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I problemi della valutazione dopo la legge 169


01.04.2013

Il nuovo regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione.
I pro e i contra e un dubbio di fondo.
di Antonio Valentino

 

A regolamento approvato, le polemiche continuano, se possibile, con maggiore virulenza. Come è buona abitudine nostrana.
Virulenza a parte, mi sembrano in ogni caso condivisibili le preoccupazioni, espresse da più parti,  per alcune  scelte francamente opinabili  che costellano il Decreto.
Sul modello, in primo luogo.
Non convince, per esempio,  l’attribuzione all’INVALSI del ruolo privilegiato di “coordinamento funzionale” dell’intero SNV. Non era più semplice prospettare una figura di raccordo e coordinamento che permettesse di cogliere il senso più proprio del  SNV in cui le rilevazioni tendono a riguardare la vita complessiva delle scuole (criticità e punti di forza che condizionano i livelli di apprendimento) e sono finalizzate a interventi di sostegno e miglioramento?

Almeno ambigua - se non c’è qualcosa che mi sfugge - è la scelta di un INVALSI che, nel c. 4 dell’art. 2, opera sulla base “di  modalità di valutazione …. definite, (…)  dal Ministro….”; e nel comma precedente si configura come soggetto cui spetta invece “la definizione delle modalità tecnico-scientifiche della valutazione ….”.
Questa ambiguità rinvia, in buona sostanza, al tema scottante dell’autonomia e indipendenza dell’Istituto, che sappiamo essere condizione prima della sua autorevolezza nei confronti delle Istituzioni Scolastiche e degli altri soggetti.  L’indipendenza dell’Istituto – che pure in altri paesi europei è scelta ormai solida  – meritava, in ogni caso,  passaggi decisamente più chiari e scelte più nette.

Una bruttura ben grossa è poi la commistione tra valutazione delle scuole e valutazione dei DS. Poco da eccepire, credo, sul fatto che a definirne “gli indicatori per la valutazione” dei DS sia l’INVALSI; così  anche sul fatto che  i risultati delle rilevazioni sul funzionamento delle scuole tirino in ballo il DS.
Negare quest’ultima cosa sarebbe mistificante. Ma inserire dentro i processi valutativi delle scuole quelli che riguardano il DS (v. l’art. 3, punto f), fa correre – come annota giustamente Giorgio Allulli in un suo recente intervento – “forti rischi di inquinamento” nell’attività di direzione delle scuole.

C’è, poi, un aspetto critico poco considerato. E che non riguarda tanto le scelte fatte, quanto piuttosto le “assenze” di aspetti nevralgici del sistema.  Sto pensando al sistema dei LEP (i livelli essenziali di prestazioni), senza la cui determinazione si corre il rischio di concentrarsi sugli apprendimenti, senza aver chiaro cosa effettivamente spetti alla scuola di mettere in campo per garantire il raggiungimento degli obiettivi previsti. E, quindi, qual è il criterio di riferimento nelle operazioni di rilevazione e valutazione del sistema.
Ne ha parlato recentemente  in termini chiari e puntuali – e del tutto appropriati e condivisibili - Franco de Anna in un approfondito articolo/saggio.

Ma è assente ogni riferimento anche alla riforma degli organi collegiali le cui norme di autogoverno non potranno ignorare senso e procedimenti del nuovo SNV.
La cosa che più sorprende è proprio l’assenza di questa consapevolezza che il Regolamento fa chiaramente percepire. Quasi che il SNV sia un pianeta a sé. 
È anche da condividere infine - con un qualche interrogativo che qui non articolo - anche la contrarietà all’approvazione del decreto a “governo scaduto”.
(Tralascio consapevolmente ogni considerazione su un’operazione che vuole essere ambiziosa e che si vuole realizzare a costo zero. … Ne andrebbe di mezzo la ragione stesso di questo “pezzo”.)

Pur con tutte queste perplessità,  mi chiedo, a questo punto: è meglio rimettere in discussione tutto? O non è forse meglio partire dal “qualcosa” che già c’è e lavorare per migliorarlo?
Il secondo interrogativo ne presuppone però uno fondamentale: la struttura portante del nuovo SNV ha sufficienti elementi di tenuta qualificante?

