08.11.2013
La veritเ,
vi prego, sulla valutazione
di Antonio Valentino
1.
Test s์
/ test no
La veritเ,
vi prego, sulla valutazione. Pu๒
ben cominciare cos์
questa ulteriore riflessione sul tema in discussione, giocando col titolo di
una bellissima raccolta di liriche di W.H. Auden (
La veritเ,
vi prego, sullamore,
Adelphi 2004).
Nei mondi paralleli della scuola e delluniversitเ,
soprattutto a certi livelli, il gran parlare sulla valutazione sembra
ridursi, da un po
di tempo, al dilemma test s์
/ test no. Si parte spesso dal Regolamento,
recentemente approvato, sul Sistema nazionale di valutazione (SNV); ma i
ragionamenti ruotano sostanzialmente e continuamente intorno alle prove
INVALSI.
I termini della discussione comunque non riescono a migliorare in chiarezza
e condivisione.
Ormai sappiamo tutto sui limiti, sui rischi,
e sulle criticitเ
in genere delle prove cosiddette oggettive somministrate per le rilevazioni
nazionali e internazionali. Si tratta infatti per moltissimi, tra quelli
che si occupano di scuola, di veritเ
acclarate.
Ma, su questo terreno della valutazione, ci sono
veritเ
non meno significative, considerate - da non pochi - pi๙
promettenti e interessanti degli aspetti critici prima richiamati.
Tende a farsi strada, ad esempio, lidea
che le comunitเ
scientifiche a livello internazionale riescano sempre pi๙
e meglio sia a elaborare test validi / attendibili e vari (nelle forme) per
le finalitเ
che si prefiggono (rilevare la qualitเ
degli apprendimenti e i processi e contesti in cui si sviluppa), sia ad
offrire elementi solidi di conoscenza, utili ai sistemi formativi e ai
decisori politici.
Se cos์
non fosse, infatti, non staremmo
si dice da pi๙
parti - a studiare e approfondire i risultati delle prove OCSE PISA, OCSE
PIACC, TIMMS, ecc.
Tra laltro,
va anche considerato che test e prove cosiddette oggettive non sono pi๙
ormai strumenti estranei alle valutazione degli apprendimenti disciplinari
e non
solo
nelle nostre scuole. Luso
si sta diffondendo, anche se in misura ancora marginale, considerato che
sono addirittura previsti per la terza prova degli Esami di Stato da circa
tre lustri.
Ma da noi le cose vanno un po
sempre cos์.
La domanda di buon senso che viene suggerita da questo gran parlare sul
tema nei termini in cui se ne parla
่, a mio avviso, la seguente : pu๒
il tema della valutazione dei sistemi formativi - sulla base delle
rilevazioni condotte da Istituti e Agenzie ad hoc - essere sganciato
da quello della valutazione come funzione della didattica nelle pratiche
quotidiane di insegnamento e apprendimento?
E non ่
proprio questa distorsione (tenere del tutto distinti e separati i due
ambiti) che si rileva nel dibattito in corso?
Vediamo.
2. Prima considerazione: sulle modalitเ valutative ancora prevalenti
Un aspetto innegabile:
l'enfasi sui rischi dei test sulle prove INVALSI (spesso fondate), di fatto
sta facendo passare sotto silenzio quello che
่ uno dei
problemi pi๙
urgenti e preoccupanti del fare scuola nel nostro paese: il permanere, in
maniera diffusa, di pratiche valutative
intuitive.
Modo elegante per dire: generiche, spesso inique, infondate; strumento,
molto spesso, questo s์,
di potere e punitivo, che spesso angoscia lo studente e che non serve
neanche insegnante, ecc.
Oggi nelle nostre scuole si valuta, in misura ancora prevalente, come ai
tempi dei nostri genitori. Mi riferisco in modo particolare alle
interrogazioni orali, gestite ancora senza criteri di trasparenza e allinterno
di un rapporto inquinato dalla funzione giudicante dellinsegnante
(che, in s้,
non ่ qui,
ovviamente, messa in discussione).
La situazione oggi si ่
un po
modificata. Nel senso che non pochi insegnanti
come giเ
si ่ detto
- ricorrono pi๙
frequentemente a prove oggettive o ad altre modalitเ
sostitutive dellinterrogazione;
come pure ่
certamente cresciuta lattenzione
alla fondatezza dei criteri e allaffidabilitเ
delle tecniche e degli strumenti. Ma non
่ cambiata di
molto.
3. Seconda considerazione: sui tempi per le valutazioni e organizzazione della didattica
Linterrogazione
e anche
questo ่
un dato acclarato soprattutto nel secondo ciclo - continua ad essere
elemento ancora fondamentale (assieme alla lezione generalmente frontale)
del modello prevalente di organizzazione del tempo scuola.
A proposito della quale sappiamo che
copre una parte rilevante dellorario scolastico - quasi la metเ (rilevazioni non recentissime, ma il dato complessivo comunque tiene: basta guardarsi in giro);
dilata in misura sostanzialmente improduttiva i tempi dedicati alla valutazione, a scapito di altre attivitเ formative che, con gli insegnanti che funzionano, sono in genere privilegiate (lavori di gruppi su compito, problem solving individuale e collettivo, esercitazioni varie, pratiche di cooperative learning, .);
provoca generalmente noia nella maggior parte della classe, chiamata ad assistere (ma che spesso fa altro), e apprensione nellinterrogato (in una ricerca del professor Alessandro Cavalli, gli studenti che hanno dichiarato di non annoiarsi mai sono il 16 %, qualche volta il 56 % e di annoiarsi sempre o spesso il 28 %. Per quasi uno studente su tre il tempo scolastico ่ il tempo della noia! E i tempi delle interrogazioni orali vi contribuiscono in misura rilevante);
dเ licenza agli studenti di dimenticare, dopo linterrogazione, quello che si ่ imparato in vista dellinterrogazione stessa e talvolta di trascurare la materia fino a quella successiva;
impedisce una diversa e pi๙ efficace organizzazione dei tempi scolastici in funzione di una didattica avanzata (v. punto 2).
