14 violate : profanate dal ritorno dello straniero

15 gli Austriaci erano spinti dall’orgoglio di riconquistare le terre da cui erano stati cacciati durante le guerre di indipendenza, ma anche dalla fame; gli Imperi Centrali infatti circondati da nazioni nemiche, scarseggiavano di viveri

16 vendicarsi delle sconfitte e rialzare il proprio prestigio

17 piano aprico: la pianura aperta esposta al sole

18 tripudiare: esultare

19 altero: orgoglioso e superbo

20 fu esaudita la speranza dei patrioti e dei martiri dell’unità d’Italia

21 riferimento ai patrioti Guglielmo Oberdan morto nel 1882 , Nazario Sauro e Cesare Battisti
uccisi nel 1916

22 il valore dei soldati italiani abbatte la secolare dominazione straniera

23 dopo aver vinto gli Imperi Centrali non vi sono più stranieri in Italia e nemmeno oppressi

 


I commenti degli alunni

"La leggenda del Piave" è una bella canzone nel senso che è ben scritta e ben organizzata, ma contiene brutte parole che descrivono la guerra. L’autore l’ha scritta a casa sua lontano dalle trincee, senza correre pericoli forse per questo è diversa dalle altre. Le quattro strofe parlano di quattro momenti della guerra : la prima della partenza dei soldati per il fronte, la seconda della disfatta di Caporetto, la terza della ritirata e la quarta della vittoria dell’Italia conquistata con 600.000 morti. Nella canzone il fiume è un alleato dei soldati e patisce e gioisce con loro, sono risorti anche gli eroi morti per la Patria e combattono ancora, e la Dea Vittoria vola sul campo di battaglia .

Marco Bironzo

Io trovo che questa canzone sia bella, parla della partenza dei fanti per il fronte lungo il Piave che forma una barriera per il nemico.Mi piace che nella canzone anche il fiume sia dalla parte dei soldati italiani contro il nemico, anche se in realtà non credo che i fiumi si accorgano delle lotte tra gli uomini.

Simone Guida


 

GORIZIA

TAPUM

La mattina del 5 di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia e le terre lontane
e dolente ognun si partì
Sotto l’acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche
su quei monti, colline gran valli
si moriva dicendo così:
"O Gorizia tu sei maledetta
da ogni cuore che sente coscienza
dolorosa ci fu la partenza
ma per tanti ritorno non fu"
Cara moglie che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini
che io muoio invocando il suo nom
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli nei letti di lana
schernitori di noi carne umana
questa guerra ci insegna a punir
"O Gorizia tu sei maledetta
da ogni cuore che sente coscienza
dolorosa ci fu la partenza
ma per tanti ritorno non fu"
Ho lasciato la mamma mia
l’ho lasciata per fare il soldà
tapum tapum tapum
Venti giorni sull’Ortigara
senza il cambio per riposar
tapum tapum tapum
Nella valle c’è un cimitero
cimitero di noi soldà
tapum tapum tapum
Cimitero di noi soldà
presto un giorno ti vengo a trovar
tapum tapum tapum
Ho lasciato la mamma mia

Il sodato della canzone dice che tutti quelli che hanno coscienza maledicono Gorizia per tutti i morti che costa la sua conquista, sono partiti malvolentieri e tanti di loro non faranno ritorno.

E’ una canzone che colpisce al cuore soprattutto quando il soldato dice che muore invocando il nome dei suoi figli

Sara

 

 

 

Questa canzone è molto lenta, le parole sono pronunciate lentamente e viene ripetuta più volte la parola "tapum" che imita i colpi di cannone. Il soldato che ne è il protagonista è sull’ Ortigara a combattere e intanto vede nella valle il cimitero dove riposano i suoi compagni morti e dove teme di andare a finire un giorno pure lui. A me non piace questa canzone, è troppo triste e dolorosa, però chissà quanto avranno sofferto le persone in guerra per cantare delle canzoni così !

