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I dibattiti di PavoneRisorse

(17.02.2014)                                                                                                                                                                                                                                               

In attesa del nuovo Ministro
di Giuseppe Adernò

Cade il Governo, cambia il Governo. All’Istruzione arriverà un nuovo Ministro e intanto… la scuola va……
Qualche giornalista ha utilizzato il termine “staffetta” che implica un passaggio del testimone da una squadra all’altra, ma le cose non sono andate in maniera serena ed un governo che di democrazia porta soltanto il nome e non l’essenza della partecipazione democratica di tutti i cittadini e non solo quelli di un partito, inizia la corsa con il piede sbagliato.
Problemi antichi e nuovi, tra promesse e delusioni riaffiorano nelle intenzionalità del nuovo Governo guidato da Matteo Renzi, il quale ha vinto le primarie utilizzando come cavallo di battaglia l’idea di promuovere un grande piano d’ascolto del mondo che opera nella formazione scolastica. L’idea apparentemente si presenta non molto diversa dall’annunciata ‘Costituente della scuola’, promossa da Maria Chiara Carrozza, ma al dire dei collaboratori di Renzi è più orientata a “sollecitare una partecipazione dinamica, proattiva, degli insegnanti ai processi innovativi”.
Si auspica che tale idea e promessa non resti soltanto come una nuvola veloce sul cielo di Viale Trastevere.
Molti sono in attesa degli eventi e stanno a guardare sulla riva del fiume che scorre e come afferma un proverbio della tradizione contadina, “tira sassi”, quasi per dire che non produce nulla di buono e di utile.
Come a quando ci si rimboccherà le maniche per restituire vitalità e nuova.energia ad una scuola che soffre di stanchezza e di noia?
Quali vitamine occorrono per ridare ai docenti fiducia e speranza.
Caduta e coinvolta nel calderone della riduzione della spesa pubblica la scuola, che è la più debole tra i ministeri dei servizi pubblici, oggi soffre molto di più e all’insegna della riduzione vengono immolati le positive energie dei docenti che progettano e strutturano percorsi per meglio aiutare gli alunni.
La riduzione del Fondo d’Istituto ha, di fatto, mortificato la progettualità in molte scuole, nelle quali, si registra un mutamento di percorso dal dinamismo e dall’operatività di prima, attraverso molteplici iniziative e progetti per gli studenti, si passa ad una fase di stasi e di manifesto rallentamento, che si limita a svolgere i programmi nelle ore ordinarie del tempo-cattedra, azzerando le attività extra curriculari, le gite scolastiche ed viaggi d’istruzione che per mancanza di soldi rischiano di naufragare.
I ragazzi delle classi quinte tra le scadenze delle prove di ammissioni alle diverse Università e la preparazione ai testi di fatto trascurano l’ordinario scolastico del quinto anno, concentrato sulle materie sorteggiate per gli esami di Stato.
Altro che mille giorni di scuola in cinque anni, così come previsto dagli ordinamenti!
Il tempo scuola necessita una revisione organizzativa e didattica, finalizzando l’insegnamento sempre più allo sviluppo delle competenze.
Dovendo preparare i ragazzi ai test di ammissione all’Università e alle prove Invalsi che sono strutturate mediante test, perché non applicare la metodologia dei test come verifica degli apprendimenti e della logica sin dai primi anni di scuola?

Tuttoscuola ha riportato la dichiarazione di Renzi che si presta a diverse interpretazioni:
 “Gli insegnanti sono stati sostanzialmente messi ai margini, anche dal nostro partito. Abbiamo permesso che si facessero riforme nella scuola, sulla scuola, con la scuola senza coinvolgere chi vive la scuola tutti i giorni.
Non si tratta solo di un autogol tattico, visto che comunque il 43% degli insegnanti vota PD. Si tratta di un errore strategico: abbiamo fatto le riforme della scuola sulla testa di chi vive la scuola, generando frustrazione e respingendo la speranza di chi voleva e poteva darci una mano. Il PD che noi vogliamo costruire, cambierà verso alla scuola italiana, partendo dagli insegnanti, togliendo alibi a chi si sente lasciato ai margini, offrendo ascolto alle buone idee, parlando di educazione nei luoghi in cui si prova a viverla tutti i giorni, non solo nelle polverose stanze delle burocrazie centrali. Casa per casa, comune per comune, scuola per scuola, da gennaio 2014 i nostri insegnanti, i nostri assessori alla scuola, i nostri circoli, i nostri ragazzi saranno chiamati alla più grande campagna di ascolto mai lanciata da un partito a livello europeo, sul doppio binario di una piattaforma tecnologica dedicata e di un rapporto personale, vis a vis.
Chiameremo il Governo, il Ministro, i suoi collaboratori a confrontarsi sulle proposte e sulle idee e daremo risposte alle proposte degli insegnanti, non lasciandoli soli a subire le riforme, ma chiedendo loro di collaborare a costruire il domani della scuola
”.

Ora Renzi non potrà più “chiamare” il Governo al confronto sulle proposte. Dovrà attuarle.  Nel crono programma ci sono già delle modifiche in quanto il mese di gennaio è già trascorso, occupato da altre “priorità”.
I recenti fatti di bullismo e la gravità di alcuni atteggiamenti tra gli studenti rivelano sempre più una carenza di educazione e di scelte civiche.
All’annunciato futuro Ministro, la senatrice Stefania Giannini, Segretario del Partito "Scelta Civica per l'Italia" si chiede in premessa e in coerenza con il nome della lista che rappresenta di restituire alla scuola una sana educazione vicina perché gli studenti, futuri cittadini domani, si preparino con responsabilità e impegno alle tante “scelte” che dovranno affrontare e saranno tutte scelte civiche per una società migliore.

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