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SCUOLA OGGI: Documenti e interventi sulla  politica scolastica della XVII legislatura


04.09.2013

Il digitale a scuola
di Mila Spicola
 

Ordini di problemi. Primo problema (sollevato sempre sui social o tra colleghi): problema strutturale. Si è deciso che bisognava digitalizzare la scuola : digitali i libri di testo e digitali i registri degli insegnanti.
Ma per digitalizzare devi avere :
1. Infrastrutture come reti , via cavo e/o wireless e connessioni
2. Strumentazione come pc, tablet o cellulari
3. Software di gestione dati e server funzionanti.

Non solo, se il supporto digitale deve sostituire i libri devi avere anche :
1. Postazioni per tutti gli alunni
2. Competenze specifiche didattiche degli insegnanti.
Ma non c'è un euro quindi che si fa? Semplice. Grandi proclami e una legge per rendere obbligatoria l'innovazione. Così obbligatoria che sti insegnanti la digitalizzazione se la devono portare da casa, se hanno già un tablet o un portatile.
Altrimenti se lo vadano a comprare. Anzi, meglio, visto che mancano pure le reti , facciano pure un buon contratto di connessione.

Secondo problema: pedagogico didattico. Questo se lo pongono in pochi. Cosa accade nella scuola digitalizzata? Quali paradigmi nuovi influenzeranno i processi di apprendimento e insegnamento? Si passa automaticamente da una cultura della trasmissione a una cultura della condivisione, dicon tutti.
Ma, operativamente parlando, che significa tutto ciò? Com’è una lezione digitale? Dura un’ora? Cosa insegno? Cosa condivido? E quali sono i fattori di valutazione? Cosa valuto? Va bene concentrarsi sull’analisi degli strumenti tecnologici (e-book, i-pad) quando tra due anni al massimo saranno obsoleti e non piuttosto sulle modalità didattiche pedagogiche e sui nuovi processi di insegnamento-apprendimento indotti dalla connessione? Il digitale non è lo strumento è la connessione. Quello che muta profondamente il mondo e la conoscenza è la connessione. Dunque che contenuti trasferisco? Sono mutevoli, fissi? Quali? O non è, e torniamo sempre là, un problema di “definizione” e “stimolo” di competenze?

Terzo problema, filosofico-fondativo.
La conoscenza “digitale”: come cambia la cultura? Come viene trasmessa? Cosa si trasmette e si impone? Cosa rimane dell’autorevolezza della trasmissione? Come si rapporta il “dato fisso” (un’opera d’arte o della letteratura) con il mutevole?  Come muta il rapporto tra conoscenza così fatta e l’organizzazione del mondo? E come la scuola può governare la nuova organizzazione del mondo che proviene dalla digitalizzazione? Non solo come formazione di conoscenze o professioni, ma come formazione di coscienze. Crolla l’autoreferenzialità. Che diciamolo, è alla base della scuola per come è strutturata. Si entra in rete. Con tutti e con tutto quello che può accadere. Bisogno di trasparenza, di cambiamento, di aggiornamento continuo…Cosa accadrà? Come fare? Attenzione, quando dico digitalizzazione parlo di connessione. Etc..etc..lascio a voi pensarci e rimuginarci..

Però c'è una cosa che nessuno, nè noi, nè chi governa, né chi riflette su queste cose sta considerando. Guardate la foto. Questa bimba ha due anni, l'ipad che ha in mano è suo, ce l'ha da giugno, giorno del suo compleanno, quando gliel'hanno regalato. Dopo soli due mesi: lo accende, lo spegne, naviga in rete. Ha tre app che usa serenamente. Quello nella foto è il suo pelouche, lo lava, lo alleva, gli fa lo shampoo,..cerca on line nel link il cibo o altri accessori per vestirlo. Sta imparando a leggere praticamente da sola con l'ipad. Non è genio lei, ma qualunque bambino che si mette in mano un mezzo digitale connessoe e stanno dilagando. Arriverà a 6 anni in classe. Cosa pensate che si ritroveranno, che ci ritroveremo, e come affronteremo tutto ciò? A parte chi governa e sta lassù e dovrebbe preoccuparsi del dato strutturale, ma noi sappiamo pensare, organizzare e capire come relazionarci a questi bambini? Come ci dobbiamo "attrezzare" mentalmente, oltre che didatticamente e pedagogicamente per non essere travolti da questo Vajont? Per aiutare e sostenere questi bimbi? Per dar loro quello che gli mancherà? In termini di sintassi, di capacità di costruire inferenze. E lasciar da parte quello che già sanno per indagare e agire su quello che stanno perdendo? Il futuro lontano è già qua. Cominciamo a parlar di questo? Quando? Dove? Mentre i dottori si affannano intorno al letto di Pinocchio, Pinocchio è là fuori che gioca. Con l’Ipad.

Attenzione: finora non ho mai usato gli aggettivi “è un bene” o “è un male”, ma “è già così” cerchiamo subito di capire come la scuola possa agire in questo “è già così”. Lo dobbiamo capir noi, non la politica.

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