Direzione didattica di Pavone Canavese


 

(13.03.2011)

Alzate di ingegno - di Marina Boscaino

Perdonatemi se insisto. Ma è necessario denunciare implacabilmente. Esistono alcuni luogotenenti – zelanti, prodighi di prescrizioni, capaci di impugnare randelli improvvisati allo scopo di appropriarsi del ruolo di castigamatti, salvo cadere in eccessi risibili –i cui comportamenti non possono passare sotto silenzio. Stanno finalmente trovando – nella contrapposizione, nell’uso repressivo di prerogative che esercitano con autorità e senza autorevolezza – spazi di celebrità che ci raccontano il disastro della scuola italiana.
Tra suggestioni neoliberiste, dismissione dei principi costituzionali, accentuazione di protagonismi narcisistici e creazioni di improvvisati criteri di gerarchizzazione acritica, lontani per loro stessa natura dall’identità culturale della scuola pubblica italiana, coloro che ci governano stanno contribuendo alla conflagrazione di un sistema che, pur nella sua imperfezione e persino nella sua enorme perfettibilità, ha garantito l’interesse generale nella misura in cui esso ha corrisposto alla volontà di tutela di cittadinanza per tutti i cittadini.

I collegi docenti si stanno trasformando in molte scuole in veri e propri luoghi non più di confronto (perché questo presuppone procedure democratiche e modalità dialogiche), ma di resistenza all’esercizio dell’autoritarismo. Uno degli strumenti per indebolire il sistema è proprio quello di depotenziare il collegio delle sue prerogative. Perché – e il rifiuto di accettare la “sperimentazione” sulla valutazione è stato indicativo in questo senso – collegi che ragionano e che funzionano nella consapevolezza e nell’esercizio delle proprie facoltà rappresentano un osso duro e un’insidia per la diffusione del Pensiero Unico.

La misurazione “obiettiva” della preparazione degli studenti italiani mediante la somministrazione dei test Invalsi (=quiz)  di italiano e matematica nelle classi delle Scuole Superiori è stata spacciata per obbligatoria, ma non lo è, dal momento che – fino a prova contraria – una Nota Ministeriale (nella fattispecie la Nota 30 dicembre 2010, Prot. N. 3813) non ha valore prescrittivo.

Normare per vie alternative a quelle definite dal nostro ordinamento è una delle pericolosissime tendenze di questo governo, che andrebbe stroncata con reazioni ben più veementi di quelle che siamo in grado di mettere in campo. La prima cosa sarebbe un’opposizione intransigente da parte dei destinatari del provvedimento.

È ciò che è capitato al Liceo Artistico Giorgio De Chirico di Roma, dove, in un’ammirevole sinergia di azioni e nella conferma che gli organi collegiali, se vissuti con consapevolezza, hanno un valore enorme – dopo che il Consiglio d'Istituto del Liceo non ha approvato il Programma Annuale il 15 febbraio e il Collegio Docenti ha respinto le prove INVALSI il 10 febbraio - il Comitato Genitori ha ricordato che il cosiddetto contributo è “volontario”, appunto; e che quell’aggettivo non è un orpello retorico – come i fatti sembrano suggerire - per nascondere attraverso l’eufemismo un’obbligatorietà che non trova alcun appiglio giuridico nell’istruzione a carico dello Stato.


È stato evidentemente troppo. Il dirigente ha reagito nella maniera che segue, con una circolare, ribattezzata con amaro umorismo Circolare Guantanamo:


Prima di continuare con l’inquietante narrazione, qualche commento all’operato del dr. Mazzilli. Il quale o – essendo ingegnere? – non conosce adeguatamente l’uso della punteggiatura e persino la connessione corretta tra parti del discorso, oppure era, al momento della compilazione della circolare, in vena di motti di spirito.


Come è possibile vedere nella foto allegata, la parola docenti è virgolettata: cosa si tratta, di un modo di dire? O non riconosce – il dr. Ing. Mazzilli – nemmeno lo statuto della docenza ai suoi interlocutori? L’entrata in classe dei cosiddetti “docenti” deve avvenire sempre in prima ora o l’entrata in classe dei docenti della prima ora deve avvenire 5 minuti prima…”?

