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L'alunno presenta difficoltà di ascolto, attenzione
e concentrazione (22.02.07)

La madre di un bambino di sei anni che frequenta la palestra in cui insegno una pratica sportiva mi chiede, in lacrime, un colloquio perché ha saputo che "di mestiere" faccio "il preside".
Mi fa leggere il seguente giudizio quadrimestrale su suo figlio:
"L’alunno presenta difficoltà di ascolto, attenzione e concentrazione. Necessita di continue sollecitazioni da parte delle insegnanti sia per quanto riguarda le attività individuali sia per eseguire il lavoro della classe. Le difficoltà di comunicazione e di ascolto, la scarsa autonomia nel lavoro non permettono un’acquisizione significativa di conoscenze e abilità. Deve ancora maturare una adeguato livello di autonomia nella gestione del materiale e del lavoro. Non sempre rispetta gli impegni e talvolta fatica ad adeguare il proprio comportamento alle regole della comunità scolastica."

I due sentimenti che la lettura del giudizio mi hanno suscitato sono l’imbarazzo e l’indignazione. Credo che le maestre che hanno steso un simile obbrobrio dovrebbero risponderne davanti all’autorità giudiziaria. Alla madre ho chiarito il mio imbarazzo (sono dirigente, ma di un altro istituto), ma poi ho spiegato che il giudizio è un messaggio per i genitori non per il bambino, in quanto nessun bambino di sei anni è in grado di comprendere il "violento scolastichese" delle maestre.
Se un bambino ha "difficoltà di comunicazione e di ascolto" e "scarsa autonomia di lavoro" come può acquisire "conoscenze" e "abilità"? Le maestre poi si guardano dal citare la "morattiana" parola "competenze", anche se poi invocano le "difficoltà di ascolto, attenzione e concentrazione" (non saranno, per caso, a sei anni delle vere e proprie competenze da sviluppare e maturare a scuola con la mediazione dei docenti?).

Tralascio scandalizzato tutta la questione dell’autonomia: le scuole hanno difficoltà a declinarla perché non dovrebbe avere difficoltà a farlo anche un bambino di sei anni? Non mi è chiaro cosa vogliono ottenere quelle maestre con quel giudizio, di certo hanno umiliato dei genitori, poiché è evidente la critica alla famiglia e la "schedatura" del seienne.

Quanti di questi giudizi dovremo ancora leggere prima di iniziare a discutere seriamente di come si valuta nelle nostre scuole?!

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