Sono cose che vado dicendo da decenni! E non solo io,ovviamente!
Il fatto è che
nella pratica scolastica i due
concetti - e le operazioni che ne
conseguono - sono sovrapposti.
Per cui il voto decimale serve sia
per misurare una singola prestazione
che per valutare più prove e lo
stesso alunno, ai fini di
promuoverlo o bocciarlo!
E non c’è nulla di più scorretto:
cioè, utilizzare i medesimi criteri
per due operazioni che sono a...ssolutamente
diverse.
La
prima consiste nella misurazione
oggettiva della prestazione (se si
vuole, la “conta degli errori”), la
seconda in un apprezzamento in cui
si utilizzano criteri che vanno
oltre l’esito nudo e crudo della
prestazione.
Pertanto, se si vuole esprimere una
“valutazione oggettiva”, bisogna
ricorrere a prove altrettanto
oggettive. E una prova è oggettiva
quando l’esito della sua esecuzione
è uno soltanto: se acquisto 10 mele
al prezzo di un euro ciascuna,
l’esito è indiscutibilmente 10 euro.
Altra cosa è ragionare se il prezzo
è alto o basso, se le mele sono
acerbe o mature, se si preferisce la
renetta o l’annurca.
La prova test è una prova oggettiva
e non può mai essere assunta come
determinante ai fini di una
valutazione complessiva che richiede
anche altre prove, non strutturate,
e l’adozione di una serie di criteri
che vanno ben oltre quelli
“matematici” assunti per misurare un
test.
Che un alunno sia capace di fare
l’elenco di tutte le battaglie di
Napoleone è un conto; che sappia
entrare nel merito della vicenda
napoleonica è un’altra cosa! Nel
primo caso una prova oggettiva è
necessaria e sufficiente; nel
secondo assolutamente no: occorre
adottare determinati criteri ed
esplicitarli anche.
Per questo insieme di ragioni le prove oggettive, Invalsi o meno che siano, non possono mai essere assunte come esaustive per rilevare apprendimenti complessi.