Annalisa

 

Secondo me questa canzone è troppo triste, quando la ascoltavo con la mia classe mi sembrava di vedere il cannone che colpiva case, città, trincee e persone.
Mi immaginavo anche le bombe che colpiscono adesso le città e la paura che devono provare le persone.

Selene

 

 

ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA LA TRADOTTA
Era una notte che pioveva
e che tirava un forte vento
immaginatevi che grande tormento
per un alpino che sta a vegliar (1)
A mezzanotte arriva il cambio (2)
accompagnato dal capoposto
sentinella ritorna al tuo posto
sotto la tenda a riposar
Quando fui stato sotto la tenda
sentii un rumore giù nella valle (3)
sentivo l’acqua giù per le spalle (4)
sentivo i sassi a rotolar (5)
Mentre dormivo sotto la tenda
sognavo d’esser con la mia bella (6)
invece ero di sentinella
a fare la guardia allo stranier
La tradotta che parte da Torino (1)
a Milano non si ferma più
ma la va diretta al Piave (2)
cimitero della gioventù (3)

Siam partiti, in ventisette (4)
solo in cinque siam tornati qua
e quegli altri ventidue
sono morti tutti a S. Donà (5)

Cara suora, son ferito (6)
a domani non ci arrivo più
se non torno dalla mia mamma
questo fiore ce lo porti tu

 

1 a vegliar : a fare da sentinella

2 il cambio : il soldato che fa il turno di guardia successivo

3 è il rumore del torrente ingrossato

4 l’acqua entra anche nella tenda e scende sulle spalle dei soldati

5 i sassi che l’acqua stacca dalla roccia e porta a valle

6 con la mia bella: con la sua innamorata
1 tradotta: treno adibito al trasporto di soldati

2 il fronte si era spostato sul fiume
Piave dopo la sconfitta di Caporetto

3 si riferisce al gran numero di morti su questo fronte

4 dei compagni con cui è partito solo cinque sono ancora vivi

5 cara suora: suora dell’ospedale da  campo che cura i feriti

In questa canzone il protagonista è un alpino che fa da sentinella all’accampamento; quando scocca la mezzanotte c’è il cambio di sentinella e l’alpino torna nella sua tenda per riposare finalmente . Si sdraia e pensa alla ragazza che lo aspetta a casa e vorrebbe essere con lei mentre invece è solo, al freddo e con l’acqua che gli scende per le spalle

Andrea

 

I giovani soldati lasciano le loro case per andare in guerra a combattere; uno di loro fa la sentinella di notte, al freddo, sotto la pioggia che lo bagna, con la fame e la tristezza che gli fanno compagnia. Questo ragazzo non ha nulla di eroico ma è molto umano e mi fa pena mentre sotto la tenda pensa alla sua casa lontana e alla sua innamorata.

Fabrizia

 

Secondo me i soldati al fronte soffrono non solo per tutte le cose brutte che provano, ma anche perché non vivono la loro gioventù e ritornano a casa che il meglio della loro vita è passata. Tutti hanno lasciato a casa madri, sorelle, o mogli e figli che li aspettano e che soffriranno nel non vederli tornare.

Lara

Questa canzone parla dei soldati che andavano in guerra: salivano su questo treno, la tradotta, che partiva da Torino e si dirigeva ai campi di battaglia vicino al fiume Piave che era come un cimitero di giovani ragazzi. Dei 27 che sono partiti, solo 5 fanno ritorno a casa e gli altri sono sepolti a S. Donà un paese sul fronte. Io penso a questi ragazzi che muoiono così giovani e alle loro mamme e provo pena per loro.