 

Chi valuterà la conduzione di “amene conversazioni” lungo i corridoi? Vigilantes assoldati (privatamente) dalla scuola? Insegnanti acquiescenti reclutati all’uopo? Il preside stesso, tendendo agguati estemporanei? Telecamere e registratori appositamente predisposti nelle Lim? È ragionevole pensare a docenti che istigano all’ “inosservanza di norme e comportamenti che regolano la vita scolastica” o –piuttosto – sotto questa ambigua definizione un dirigente prevenuto, brunettiano e punitivo può far rientrare anche tante espressioni del dialogo educativo e della libertà di insegnamento, che in un luogo di pluralismo istituzionalizzato – almeno fino a poco tempo fa – erano considerate legittime?  Guardia di Finanza, profluvio di ricorso all’aggettivo “penale”, al termine sanzione ecc., non rappresentano certamente un linguaggio idoneo a connotare il rapporto del primus inter pares, quale un buon dirigente dovrebbe comunque essere, ma a diffondere un clima poliziesco, un habitat da scuola-caserma che certamente non solo non risponde alla creazione di un ambiente lavorativo stimolante e sereno, ma crea condizioni e atmosfere che sicuramente non favoriscono il diritto all’apprendimento dei ragazzi.

Il dr. Ing. Sante Mazzilli aveva già fatto emergere la propria visione arbitraria della gestione del luogo che si trova a dirigere in una precedente circolare, che entra a gamba tesa su uno dei problemi più discussi in questo periodo di difficoltà economiche enormi che le scuole si trovano ad affrontare, grazie ai tagli e ad un debito pregresso del ministero che non verrà mai rifuso: il già citato “contributo volontario”. Si tratta di un obolo che le famiglie negli ultimi anni si trovano a dover versare  - tutt’altro che volontariamente – alle scuole superiori, per sopperire alle carenze economiche. Si tratta di un grande problema politico, dal momento che configura una supplenza della famiglia ai compiti dello Stato: uno dei tanti segnali di privatizzazione strisciante. Il fatto – poi – che tale procedura si stia diffondendo anche presso la scuola dell’obbligo, la scuola media (in barba al comma 2 dell’art. 34 della Costituzione) risulta ancora più pericoloso.


Ecco due precedenti comunicazioni, di febbraio, in cui il dirigente – in un italiano già incerto, a dire il vero - esterna sul "contributo volontario"; tra le attività vincolate all'avvenuto pagamento di tale balzello, il Dott.Ing. Sante Mazzilli prefigura perfino l'Esame di Stato. Che la scuola non sia addirittura più in grado di acquistare la ceralacca e la carta da pacchi destinate alla confezione dello storico "plico" che ogni commissione vede come traguardo del proprio estenuante (per via delle condizioni climatiche) lavoro di valutazione degli allievi delle classi finali della superiore?

 

Puntuale, la risposta dei genitori:

La situazione – alla De Chirico come in molte altre scuole – è grave e penosa. Resa ancor più delicata dalla frustrazione di dirigenti che – approfittando delle nuove prerogative fornite loro dalla legge Brunetta ed anticipando le conseguenze di quella normativa, che per qualche mese ancora non investirà completamente la scuola – stanno rendendo l’atmosfera irrespirabile, per il personale docente e non e per i ragazzi.
È necessario non solo che vigilino su queste condizioni i lavoratori della scuola, i ragazzi, le famiglie, ma  che il maggior numero possibile di cittadini  ne venga a conoscenza.
Episodi come questi non sono novità. E trasformare  il problema dei fondi che non arrivano e la conseguente richiesta legittima di un atteggiamento responsabile da parte dei docenti in forme di ritorsione vessatoria e coercitiva – soprattutto nei confronti dei ragazzi e delle famiglie, ma anche dei lavoratori – significa (oltre alla violazione di una serie di diritti) attentare alle finalità della Scuola della Repubblica.

 

 

 

 

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