È solo, penso, dalla risposta a quest’ultima domanda che si potrà dire se, tutto sommato, l’operazione portata a termine, può probabilmente ridimensionare “gli assalti” di chi non si rassegna a questa approvazione; e riuscire efficace, a certe condizioni, per l’intero sistema.  
Provo ad elencare gli aspetti che in tanti considerano positivi e a richiamare gli articoli del Regolamento che ne parlano:

Metterei al primo posto il procedimento complessivo di valutazione previsto: mi sembra ben  pensata la scelta di valorizzare il ruolo delle scuole (sia nel processo di autovalutazione, sia anche nella individuazione e definizione di piani di miglioramento e nella rendicontazione sociale prevista (art. 6).   
In secondo luogo richiamerei il tipo di strategia scelta  per la valutazione della nostra scuola, che va oltre la mera somministrazione di prove di apprendimento. È  chiara infatti la previsione di supporti alle istituzioni scolastiche nella definizione e attuazione dei piani di miglioramento dell’offerta formativa e dei risultati degli apprendimenti degli studenti, “autonomamente adottati” dalle stesse. A tal fine, si prevede, ad esempio, che l’INVALSI curi una serie di operazioni qualificanti che si rendano necessarie a seguito dei risultati delle rilevazioni (sostegno ai processi di innovazione centrati sulla diffusione e sull’utilizzo delle nuove tecnologie, interventi di consulenza e di formazione in servizio del personale, anche sulla base di richieste specifiche delle istituzioni scolastiche…) (art. 3).
In termini ancora più precisi viene rappresentato in proposito il ruolo dell’INDIRE (art. 4).
Un  terzo punto importante: la finalizzazione della valutazione al miglioramento della qualità dell’offerta formativa e degli apprendimenti (art. 2) sgombra finalmente il campo da dubbi e sospetti sull’eventualità di un uso punitivo o premiale dei dati della valutazione (qualche dubbio però – o più di uno - rimane per la valutazione del DS, per la quale si introduce il riferimento al Decreto Brunetta n.150/2009. Ma questo è un discorso che va visto a sè).

E ancora:

 Resta da capire a questo punto

A me comunque piace, in linea di massima, il bicchiere mezzo pieno.

Però, la cosa che più temo – eppure, come dicevo, tendo a guardare il mezzo pieno dei bicchieri - è che, comunque, con questo o un altro regolamento, con quete o altre rilevazioni (che si continuerà a fare come negli anni scorsi),  poco cambierà  nella cultura valutativa delle scuole e, più in generale, nel modo di fare scuola; che è ciò che più conta. E non perché ci sono, nel regolamento approvato,  punti di debolezza, tipo quelli evidenziati, ma perché fare autovalutazione che conti e incida o rendicontazione sociale sensata di quello che si fa o pianificare il miglioramento e la ricerca o solo leggere, analizzare e considerare criticamente i risultati delle rilevazioni, pensando al loro utilizzo, richiede professionalità, motivazione e risorse. Sarebbe lo stesso anche se il regolamento approvato fosse il migliore dei regolamenti possibili.

Il vero problema non  sono le criticità pur pesanti di questo regolamento, quanto piuttosto l’assenza  di questi tre “ingredienti”. O no?

Comunque, pur nel dubbio e nel timore … .

 

P.S. Daniela Bertocchi che è, come molti sanno,  ricercatrice e sperimentatrice tra le più preparate e rigorose che possiamo vantare, in una  nota inviatami un paio settimane fa, mi ricordava  sia le numerose esperienze e sperimentazioni positive che sul campo della valutazione e autovalutazione delle scuole fioriscono nel nostro paese, sia la solida e abbondante documentazione che, soprattutto sul sito dell’Indire, è possibile visionare in proposito. Ovviamente, il suo richiamo non era assoluzione  o indulgenza nei confronti della  politica scolastica generale, soprattutto di quest’ultimo decennio e anche sul terreno della valutazione. Anzi. Voleva essere in primo luogo apprezzamento per tanta scuola impegnata e i suoi risultati e sottintendeva l’impegno per una preparazione  e un protagonismo diffusi, al riguardo, da parte di docenti e ds.
E forse c’era anche implicito il desiderio che,  da parte di chi si interessa di scuola, si evitino bellicose campagne  da duellanti perpetui (pro o contro il regolamento, pro o contro le prove invalsi, pro o contro le rilevazione censuarie), che non solo creano stallo, ma che distruggono anche i ponti residui di ricerca e collaborazione. E che, di conseguenza, si cominci a lavorare ai problemi per cercare e sperimentare soluzioni.
Non sono  però sicuro che ci fosse anche questo messaggio o auspicio.
Bisogna che glielo chieda.