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LA BUONA SCUOLA OGGI: Documenti e interventi su  "Piano Renzi" (settembre 2014)

(05.02.2017)

Come sassi nell’acqua. La delega  della legge 107 sulla valutazione
Giancarlo Cavinato - Segreteria Nazionale MCE

 

E’ stata varata il 14 u.s. fra le altre l’attesa delega alla legge 107 sulla valutazione . Lo sconcerto è grande. Rispetto alla bozza pubblicata a settembre è scomparso praticamente l’impianto che prevedeva il ripristino possibile delle condizioni per una valutazione formativa su cui da due anni 21 associazioni professionali si sono generosamente spese a partire dalla campagna ’VOTI A PERDERE’ lanciata dal Movimento di cooperazione educativa nel 2015.

Si leggeva nello schema uscito l’estate scorsa la sostituzione dei voti con le cinque lettere, accompagnata da appositi indicatori che il MIUR avrebbe dovuto emanare di concerto con il lavoro delle scuole per l’adeguato raccordo e la coerenza con la certificazione delle competenze.

Il testo della delega che leggiamo sul sito del MIUR ribalta la prospettiva che avevamo salutato con sollievo in quanto eliminava elementi di competitività, svalorizzazione dei soggetti più fragili, assenza di attenzione ai processi di gruppo e di cooperazione riducendo la valutazione a verifiche quantitative degli esiti. Di fatto rafforzando la didattica trasmissiva.

Riportando così la valutazione al decreto Gelmini del 2008. Due anni spesi in discussioni, incontri, formazioni, contatti con scuole e associazioni nei fatti ignorati.

La cosa non creerà alcuno scompiglio nel mondo della scuola perché l’informazione circa le possibili modifiche introdotte dalla delega non era ad oggi pervenuta: taciuta intenzionalmente o ignorata.

Quindi permangono voti, bocciature fin dalla primaria, verifiche a nastro, registri elettronici, valutazione sommativa, assenza di agganci e ricadute sulle competenze, nessun vincolo collegiale alle scelte individuali dei docenti.

Come MCE avevamo sottolineato che reintrodurre le lettere e la promozione nell’ambito del primo ciclo ( salvo nella scuola secondaria di primo grado casi eccezionali debitamente documentati) non sarebbe stato un’operazione indolore. Si sarebbe trattato di ricostruire una cultura della valutazione formativa e sull’autointerrogazione dei docenti circa esiti e supporto a percorsi di fragilità nelle scuole, nelle famiglie, nell’opinione pubblica, scalzando consolidate abitudini ben radicate e opponendo le ragioni della pedagogia ai tanto maîtres à penser che si stracciano le vesti contro il ‘buonismo’ e il ‘sei politico’.

Ora ci troviamo ad operare nelle stesse condizioni di partenza che la ‘buona scuola’ pareva intenzionata a modificare profondamente. Di che piano di formazione ci sarà bisogno per confermare i voti?

Ministra, attendiamo il Suo parere e le scelte conseguenti.

N.B. Sul sito MCE il documento interassociativo sui voti sottoscritto da venti associazioni e organizzazioni nel 2015

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