(20.11.2016)
Una scuola d’insieme o 
un semplice insieme di scuole?
di Stefano Stefanel
        
L’emanazione da parte del MIUR del
Piano Nazionale di Formazione ha 
portato in evidenza una serie di questioni rese improvvisamente centrali anche 
per le inedite cifre collegate a questo 
Piano. Come sempre sta avvenendo in questi tempi poiché la contestazione 
della piazza è modesta e debole e l’arma dello sciopero molto spuntata 
l’interdizione si è spostata verso l’ambito giuridico, con l’appello a decreti 
da emanare, cavilli da evidenziare, attacchi al verticismo per essersi il 
Ministero permesso di declinare ciò che dovrebbe essere ovvio e cioè una 
formazione nazionale dei formatori.
        
Non sembra che le contestazioni possano 
però modificare l’azione ministeriale che ha già calendarizzato tre incontri 
nazionali con i dirigenti delle scuole Polo della formazione di ambito (capofila 
di reti di ambito) che richiedono una riflessione non strettamente giuridica. 
Improvvisamente si è preso atto che l’accelerazione di giugno sulle
Reti di ambito e la loro costituzione 
estiva non poteva attendere i tempi dei tutt’altro che entusiasti Uffici 
Scolastici Regionali e che in fretta bisognava creare una
governance di un segmento 
fondamentale della scuola attuale.
        
La legge 107/2015 era stata piuttosto 
chiara in merito, ma si sa che la scuola italiana non sempre prende sul serio 
leggi che non sono seguite da una carovana di circolari, note, accordi 
sindacali, conferenze di servizio e via enumerando. Rimangono i due commi 
centrali della legge in sé estremamente precisi:
“71. Gli accordi di rete individuano: 
a)  
i criteri e le modalità per  
l'utilizzo dei docenti nella rete, nel rispetto delle disposizioni legislative 
vigenti in materia di non discriminazione sul luogo di lavoro, nonché di 
assistenza e di integrazione sociale delle persone con disabilità, anche per 
insegnamenti opzionali, specialistici, di coordinamento e di progettazione 
funzionali ai piani triennali dell'offerta formativa di più istituzioni 
scolastiche inserite nella rete;
b)  
i piani di formazione del personale scolastico;
c)   
le risorse da destinare alla rete per il 
perseguimento delle proprie finalità;
d)  
le forme e le modalità per la trasparenza e la pubblicità delle decisioni e dei 
rendiconti delle attività svolte. 
“72. Al fine di razionalizzare gli adempimenti amministrativi a carico delle 
istituzioni scolastiche, l'istruttoria sugli atti relativi a cessazioni dal 
servizio, pratiche in materia di contributi e pensioni, progressioni e 
ricostruzioni di carriera, trattamento di fine rapporto del personale della 
scuola, nonché sugli ulteriori atti non strettamente connessi alla gestione 
della singola istituzione scolastica, può essere svolta dalla rete di scuole in 
base a specifici accordi.”
PER GOVERNARE BISOGNA DARSI UNA FORMA DI GOVERNO
        
Le 
Reti di Ambito non sono Reti di scopo e per questo sono state e sono 
contestate (quelle di scopo continuano a piacere, anche se spesso sono solo un 
accordo cartaceo per accedere a finanziamenti). Addirittura alcuni (molto pochi 
mi risulta) Consigli d’Istituto hanno bocciato l’adesione alla
Rete di Ambito e sarà interessante 
vedere come la prenderanno i docenti di quelle scuole non ammessi alle attività 
formative della Rete di ambito. La 
legge, infatti, parla di attività di Rete e non di Ambito e quindi la Rete 
progetta solo attività per le scuole aderenti. Probabilmente gli interessati ci 
faranno sapere o approveranno in fretta l’ingresso nella
Rete di Ambito. Al di là dello 
scetticismo e delle contestazioni. poiché il tempo passato dalla nota del 7 
giugno del Miur ad oggi è stato dedicato più a prendere tempo che a studiare 
l’argomento, è necessario che le Reti di 
Ambito si diano una vera “forma di 
governo”, come l’Accordo quadro proposto dal Miur proprio questo indica con 
chiarezza. 
        