Piercarla

 

 

 


Giuseppe Ungaretti,
un grande poeta della Grande Guerra

 

Fratelli
(Mariano, 15 luglio 1916)

Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta

Il poeta sta pensando ai soldati che sono al fronte come lui e li chiama fratelli perché sono tutti esseri umani. Questa parola appena pronunciata trema nella notte piena di spari e lampi di fuoco e il sodato si ribella alla guerra che lo rende fragile e facile da colpire. Questa poesia per me è molto bella anche se ha suscitato in me sentimenti di dolore.

Gabriele

Soldati
(Bosco di Courton, luglio 1918)

Si sta
come d’autunno
sugli alberi
le foglie

I soldati stanno per morire come le foglie di un albero in autunno. La poesia è significativa perché l’autore parla di questo momento in cui i soldati come le foglie aspettano di cadere. Secondo me è una poesia molto triste proprio perché anche se sono vivi vivono con il terrore di morire.

Riccardo

Poveri soldati !
Stanno per morire come le foglie che cadono dai rami in autunno.
Loro muoiono perché sono secche ma i soldati sono ragazzi giovani.

Michael

Natale
Napoli, 26 dicembre 1916

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade.
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle!

Il poeta soldato è a Napoli per qualche giorno di licenza, è Natale ma lui non vuole uscire e divertirsi perché sente sulle spalle tanta stanchezza. Ha ancora addosso il freddo della trincea e vuole stare in casa accanto al camino acceso, per questo chiede di essere lasciato tranquillo. Secondo me cerca di dimenticare la guerra ed i suoi compagni morti o che stanno combattendo ancora. Le quattro capriole di fumo gli fanno compagnia e lui è contento così.

Luca

S. Martino del Carso
(Valloncello dell’albero isolato,
27 agosto 1916)

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
in un angolo
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
E’ il mio cuore
il paese più straziato.

Di queste case non è rimasto quasi nulla: soltanto un brandello di muro, ma non è quello il paese più devastato, è il cuore del poeta. Di tanti suoi amici non è rimasto più niente ed il suo cuore è un cimitero pieno di croci per loro.

La guerra è una tragedia: migliaia di morti, feriti, persone che non facevano più ritorno a casa, tutto questo mi fa provare tristezza e dolore.

Cristina

 

La guerra ha distrutto tutto, anche il cuore del poeta che soffre per i suoi amici che non ci sono più. I paesi saranno ricostruiti ma nessuno potrà cancellare il dolore degli uomini.

Simone

C’era una volta
(quota 141, 1 agosto 1916)

Bosco Cappuccio
ha un declivio
di velluto verde
come una dolce
poltrona.
Appisolarmi là
solo
in un caffè remoto
con una luce fievole
come questa
di questa luna.

Mi fa pena questo uomo che nella trincea sogna un posto così bello, tranquillo e una vita normale che magari altri stanno facendo mentre lui combatte.
Sembra incredibile guardare la luna in una notte serena tra una battaglia e l’altra.

Matteo

Sono una creatura
(Valloncello, 5 agosto 1916)

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così totalmente disanimata.
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede.

Il poeta è triste, si sente duro come una roccia, ma con il cuore infranto. Lui non vuole esprimere le sue emozioni forse perché è troppo triste per farlo, sembra quasi che si senta in colpa per essere sopravvissuto

Stefano


Il soldato che vive questa guerra diventa duro come una roccia, ma piange anche se il suo pianto non si vede, per i compagni morti e per se stesso.

Ahmed

 

 

Ascoltando queste canzoni e leggendo le poesie abbiamo visto che sono presenti alcuni argomenti ricorrenti.

  • dolore per la partenza
  • nostalgia di casa
  • desiderio di una vita normale
  • paura per la propria sorte
  • stanchezza e sfinimento
  • rabbia per chi li ha mandati a combattere
  • dolore per i compagni morti
  • amicizia e fratellanza tra i soldati
  • disperazione
  • senso di impotenza
  • solitudine

Abbiamo discusso in classe e tutti eravamo d’accordo a dire che la guerra fa soffrire le persone e nessun pezzo di terra vale tutto questo dolore e questo pianto