Direzione didattica di Pavone Canavese

L'educazione interculturale nell'anno del POF.....

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(13.09.2000)

A PARTIRE DALLO SGUARDO DELL’ALTRO

E via, si parte.
Chi prima chi dopo, chi più o meno consapevole della reale portata dell’autonomia scolastica e chi più o meno scocciato dalle uscite del Ministro De Mauro su stipendi (più o meno da fame), lingua italiana, lingue straniere, bibbia, internet, e chi più ne ha più ne metta.
Ci sono tanti modi per iniziare. E soprattutto ci sono tante ottiche, tanti punti di vista. Depende, come ha cantato per tutta l’estate Jarabe de Palo. Appunto, depende: da che depende, da che punto guardi il mondo tutto depende....

Propongo uno di questi punti di vista a cui il quotidiano La Repubblica ha dedicato una approfondita inchiesta scientifica pubblicata nei giorni 25 agosto, 30 agosto e 3 settembre ed ancora disponibile in rete al sito di Repubblica.

Si tratta di un complesso sondaggio in cui, una volta tanto, parlano i cittadini stranieri residenti in Italia. Commentandone i risultati La Repubblica scrive che "il principale risultato di questo primo sondaggio a livello nazionale sugli orientamenti degli immigrati è proprio la scoperta di una realtà di maturità, consapevolezza e capacità di interagire con il sistema politico, sociale e dell’informazione in Italia. Finora l’immagine che si aveva degli immigrati era quella percepita dagli italiani e filtrata dall’ignoranza, dalle pure e dal sensazionalismo dei mass-media. Quando ci siamo rivolti direttamente agli immigrati per chiedere loro che cosa pensassero di se stessi e degli italiani, si è avuta la conferma del divario esistente tra tra la verità e il pregiudizio, tra la realtà dell’Italia che ha bisogno degli immigrati e la percezione della realtà dell’Italia che teme gli immigrati. E’ così emerso che l’immigrato tipo è in Italia per una scelta di vita e non solo per lavorare, ha una istruzione medio alta, è sufficientemente informato, è abbastanza soddisfatto della propria condizione economica, vuole isolare la minoranza di immigrati violenta e che delinque e ambisce ad un rapporto positivo e costruttivo con la società italiana nel rispetto dei reciproci valori".

Impossibile qui sintetizzare le sei pagine dei risultati del sondaggio: invito chi lo desidera leggerli attentamente su La Repubblica.
Su una cosa sola vorrei soffermarmi, sulla relazione con la società italiana.
Le risposte percentuali sono le seguenti:

voglio integrarmi accettando alcuni valori della società italiana

75,6%

voglio assimilarmi accettando tutti i valori della società italiana

7,5%

non voglio integrarmi

8,1%

non voglio integrarmi ma cambiare la società in base ai miei valori

3,8%

Condomio o agorà?

Si tratta di dati molto interessanti che ci costringono, ancora una volta, a riflettere su che modello di società policulturale vogliamo costruire.

Vogliamo costruire una società multiculturale a partire dalla logica del condominio dove ognuno può fare tutto quello che vuole nel suo appartamento a patto che rispetti alcune regole minimali (del tipo i bambini non possono giocare in cortile dalle 14.00 alle 16.00, non parcheggiare biciclette nell’androne , ecc). Si tratta di una logica privatistica che prefigura una società di ghetti più o meno dorati: ognuno per sè tra l’indifferenza reciproca e vinca il più forte.

O vogliamo costruire una nova agorà, uno spazio pubblico dove sia possibile confrontarsi, entrare in rapporto, litigare, anche. Ma dove, nello spazio pubblico della piazza, si costruiscano relazioni sociali, norme, regole, rapporti. Una città conviviale per tutti, di tutti e con tutti. Come la carovana descritta da Amin Maalouf nello stupendo romanzo "Leone l’Africano":

"Quando i compagni di viaggio sanno che insieme devono camminare per settimane, mesi, affrontando gli stessi pericoli, vivere, mangiare, divertirsi, pregare, morire a volte, smettono di essere estranei fra loro e nessun vizio rimane occulto. Vista da lontano la carovana è una comitiva, vista da vicino è un villaggio, con i suoi scherzi, le sue battute, i suoi intrighi, i suoi conflitti e le sue riconciliazioni, le sue veglie di canti".

La scuola può e deve essere questo luogo pubblico, questa agorà dove costruire società nuova. E porre l’educazione interculturale come sfondo integratore dell’identità e del progetto educativo e formativo di ogni scuola significa scegliere di essere, in questo paese, l’agorà dove si costruisce futuro comune nel rispetto di tutti.

Una bella sfida davvero....
Buon lavoro a tutti.
Riparte il viaggio.
Buon viaggio a tutti. Che sia davvero un viaggio in carovana.

Aluisi Tosolini