Le prime fasi del governo della
Rete di Ambito (che non ha uno scopo 
diretto ma dei compiti istituzionali e delle potenzialità) credo debbano essere 
dedicate a creare una struttura regolamentare sul funzionamento della Rete 
stessa. Elenco di seguito quelli che a mio modo di vedere sono i punti cruciali 
da affrontare:
a) REGOLAMENTO DELLA RETE.
E’ necessario definire attraverso un 
Regolamento approvato all’unanimità il funzionamento ordinario e 
straordinario della Rete soprattutto 
in riferimento alle seguenti questioni:
a)   
tempistica e modalità delle convocazioni
b)  
possibilità di attivare un cloud o un
link e una
newsletter sul sito di un Istituto 
della Rete in cui inserire comunicazioni e decisioni
c)   
modalità sulle decisioni e deliberazioni di Rete (il modello di accordo proposto 
dal Miur richiama le conferenze di servizio previste dalle legge 241/90: questa 
modalità prevede l’unanimità e quindi il diritto di veto). Se si mantiene per 
tutte le decisioni quanto previsto dall’Accordo di rete è necessario stabilire 
come votano gli assenti o se l’unanimità si intende per i presenti. In caso 
invece di voto a maggioranza andrebbe definita la maggioranza vista la presenza 
nella rete di ordini di scuola differenti e anche di scuole con dimensioni 
differente
d)  
decisione sulla divisione dei compiti in forma tematica o strutturale, 
soprattutto in riferimento alla gestione e organizzazione dei corsi di 
formazione
e)   
decisione sulle modalità di delega e sui poteri decisionali dei delegati.
b) CABINA DI REGIA FORMATIVA. 
E’ necessario prevedere una “cabina di regia” per la formazione con uno o più 
Comitati scientifici per definire le tipologie dei corsi, i relatori, ecc. e 
trasmettere quindi alla scuola capofila solo il quadro finale completo per 
definire la parte amministrativa. Anche in questo caso è importante decidere se 
attivare strutture tematiche che decadono con la realizzazione del compito o 
strutture fisse (annuali o triennali).
c) PIANO DELLE ATTIVITA’ DELLA RETE. 
Va definito un Piano di attività della rete (riunioni, obiettivi, tempistiche) 
in modo che l’azione di coordinamento si svolga dentro un piano di lavoro 
condiviso. Inoltre va deciso se la rete si occupa anche di sicurezza, privacy, 
rapporti con gli enti locali, rapporti con le Università,.rapporti con le Asl e 
gli Enti assistenziali del territorio,ecc.
d)
AMMINISTRAZIONE.
La Rete deve decidere se intervenire sul settore amministrativo o attendere 
ulteriori sviluppi. Nel primo caso vanno organizzati incontri con Dsga e 
assistenti amministrativi e avviato un processo che sarà certamente lungo, 
fatico e ostacolato (da sindacati, personale, ecc.), nel secondo caso bisogna 
individuare come gestire amministrativamente le sole incombenze istituzionali.
e). RAPPORTI CON LE RETI DI SCOPO.
La Rete di Ambito si troverà a convivere con molte Reti di scopo progettuali. 
Anche in questo settore è importante decidere se attivare forme di supporto 
progettuale di Rete o lasciare la situazione come ora. Inoltre è importante 
definire quando e come la Rete di Ambito si deve candidare per progetti 
nazionali o locali.
SCUOLA D’INSIEME O INSIEME DI SCUOLE?
        
Le decisioni preliminari che ogni
Rete di Ambito prenderà 
condizioneranno il suo futuro di medio termine, indipendentemente da come il 
Miur interverrà in rapporto alle materie del comma 71 (organici in primo luogo). 
La decisione che deve essere presa è cioè quella relativa alla gestione di area 
del sistema scolastico e alle sue modalità progettuali e cooperative. Se. 
Infatti, si pensa di essere i “furbi” dentro una comunità di “gonzi” e si 
scambia la Rete di Ambito per il luogo attraverso cui acquisire vantaggi per la 
propria scuola anche a scapito delle altre ci si deve rassegnare a convivere con 
un sistema che non funziona e che produrrà solo liti e contenziosi.
        
L’occasione è invece quella di comprendere 
come la Rete di Ambito può diventare l’elemento di gestione di tutta la 
progettualità dell’Ambito: se infatti la Rete di Ambito acquisisce fondi 
progettuali poi può agire anche sul personale della Rete e in questo modo 
aumentano le competenze diffuse. La possibilità è quella di creare un sistema 
locale di competenze che supporti tutto l’Ambito sia a livello amministrativo 
sia a livello didattico-educativo, con una ricaduta positiva sul sistema locale 
dell’istruzione. 
        
La microprogettualità che tanto piace alle 
scuole può essere assorbita da una macroprogettualità di Ambito che riuscirebbe 
sia a livello di risorse sia a livello di personale ad essere molto più potente, 
ma ciò può avvenire solo se l’idea cooperativa soppianta quella 
atomico-formalista per cui ogni scuola ha una sua idea e la inserisce dentro una 
sua burocrazia. Non è possibile che le Reti di Ambito assorbano tutto ciò che 
viene dai PTOF e dalla burocrazia di ogni Istituto: è fondamentale che si creino 
sistemi di collaborazione e di amministrazione nuovi. 
        
Le Reti di Ambito possono portare ad una 
modifica della progettazione con supporti forti ad esempio ai Progetti PON 
(ufficio di Ambito per tutte le scuole) al PNSD (ufficio di Ambito per la 
gestione anche tecnica con il supporto dunque agli Istituti comprensivi) e a 
tutta la progettualità diffusa e disgregata. Bisogna agire per strategie e 
governo, ma l’impostazione d’avvio dirà se le scuole vogliono formare un insieme 
o soltanto essere costrette a stare insieme.