21.12.2008
Nella
primaria torna il voto, ma nessuno protesta seriamente
di Reginaldo Palermo
L’ottavo
comma dell’articolo 1 del “Regolamento sulla valutazione” parla chiaro:
“In riferimento all’adozione delle nuove espressioni della valutazione con
voto in decimi, gli insegnanti, nell’ambito della loro autonomia didattica e
professionale, ne estendono l’uso alla pratica quotidiana, secondo criteri
di coerenza e di trasparenza, nel rispetto dei principi di cui al precedente
comma”.
La motivazione di questa disposizione va cercata nel testo del comma
precedente che recita espressamente: “La valutazione dei processi formativi
e degli esiti degli apprendimenti conseguiti è oggetto di adeguata
informativa per le famiglie degli alunni”.
Il ragionamento implicito sembra insomma questo: poiché la famiglia deve
disporre di adeguati elementi informativi per poter comprendere il
significato del voto attribuito al termine del quadrimestre o dell’intero
anno scolastico, allora è opportuno che il voto sulla pagella sia
adeguatamente “preparato” e in un certo senso “preannunciato”.
Può darsi che questa scelta abbia un senso se riferita alla scuola
secondaria (ma è meglio che su questo si esprimano gli esperti di quel
segmento scolastico).
E’ però quasi certo che - per la scuola primaria – si tratta di una
decisione quanto meno discutibile.
E’ vero che le famiglie vanno adeguatamente informate, ma questo obiettivo
si può raggiungere in molti modi diversi e non necessariamente apponendo un
voto numerico sotto ogni compito svolto dall’alunno.
Ci sembra che una pratica del genere non tenga conto del dibattito che in
questi decenni si è sviluppato sui meccanismi dell’apprendimento, sulla
motivazione ad apprendere e sul rapporto fra processi e prodotti.
E' anche possibile che questa pratica apra la strada al contenzioso fra
scuola e famiglia; prendiamo il caso di un alunno che in 6 compiti abbia
riportato questa sequenza di voti: 4, 5, 5, 6, 7, 7; e di un altro che abbia
invece una sequenza esattamente opposta: 7, 7, 6, 5, 5, 4; siamo sicuri che
un “6” finale sia giustificato per entrambi ?
Senza contare che forse il comma 8 che abbiamo citato contrasta non solo con
le norme sulla autonomia ma anche con la libertà di insegnamento.
Ma ciò che mi
pare più preoccupante è un altro aspetto: non mi pare che sulla questione
del voto ci sia molta “mobilitazione”, tutt’altro.
Forse c’è rassegnazione o persino condivisione (che però ci si vergogna un
po’ ad esprimere pubblicamente). Senza rendersi conto che nella scuola
primaria ritornare al voto può significare una modifica significativa della
relazione educativa fra insegnante e alunno.
Ma qualcuno dovrebbe incominciare a porsi seriamente una domanda: per quale
motivo quegli stessi insegnanti che hanno fatto le barricate su tutor,
portfolio e unità di apprendimento sono disposti ad accettare serenamente il
ritorno al voto ?