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Lei insegna quasi sempre matematica, a volte inglese, raramente italiano e storia (a meno che la scuola dove "esercita" non sia un liceo classico). La sua concezione del sapere risponde a criteri di ordine funzionali allincremento della produzione e al perpetuamento dellordine stabilito. Le sue conoscenze sono disposte con eleganza e precisione (per strati, serie, livelli), suddivise per settori impermeabili. Ognuna infilato nel suo cassetto, come capi di biancheria, puliti e irrigiditi dallappretto.
Se è una profia vera, quella che ha un tailleur diverso per ogni giorno della settimana (e tutti sembrano acquistati nella stessa sartoria in cui si rifornisce la Moratti), è sicuramente sposata con un ingegnere momentaneamente assente per prestigiosi incarichi di lavoro. Ed ha figlie bionde, lunghi capelli lisci, che vanno al ginnasio o si stanno laureando in Giurisprudenza. Figlie che inorridirebbe pensare in compagnia dei suoi allievi.
Quando la incroci nel corridoio, avverti immediatamente una fastidiosa sensazione di disagio: abbassi lo sguardo, ti esamini con cura le mani, nervosamente ti aggiusti (quando li hai) i capelli. Temi che nel tuo volto colga qualche traccia di innominabili peccati (che, purtroppo, però, non hai mai commesso). Nella sua voce cè sempre unansia inquisitoria. Ti saluta, se non deve correre a prendere il figlio allasilo, magari si informa sulle ragioni delle prolungate assenze di Crivellari, o, più probabilmente, si lamenta per la convocazione del collegio di martedì prossimo (che è il tuo giorno libero e non il suo, naturalmente il sabato).
Si, a volte, ti parla ma, in realtà, tu sai benissimo che ti sta interrogando.
Lei è profia in servizio permanente e tu sai di avere di fronte a te sempre la profia. Soltanto in alcuni rarissimi momenti hai intravisto la donna (attimi di debolezza favoriti da qualche estenuante consiglio di classe), e già mentre rientrava precipitosamente nellombra, lasciando che la profia ritornasse allo scoperto. Per esaminarti alla ricerca di colpevoli omissioni, vergognose mancanze, meschine inadempienze. Ti sforzi (ma è inutile e lo sai) di usare ogni espediente per nascondere le tue colpe (non sai quali, per la verità, ma certamente ci devono essere). Vorresti sfuggire al suo sguardo, lo sguardo della profia, capace di insinuarsi nella mente altrui e sezionarla per cogliervi i segni della inadeguatezza. Non hai scampo. Farà esplodere i tuoi sensi di colpa, ti ritroverai a riesaminare, con la furia con cui gli allievi ripassano prima della sue verifiche, espressioni, comportamenti passeggeri, atti mancati di cui non ti eri reso conto prima di incrociare i suoi occhi, algidi come il giro di perle che con elegante sobrietà esibisce sullo sterno generalmente carenato.
Rispondi alle sue domande, cerchi disperatamente di essere brillante, ma tanto lo sai già che ormai è tutto deciso.
Lei ti darà linsufficienza.
P.S. Unampia e divertente galleria di professoresse, profie, profe e prof. si trova in "La collega tatuata", un giallo di M. Oggero (uninsegnante in pensione) edito da Mondadori. La storia è ambientata in un Istituto Tecnico di Torino: la profia di inglese, bionda bella ricca, è stata assassinata.