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LA BUONA SCUOLA OGGI: Documenti e interventi su  "Piano Renzi" (settembre 2014)

(09.03.2016)

Comitati di valutazione: occasioni di crescita o motivo di frattura?
di Ariella Bertossi

 

Ho assistito a diversi incontri sui comitati di valutazione e letto altrettanti interventi per cui, dati anche i tempi prossimi, sento l’esigenza di fare il punto della situazione con delle brevi note. In merito al problema della definizione dei criteri che il comitato deve emanare per l’attribuzione della premialità docenti si assiste grosso modo a due prese di posizione dei dirigenti scolastici: quelli che potremmo definire “decisionisti” e quelli che provocatoriamente chiamerò “recessivi”. I dirigenti del primo caso, anche seguendo quanto alcune organizzazioni propongono, ritengono di dover indirizzare i comitati affinché i criteri emanati lascino la più ampia discrezionalità alla scelta del dirigente, che ha ben chiaro e già in mente quali siano i candidati all’attribuzione del premio. Essi conoscono a fondo il sistema che dirigono, ne valutano i punti di forza e le criticità e sono in grado di individuare le persone di cui il sistema ha bisogno e senza le quali non starebbe in piedi. Possono ricoprire diverse posizioni, già retribuite o meno, ma secondo i dirigenti vanno valorizzati in modo più incisivo. Non sono favorevoli pertanto a criteri che  blindano troppo l’idea che hanno del proprio istituto e sono inoltre turbati dal fatto che, se troppo dettagliati e restrittivi, potrebbero creare il paradosso di individuare proprio il docente che, nell’universo del sistema, nessuno premierebbe.

I dirigenti “recessivi” invece preferiscono  un ruolo incisivo del comitato che dia più indicazioni possibili: non solo criteri, ma anche descrittori, comportamenti e quant’altro, in modo che la discrezionalità del dirigente sia ridotta al minimo. Vedono infatti in questa nuova modalità di distribuzione del denaro e per la quale i sindacati sono già sul piede di guerra, una giungla in cui si scateneranno ricorsi, malcontenti e dissapori e pertanto preferiscono sia più oggettiva possibile la scelta dei docenti meritevoli.

Pongo alcune riflessioni quindi, riprendendomi a quanto normalmente dovrebbe accadere in una classe. Quando un docente, dopo aver impartito i contenuti di un determinato percorso, arriva al momento della verifica, normalmente esplicita i criteri di valutazione, a meno che non siano già noti e condivisi dalla classe: gli alunni sanno cosa verrà loro richiesto e su che parametri sarà la valutazione. Una volta consegnati gli elaborati ci sarà una misurazione di quanto prodotto e successivamente la valutazione. Con i docenti in questo momento non si sta realizzando nessuna di queste fasi: non solo in marzo non è stata ancora resa nota l’entità del premio, (come direbbe mio figlio: “devo sprecarmi per un 7 o per un 10?”), cioè i docenti non sanno se l’impegno profuso porterà ad un riconoscimento sostanzioso o ad una cifra simbolica, non sanno  quali comportamenti o quali impegni saranno quelli presi in considerazione, ma nemmeno come verrà valutata la loro normale interazione scolastica. Stanno quindi lavorando come sempre ed apprenderanno, solo ad anno concluso, che quella modalità lavorativa è stata considerata virtuosa e pertanto valorizzata, mentre altre invece passeranno sotto sordina. Con tutti i limiti dovuti alla novità, trovo che ciò non sia corretto, soprattutto all’interno di un ambiente che con le modalità valutative dovrebbe avere dimestichezza. Non c’è stato materialmente tempo per dedicarsi ai comitati di valutazione nel marasma dell’anno scolastico in corso, ma è anche vero che spesso chi si da’ da fare per tempo poi trova il proprio lavoro da rifare causa indicazioni successive. Ora i comitati inizieranno ad incontrarsi, però con i sindacati in agitazione c’è molto scetticismo su quanto alla fine veramente dovranno decidere.

