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P. Bertolini ( a cura di)
La valutazione possibile, R.C.S. La Nuova Italia, Milano, 1999, pp. 281, L. 32.000.

L’esigenza di una scuola non più istituzione autoreferenziale ma in continuo e dinamico interscambio con l’ambiente accompagna la parabola di mutamenti istituzionali che da Decreti Delegati del 1974 , con cui si inaugura ufficialmente il tema del curricolo e della programmazione, giunge fino all’autonomia delle scuole . Il tema dell’autonomia ripropone sul terreno organizzativo la stessa questione aperta sul terreno didattico nella stagione della programmazione: la valutazione. Scuole più autonome sia nella programmazione didattica che organizzativa devono affrontare in modo serio la questione della valutazione. La novità che ci troviamo di fronte è l’interesse diretto del Ministero della Pubblica Istruzione per la questione valutazione. Ed è comprensibile. L’autonomia delle scuole pone all’ordine del giorno non più solo la valutazione degli alunni, ma anche quella degli insegnanti, delle scuole e del sistema nel suo complesso. Naturalmente in questo modo, sia pur gradualmente, l’interesse pedagogico si sposta sulla finalità dell’azione didattica, sulla sua efficacia. Programmare l’attività didattica e organizzativa diviene sempre più sinonimo di programmazione del suo controllo dei risultati. Ci troviamo così a doverci confrontare con i due dogmi della pedagogia per obiettivi assunti forse in modo troppo acritico dalla pedagogia di scuola:
a) programmare significa programmare in anticipo il controllo e la verifica. Di qui la centralità dell’obiettivo e della valutazione del suo raggiungimento ;
b) l’obiettivo di apprendimento si riferisce al rafforzamento di competenze intese nel senso di abilità specifiche osservabili e misurabili attraverso strumenti di tipo quantitativo.

Il volume La valutazione possibile è frutto di un lavoro collettaneo di pedagogisti e uomini di scuola appartenenti a quel gruppo Encyclopaideia cui, come ricorda Piero Bertolini nella premessa , " si deve la formulazione più precisa ma anche più aperta di quella che si può chiamare la pedagogia fenomenologica". Il leit motiv delle riflessioni del volume è una critica articolata e documentata nei confronti dei dogmi succitati. E’ innegabile , nell’attuale congiuntura della scuola italiana, la centralità dei temi dell’efficienza/efficacia , della rendicontazione e pertanto della questione valutativa. Il punto è un altro. In primo luogo, la valutazione è un atto ermeneutico, interpretativo in cui sono coinvolti tutti gli attori. Essa non può essere identificata con la misurabilità. Gli strumenti di tipo quantitativo costituiscono, infatti , solo una delle modalità osservative, le quali, a loro volta, non sono che uno dei momenti del percorso valutativo nel suo complesso. In secondo luogo, la programmazione e la successiva attività didattica o organizzativa, non descrivono un percorso lineare tutto proiettato sulla sua verificabilità. La programmazione è un progetto iniziale che si modifica in itinere per il reciproco intervento degli attori implicati (insegnanti, alunni, genitori, ecc.). Sono insomma, come ricorda Piero Bertolini in uno dei due nel saggi introduttivi, "le caratteristiche costitutive dell’educazione" a orientare il discorso sulla valutazione. Non sono, dunque, le presunte esigenze di efficienza / efficacia a dover guidare la prassi educativa e la teoresi pedagogica ma sono proprio queste ultime che devono promuovere una cultura valutativa che tenga conto dei nuovi contesti. Di qui la necessità di ripensare le modellistiche didattiche e organizzative in funzione della specificità dell’esperienza educativa e scolastica, che è chiamata, soprattutto nella scuola di base, a perseguire obiettivi formativi che vanno ben la di là di semplici abilità strumentali. La diffusione della pedagogia per obiettivi così come dei modelli cognitivisti e concettualisti ha segnato il tentativo di applicare ai contesti educativi modelli provenienti o dalla programmazione aziendale (pedagogia per obiettivi) o dalla psicologia cognitiva. Lungi dal voler sottovalutare il contenuto di questi apporti, va riconosciuto che si tratta di contributi esterni all’esperienza del contesto educativo e scolastico. Si tratta di ripensare una cultura della valutazione a partire dagli obiettivi culturali e formativi propri della scuola e delle istituzioni educative in genere la cui mission (ci scusiamo per il cedimento momentaneo all’anglofilia imperante ) ha la sua specificità nella formazione di soggetti critici e nella loro elaborazione di saperi con il contributo di quelli codificati nelle discipline . E’ ciò che si cerca di fare nel volume attraverso i contributi di Gabriele Boselli, Massimo Pomi, Enrico Bottero, Agostina Melucci, Marco Dallari, Fausto Telleri, Alessandra Risso. Per questo tutto il volume può essere proposto come un valido strumento di riflessione alle scuole e agli insegnanti, che, soprattutto oggi, si trovano a dover affrontare in modo più stringente le questioni valutative. I contributi sono preceduti da due saggi introduttivi di Piero Bertolini e Guido Armellini . Chiude il volume un intervento di Mariangela Giusti che mette insieme i suggerimenti e le indicazioni pratiche che attraversano i vari saggi - capitoli.