Direzione didattica di Pavone Canavese

Quaderno a righe - Mille e una fiaba

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Esempio di analisi di un mito

Nell’opera "Razza e storia e altri studi di antropologia " Claude Levi-Strauss analizza la struttura di un mito degli Indiani Tsimshian narrante le "gesta di Asdiwal", individuando le relazioni esistenti tra i fatti raccontati e le condizioni effettive dal punto di vista geografico, economico, sociologico e cosmologico del popolo considerato.
Riportiamo di seguito una versione ridotta e adattata del mito che permette di focalizzare l’attenzione su alcuni dei tanti aspetti che lo compongono; su di essi concentreremo l’analisi, senza addentrarci nello specifico dell’analisi strutturalista, troppo complessa per gli alunni della scuola elementare.

"E’ inverno, il fiume è gelato e la carestia regna nella valle dello Skeena. Una madre e una figlia, i cui mariti sono entrambi morti di fame, rese libere dalla vedovanza, decidono di riunirsi, e si mettono in cammino nello stesso momento. Poiché la madre risiede a valle e la figlia a monte, la prima si dirige verso est, e la seconda verso ovest; entrambe percorrono il letto ghiacciato dello Skeena, e si incontrano a metà strada. Lì passano la notte, ai piedi di un albero.
Durante la notte Hatsenas, termine che in tsimshian significa "uccello di buon augurio", rende visita alla giovane vedova.
La donna diventa sua sposa e, grazie a lui, riescono a vincere la fame, trovando regolarmente cibo. Ben presto la donna genera un figlio di nome Asdiwal, la cui crescita viene accelerata in modo soprannaturale dal padre, che gli consegna alcuni oggetti magici: arco e frecce infallibili a caccia; lancia, paniere, faretra, racchette da neve, cappello e mantello, che serviranno all’eroe a superare tutti gli ostacoli, a rendersi invisibile, e a produrre cibo inesauribile. A questo punto, Hatsenas scompare, e la più anziana delle due donne muore.
Asdiwal e sua madre si incamminano lungo il fiume e si insediano a Gitsalasert, villaggio natale di lei, nelle gole dello Skeena.
Un giorno un’orsa bianca scende la vallata. Asdiwal decide di cacciarla ma, dopo averla quasi raggiunta grazie agli oggetti magici, essa inizia l’ascensione di una scala verticale. Asdiwal la segue sino al cielo, che gli appare come una vasta, verde e fiorita prateria. L’orsa lo porta sino alla dimora di suo padre, il Sole, dove essa, cambiando sembianze, si rivela essere una graziosa giovinetta, Stella della Sera. Dopo aver superato una serie di prove a cui il Sole lo sottopone, Asdiwal la sposa.
Ben presto però Asdiwal sente la nostalgia di sua madre e desidera recarsi a trovarla. Il Sole gli permette di ridiscendere sulla terra con la sposa, e dà loro, come provvista per il viaggio, quattro panieri colmi di cibo inesauribile, che valgono alla coppia un’accoglienza riconoscente da parte dei villaggi in preda alla carestia invernale.
Asdiwal, però, durante la permanenza, tradisce la moglie con una donna del villaggio e viene per questo fulminato da sua moglie; riportato in vita dal Sole ritorna a vivere in cielo. Dopo poco ha nuovamente nostalgia della terra, dove ritorna senza la moglie e scopre che sua madre è morta; allora abbandona il villaggio e si rimette in cammino verso valle.
Giunto alla città di Ginaxangioget, incontra e sposa la figlia del capo locale. La sposa ha quattro fratelli con cui Asdiwal va a caccia della capra selvatica riportando grandi successi grazie agli oggetti magici.
In primavera la famiglia si sposta in barca verso il fiume Nass, risalendo lungo la costa. Il vento contrario però li costringe a fermarsi e si accampano per un certo periodo a Ksemaksén.
Qui i rapporti tra Asdiwal e i cognati si guastano per via di una disputa sui rispettivi meriti dei cacciatori della montagna e dei cacciatori del mare. Ha luogo una gara per dimostrare il valore dei due: Asdiwal ritorna dalla montagna con le spoglie di quattro orsi, mentre i cognati tornano dalla pesca con le mani vuote. Umiliati e pieni di rabbia, abbandonano Asdiwal e si allontanano portando con loro anche la sorella.
Asdiwal viene raccolto da un gruppo di stranieri che si dirigono verso il Nass per la stagione del pesce-candela. Come nel caso precedente il gruppo è composto da quattro fratelli e una sorella, che Asdiwal sposa e dalla quale avrà un figlio. Insieme arrivano al fiume Nass, dove vendono molta carne fresca e molto salmone ai Tsimshian, che già si erano stabiliti lì ed erano affamati.
Ancora una volta però Asdiwal entra in competizione con i cognati, vantandosi di poter cacciare, meglio di loro, il tricheco in alto mare. Nella gara che segue egli ha la meglio, e per questo viene nuovamente abbandonato, questa volta su uno scoglio, durante una tempesta.
Si salva grazie all’aiuto del padre che lo tramuta in uccello, e riesce a mantenersi al di sopra delle onde appoggiato sugli oggetti magici che gli servono da gruccia. La tempesta dura due giorni e due notti, al termine dei quali Asdiwal si addormenta stanco. Viene svegliato da un topo che lo conduce nella dimora sotterranea dei trichechi, dove incontra gli animali da lui feriti durante la gara; li cura, chiedendo poi di essere riportato indietro. Lo aiuta il re dei trichechi, imprestandogli il proprio stomaco a guisa di barca, a patto che glielo rispedisca sollecitamente.
Una volta approdato sulla costa, Asdiwal incontra sua moglie e suo figlio; adirato con i cognati, fabbrica orche di legno, le anima, ed esse provocano il naufragio dei cognati.
Ora però Asdiwal prova nuovamente nostalgia per i luoghi in cui ha vissuto da bambino. Lascia la moglie e ritorna nella valle dello Skeena assieme a suo figlio, a cui regala le frecce e l’arco magico, ottenendone in cambio un cane.
Giunto l’inverno si reca a caccia in montagna, ma dimentica di portare con sé le racchette da neve; incapace di salire o scendere senza il loro aiuto, viene trasformato in pietra assieme alla sua lancia e al suo cane, e può ancora essere visto in cima alla montagna del lago di Ginadaos.

