Direzione didattica di Pavone Canavese

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(18.05.99)

Il ruolo dei mediatori linguistici

Dal 1993 RUE - RISORSE UMANE EUROPA si occupa della formazione e dell’attività di me-diatori linguistici inseriti nelle scuole di ogni ordine e grado della provincia di Udine, inizialmente in favore di minori stranieri sfollati o rifugiati dall’ex Jugoslavia, ed in seguito di minori provenienti da vari altri paesi extracomunitari — con un progressivo ampliamento del raggio d’azione che nell’anno scolastico 1997-1998 ha coinvolto 100 minori stranieri e 22 mediatori per complessive 2194 ore e 16 lingue di mediazione (+ l’italiano per la mediazione con minori di etnia Rom).

L'azione di mediazione linguistica scolastica ha come centro il minore straniero e come soggetti di riferimento: il mediatore + l'insegnante + la scuola + i genitori — ed ognuno di questi rappresenta un polo d'attenzione e d intervento per RUE.

Il mediatore linguistico è un adulto, spesso della stessa lingua e cultura d’origine del minore straniero (adulto immigrato), che viene formato:

 L’attività del mediatore linguistico comincia, laddove possibile, al momento dell’iscrizione scolastica dell’alunno straniero — una delle fasi più delicate e più importanti nell’accoglienza del minore. Si è infatti osservato che l’iscrizione in una classe inferiore o l’introduzione in un gruppo di alunni dai bisogni speciali, non è mai un vantaggio per i minori stranieri che, al contrario, hanno bisogno di

La tendenza nelle scuole italiane è purtroppo quella di iscrivere il minore straniero in classi non corrispondenti alla sua età anagrafica ma in classi con alunni di uno, due (o addirittura più) anni inferiori: una scelta che spesso influisce pesantemente sugli insuccessi, gli abbandoni ed i scarsi rendimenti scolastici degli alunni stranieri, anche perché non è mai accompagnata dalla lettura oggettiva e dalla comprensione reale dei saperi effettivamente posseduti dal minore straniero.

In questa fase, il mediatore di RUE, in collaborazione con lo "sportello per genitori stranieri" che l’associazione ha attivato per informare ed assistere i genitori stranieri, interviene

Le informazioni così acquisite vengono fornite alla scuola di inserimento del minore ascoltato, affinché gli insegnanti possano predisporre un piano educativo finalizzato ai suoi bisogni e conoscenze reali.

In generale, il mediatore linguistico interviene su richiesta della scuola in presenza di accertate difficoltà nella comprensione della lingua italiana, nella formazione scolastica, nell’inserimento scolastico: in questi casi, il suo ruolo è di trait d’union fra società di accoglienza e identità di provenienza, fra alunno straniero, famiglia e scuola. Fra i suoi compiti vi sono la traduzione delle comunicazioni che la scuola invia alla famiglia e viceversa, la presenza nelle riunioni scuola-genitori come facilitatore linguistico e culturale, l’informazione alla scuola su particolari esigenze alimentari, culturali o religiose del minore straniero, ma soprattutto il tutoring interculturale del minore straniero e la presenza in classe come supporto linguistico-culturale nelle situazioni di primo inserimento (alunni neo-arrivati in Italia, con nessuna o scarsissima conoscenza della lingua italiana) o di difficoltà (rischio di esclusione sociale o scolastica dovuta alle differenze culturali fra la società di accoglienza e la società di provenienza).

L’esempio di presa in carico di un minore di provenienza latino-americana che di seguito riportiamo è significativo del ruolo interculturale che il mediatore riveste: l’interesse è, in questi casi, rivolto da un lato alle differenze nei sistemi scolastici — che spiegano le difficoltà di adattamento al sistema italiano — dall’altro a quelle affinità linguistiche fra spagnolo e italiano che, a dispetto delle convinzioni, non facilitano — ma anzi possono complicare — l’inserimento in classe di un minore latino-americano.

Dal punto di vista linguistico, infatti, le somiglianze fra italiano e spagnolo, lingue di comune radice latina, rendono più difficile (e non più facile) il corretto uso e pronuncia di una lingua rispetto all’altra: ci sono molte parole comuni nella pronuncia ma diverse nel significato (è il caso del vocabolo burro, pronunciato nello stesso modo in italiano e in spagnolo ma dai significati totalmente diversi, indicando un prodotto alimentare in italiano e l’asinello in spagnolo) e questo rischia di creare dei corto circuiti cognitivi.

L’organizzazione scolastica — caratterizzata in Italia dalla presenza nelle scuole elementari di più insegnanti nella stessa classe che si dividono l’insegnamento delle varie materie, agendo spesso in compresenza; da professori per singole materie nelle scuole medie; da direzioni didattiche responsabili di più scuole elementari; da orari che includono tutte le mattine dal lunedì al venerdì e spesso anche i pomeriggi — ha un altrettanto rilevante responsabilità nei processi di adattamento/disagio del minore latino americano, che proviene da un sistema fondato sul rispetto assoluto dell’insegnante, che è unico nelle scuole elementari, e di valori sociali quali la religione (facoltativa in Italia, obbligatoria nei paesi di provenienza) o la patria (non particolarmente rilevante in Italia, al centro di manifestazioni ed educazione scolastica in paesi come ad esempio il Messico); e così via.

Tutto ciò fa sì che il minore straniero, a contatto con la nuova realtà di vita diventi improvvisamente muto, sordo, monco e analfabeta: non riesce ad ascoltare e comprendere suoni diversi, non riesce ad esprimersi con parole che non conosce, non riesce a scrivere perché non conosce la nuova lingua né nell’alfabeto né nella grammatica né nella pronuncia. Si trova al centro di un conflitto che, se non riconosciuto e governato, rischia di trascinarlo nel profondo di una crisi esistenziale ed identitaria assoluta.

In questi casi, compito del mediatore è cogliere le affinità e differenze e rendere consapevoli di entrambe i due soggetti di riferimento del suo agire: l’alunno straniero ed i suoi insegnanti italiani.

Da questo punto di vista la presenza di un mediatore linguistico è effettivamente in grado di assicurare agli alunni stranieri una diminuzione nello stress derivante dal fatto che non si possono comprendere né essere compresi: stress che investe anche gli insegnanti, con i quali mediatore collabora anche nella produzione di materiale didattico di supporto a tutte le materie (ad esempio, nell’elaborazione di glossari specifici per la matematica, geometria, fisica, ecc...) e nella valutazione complessiva dei progressi dell’alunno.

Il mediatore linguistico lavora nella scuola, dentro la classe di inserimento dell’alunno straniero dal momento che il lavoro nel gruppo e con il gruppo è molto più produttivo e di integrazione reciproca rispetto all’attività con il singolo alunno in un rapporto uno a uno.