Partiamo dal fatto che la norma parla chiaro e parla di valorizzazione del merito: se devo valorizzare qualcuno non posso per forza creare dei meccanismi che alla fine premiano tutti, un po’ come quando decido di dare una caramella al bambino “bravo”, ma poi la do a tutta la classe se no gli altri ci rimangono male. Credo che lo spirito della norma preveda l’inizio del concetto di distinzione tra i docenti, poiché non è stato possibile inserire dei meccanismi di valutazione più incisivi. In Italia infatti non saremo mai pronti a farci valutare, soprattutto finchè ci saranno dei sistemi di protezione dei nullafacenti,  un modo morbido però per iniziare su tale strada è stata la scelta di premiare anziché penalizzare, per vedere il bicchiere mezzo pieno insomma. Mi domando però se c’era veramente bisogno di un comitato di valutazione e soprattutto di criteri da elaborare, manovra che sta creando non solo imbarazzo, ma vere e proprie difficoltà all’interno delle scuole, in un periodo in cui di difficoltà, soprattutto gestionali, ce ne sono già molte. Avrei visto tutto molto più semplice se al comitato competesse l’analisi di docenti autocandidati sulla base della presenza o meno delle prestazioni ben elencate nei comma 127 e segg della legge 107. Il comitato avrebbe avviato un’istruttoria e alla fine emanato il proprio verdetto. Ora invece non solo ci si debba inventare perché premiare e su che basi, nonchè prendere in considerazione tutta la rosa dei docenti presenti in un istituto. Personalmente dirigo un comprensivo con 53 docenti e ne reggo un altro con 150 circa. Mi domando se dovessi analizzare e valutare le prestazioni professionali con criteri oggettivi di ogni docente entro la fine di agosto dove troverei il tempo per svolgere tutto il resto della mia professione. Per l’anno in corso vedo nell’autocandidatura o nella segnalazione di colleghi, genitori o studenti l’unica modalità per individuare le persone, senza togliere tale prerogativa anche al Dirigente stesso.

Il fatto che la norma non indichi i criteri di valutazione del merito può essere interpretata come una possibilità a favore delle scuole, che su questi argomenti non vogliono generalizzazioni, ma può essere interpretata anche come un “ricerca- azione” dalla quale, in base a quanto emaneranno le scuole, nei prossimi anni usciranno linee guida più precise.

Analizziamo la composizione del comitato di valutazione del merito:

Presidente: Dirigente scolastico

                      Tre docenti

                      Due genitori (o 1 e 1 studente)

                      Componente esterno.

Bisognerebbe capire il ruolo del dirigente all’interno del comitato: paritario o indirizzatore? Ciò dipende dalla presa di posizione che il dirigente intende tenere, come ho detto in apertura di articolo. E’ vero che, essendo la materia nuova, è probabile che soprattutto i genitori attendano indicazioni dal DS e siano disponibili ad essere indirizzati, ma i docenti invece potrebbero aver già in mente dei criteri, magari condivisi con il collegio, forse in contrasto con quanto ha in mente il dirigente. Mi domando come agiranno i dirigenti che ho definiti “decisionisti” di fronte ad un comitato determinato e con le idee chiare. Sarebbe interessante anche capire quali meccanismi hanno portato i docenti a candidarsi: controllo, collaborazione, interesse? Come sono i rapporti nei confronti del ds? Perché se vi è conflittualità tra docenti e dirigente all’interno dei comitati stessi le cose non saranno semplici.

Per l’anno in corso mi troverò a presiedere due comitati e ad essere membro esterno in un terzo. Mi aspetto che i criteri siano diversi da scuola a scuola, proprio perché emanati da diversi organismi e su realtà proprie. L’atteggiamento che intendo assumere è quello dell’ascolto e del confronto positivo, sia perchè credo nella collaborazione, ma soprattutto perché intendo leggere nella premialità un intento positivo. Vorrei infatti condividere ed esplicitare i criteri che il comitato vorrà adottare come un valore e non come un mezzo di discrimine: non si deciderà chi è bravo diversamente da chi non lo è, ma si cercherà di delineare dei binari costruttivi per indicare al collegio intero la via da percorrere affinché non solo il docente migliori nelle sue prassi, ma perché tutto l’istituto possa crescere e migliorare. Sarà quindi strategico  far comprendere perché quel dato docente è stato importante e cosa si può fare per contribuire al miglioramento del sistema di cui si è parte. Solo così credo si potranno superare i dissapori e le possibili fratture dovute all’incomprensione di una scelta ritenuta soggettiva.

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