Secondo Levi-Strauss l’analisi del mito può avvenire su quattro piani: geografico, sociologico, economico, cosmologico. Trattiamoli tutti e quattro confrontando il mito con la realtà del popolo degli Indiani Tsimshian.

 

REALTA’

MITO

Aspetto geografico

gli Indiani vivevano nella Colombia Britannica, a sud dell’Alaska; nel loro habitat scorrono i fiumi Nass e Skeena.

L’ambiente del mito corrisponde all’habitat naturale del popolo

Aspetto economico

essendo un popolo costiero non praticavano l’agricoltura; l’alimentazione si basa su bacche, frutta e radici raccolta dalle donne durante l’estate e dei proventi della caccia di orsi e capre e della pesca, soprattutto di fiume, di cui si occupano gli uomini. Vivevano periodi di carestia, soprattutto verso la fine dell’inverno quando si esaurivano le scorte. Allora si accampavano lungo il fiume Nass attendendo l’arrivo dei pesci-candela che risalivano il fiume verso l’inizio di marzo. Poi si spostavano lungo il fiume Skeena per la pesca del salmone, a giugno-luglio ed infine in montagna per la caccia e la raccolta.

le attività economiche in cui sono coinvolti i personaggi del mito ricalcano quelle degli Indiani Tsimshian (carestia invernale, caccia all’orso e alla capra, pesca del pesce-candela, la migrazione primaverile) .

Aspetto sociologico

gli Indiani Tsimshian erano divisi in quattro clan matrilinei, con residenza patrilocale, cioè la moglie, dopo il matrimonio, seguiva il marito e risiedeva nel suo villaggio.

in questo ambito non esiste una stretta analogia: all’inizio il mito rispetta la struttura sociale degli Indiani Tsimshian, infatti le due donne, madre e figlia, abitavano in due villaggi diversi perché la seconda, dopo il matrimonio, aveva seguito suo marito nel suo villaggio. La situazione iniziale viene però capovolta dalla carestia che abolisce la residenza patrilocale ed instaura una forma di residenza matrilocale che perdura per tutto il mito: Asdiwal vive con la moglie e i parenti di lei.

Aspetto cosmologico

L’aspetto cosmologico è caratterizzato dalle opposizioni terra/cielo, basso/alto, donna/uomo, terra/acqua, ed è espresso nelle tre visite soprannaturali presenti nel mito: la visita di Hatsenas alla giovane donna; il viaggio di Asdiwal in cielo, e il suo successivo viaggio nel regno sotterraneo dei trichechi. Asdiwal stesso vive parecchie opposizioni: è valicatore di montagne (il nome Asdiwal significa, nel dialetto di Nass, "valicatore di montagne") ma rimane bloccato su uno scoglio, simbolo che raffigura una montagna derisoria; è un grande cacciatore e viene salvato da un topo, simbolo di selvaggina derisoria; compie un viaggio celeste ed uno sotterraneo; prima uccide gli animali e poi ne è guaritore.

 

Fonte:
CLAUDE LEVI-STRAUSS, RAZZA E STORIA E ALTRI STUDI DI ANTROPOLOGIA,
Einaudi editore, Torino, 1967

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