In altri termini, a proposito di valutazione, una veritเ con cui ่ doveroso fare i conti ่ quella per cui tutta questa polemica sui test rischia di occultare di fatto, a prescindere dalle intenzione di singoli e di gruppi, posizioni di conservazione e tendenze regressive. Per la semplice ragione che rischiano di alimentare atteggiamenti che, circoscrivendo le considerazioni su prove oggettive e test ai loro aspetti problematici e oggettivamente rischiosi, non coglie il problema e quindi il terreno prioritario della ricerca e della proposta - e quindi della rivendicazione ; e crea avversione e rifiuto verso uno strumento e una modalitเ (prove oggettive) a cui nella maggior parte dei paesi OCSE si ricorre normalmente (ovunque ่ pressocch่ scomparsa invece linterrogazione).
4. Il problema
Il problema
e la
considerazione che ne consegue - ่
sensatamente riconducibile allassenza
di una cultura valutativa diffusa e ai guai che tale mancanza produce a pi๙
livelli (soprattutto con il perdurare della pratica delle interrogazioni
orali e di modalitเ
valutative dove non sono chiari i criteri, gli strumenti e il senso).
Impedendo, tra laltro,
di cogliere potenzialitเ
e opportunitเ
delle prove strutturate e standardizzate, per come si sono affinate e
precisate nellultimo
decennio, sia nella costruzione che nelluso.
ศ appunto
la mancanza di una seria cultura valutativa
secondo questa
veritเ
che sembra avere pi๙
di un fondamento - che impedisce di cogliere ci๒
che il buon insegnante sa bene. E cio่
che le prove standardizzate sono strumenti utili e importanti per lo
studente e per il suo lavoro (anche
e questo
่ da sottolineare
con particolare insistenza - sotto laspetto
organizzativo della didattica) e che la loro demonizzazione favorisce
pratiche di conservazione e confligge con i principi di trasparenza e
rendicontazione
e responsabilizzazione .
Che non sono proprio principi di serie B.
5. Gli approdi del buon insegnante
Veritเ comunque da considerare sono anche quelle che tanti buoni insegnanti hanno scoperto e sperimentato nella loro attivitเ. E cio่ che
le prove standardizzate non sono e non possono essere la modalitเ esclusiva ed unica di valutazione (a parte il fatto che i test sono ormai molteplici e vari nelle loro forme, in relazione a ci๒ che si vuole accertare e valutare);
่ fuori di ogni logica professionale voler escludere tipologie di tipo sostanzialmente qualitativo, oggi normalmente utilizzate, come le altre prove scritte, i colloqui condotti con misura e sapienza valutativa, le esercitazioni, i prodotti didattici anche in termini di manufatti. Che integrano e arricchiscono il processo valutativo
่ negazione di aspetti fondamentali del profilo professionale del buon insegnante pensare di trascurare nel lavoro quotidiamo - e quindi nelle intenzionalitเ che gli danno senso -, l osservazione sistematica, la rilevazione mirata, la valutazione formativa, la spinta allautovalutazione dello studente.
6. Conclusioni provvisorie
In attesa di veritเ non
contestabili sul tema generale, si potrebbe allora cercare di convenire su
qualche punto.
Per esempio che
la critica alle agenzie di rilevazione come l'INVALSI non pu๒ significare critica distruttiva nei confronto di prove oggettive e test;
la critica alle prove standardizzate e ai test in genere per la valutazione degli apprendimenti non pu๒ significare negazione di funzioni (a volte si finisce col percepire questo) che sono importanti - in termini consistenti, anche se non esaustivi per capire come funzionano le nostre scuole e il sistema in generale (e permettere alle scuole di capire come esse funzionano e di confrontarsi con le altre con caratteristiche assimilabili);
tra le funzioni delle prove standardizzate, da ripensare in direzione di un pi๙ stretto legame con le finalitเ istituzionali, non va trascurata quella di stimolo per una cultura didattica e valutativa pi๙ efficace. Che tenda cio่ a superare il nozionismo e la separatezza dei saperi e a legare saperi e competenze di cittadinanza (come quelle, ad esempio, che attengono alle correlazioni logico-formali e contenutistiche e al problem solving). E assuma la valutazione come funzione di una didattica avanzata.
A questultimo
proposito, si tratterebbe allora di concentrarsi sugli aspetti di merito -
come apprezzabilmente si tende a fare sempre di pi๙
- senza buttar via il bambino con lacqua
sporca.
Per esempio, mettere in primo piano lanalisi
propositiva delle storture pi๙
evidenti del Regolamento del SNV. A partire dalla valutazione dei DS dentro
le procedure per la valutazione delle scuole, dalle prerogative dellINVALSI
(da ridimensionare comunque e circoscrivere) - e da come tale Istituto
่
costituito (presenza preponderante, da quello che si sa, di econometristi ed
esperti in statistica) - e dal suo rapporto col Ministero e con le scuole.
Ma ritengo anche molto pi๙
promettente puntare
dentro il SNV - su una maggiore rilevanza del ruolo dellINDIRE.
Che ่ lagenzia
pensata opportunamente per aiutare le scuole a sviluppare una pi๙
solida cultura valutativa e autovalutativa. Alla quale dovrebbe spettare
quindi il ruolo di coordinamento complessivo del sistema.
ศ - questa - unidea
peregrina?