Progetto Storia del '900. Dibattito

(21.02.01)

Pirani, leggi bene il testo dei nuovi curricoli !!!
L'invito proviene dai coordinatori della sottocomissione
per l'ambito storico, geografico e sociale

Pubblichiamo in anteprima il testo di una lettera che i coordinatori della sottocommissione per l'ambito storico, geografico e sociale hanno inviato oggi al quotidiano La Repubblica, con l'appunto che il prof. Antonio Brusa - docente unviersitario  a Bari - ha inviato al curatore delle pagine di Storia del 900.


Caro Gianni Cimalando,

Gianni Spinelli mi ha detto del tuo interesse a sostenere la battaglia per il rinnovamento dell'insegnamento storico.
Penso che sia una cosa straordinaria, quello che stiamo facendo. In pratica, mi sembra che stiamo costruendo un'autentica rete di "contro-informazione".
A me tutto ciò risveglia forti emozioni.
In realtà, sto provando su me stesso che cosa vuol dire "non poter intervenire" in un dibattito che ti
riguarda, del quale magari sei anche un po' responsabile. E' come combattere con le mani dietro la schiena.
Eppure, con difficoltà, ce la stiamo facendo.
Da domenica, le lettere che stanno arrivando al ministero si stanno ammucchiando, e sono la forza, la sola di questa proposta: avrai notato che gli argomenti di ragione sembrano non funzionare.
Questi vogliono vedere se, dietro le idee e le speranze che abbiamo cercato di codificare in un testo,
le persone ci sono veramente.
Continuare a scrivere, dunque, è importante. Ed è importante che gli insegnanti possano discutere sul testo, e sulle "interpretazioni autentiche" del testo (non sempre una riga destinata a diventare un testo amministrativo risulta chiara).
Ti ringrazio dell'invito a scrivere.

Ti mando, per il momento, la risposta all'articolo di Pirani, che i nostri moderatori hanno inviato a Repubblica.

Antonio Brusa



Al Direttore de
La Repubblica
Roma, martedì 20 febbraio 2001

Signor direttore,
è con sconcerto e sconforto, anche se non senza qualche momento di ilarità, che stiamo seguendo i commenti che appaiono sugli organi di stampa intorno al nuovo curricolo di storia. Lo scomposto e sconnesso articolo apparso quest'oggi sul suo giornale a firma di Mario Pirani ci induce a intervenire per tentare di portare il dibattito  sul terreno di un lucido argomentare basato su informazioni esatte.
Chi ha letto la proposta elaborata dalla commissione  ministeriale sa che non è vero che lo studio cronologico della storia  generale "dovrebbe svolgersi una volta sola - così scrive Pirani -  dalla quinta della scuola di base. fino alla seconda superiore". Infatti questo percorso sistematico e cronologico sarà preceduto da un biennio nel quale si fonderanno le categorie del pensiero storico attraverso lo studio di società significative dall'antichità più remota fino a quelle contemporanee. Ed è proprio questo lavoro di preparazione concettuale che consentirà uno studio analitico e non mnemonico della storia generale, disteso su cinque anni proprio per conseguirne un'assimilazione duratura. Quanto alle affermazioni seguenti di Pirani, e cioè che nel triennio finale del secondo ciclo si studierebbe una storia per temi, senza scansione cronologica, dobbiamo precisare che la commissione,  pur essendosi finora occupata solo della scuola di base, ha comunque affrontato la questione dell'insegnamento della storia nel triennio finale, in un'ottica di progressività e coerenza del curricolo, e ha già espresso il seguente orientamento di base: nel corso dei tre anni finali si riprenderà la trattazione cronologica, inserendo in questa trama l'approfondimento di alcuni temi, in modo da sviluppare negli studenti l'approccio critico alla disciplina attraverso una forte attenzione alle fonti e al dibattito storiografico. Questi temi saranno scelti in parte fra i temi storiografici fondamentali (ad esempio la rivoluzione industriale) ed in parte facendo attenzione alle specificità culturali dell'indirizzo: ad esempio, nel momento in cui in filosofia si studierà la filosofia greca, sarà particolarmente approfondito lo studio della Grecia classica. Dunque l'impianto cronologico sarà presente - per la terza volta - anche nel triennio finale, e lo studio del mondo classico sarà coordinato su più discipline, con un risultato didattico senz'altro superiore a quello attuale, nel quale non esiste coincidenza cronologica, ad esempio, fra il programma di storia e quello di filosofia.
La proposta alternativa, due cicli completi di storia della durata di cinque anni ciascuno, scanditi dalla cesura fra i cicli scolastici, è semplicemente priva di senso: l'esperienza pedagogica mostra infatti che non è possibile iniziare a otto anni a studiare cronologicamente e sistematicamente la storia.
Pertanto - se così si facesse - nella scuola di base la storia verrebbe insegnata inutilmente, ad un livello poco più che mnemonico.
Iniziare poi di nuovo lo studio cronologico nel primo anno del secondo ciclo significa che quegli studenti (presumibilmente il 30%) che lascerebbero la scuola alla fine del biennio, con la fine della scuola dell'obbligo, avrebbero una preparazione monca, che si fermerebbe all'alto medioevo.
Non ci sembra davvero sensato sul piano didattico. E invece ci sembra che la scelta di un insegnamento serio della storia come base della formazione culturale da garantire a tutti i cittadini attraverso la scuola
dell'obbligo sia  un dovere culturale e civile.
Se infine  Pirani avesse letto le premesse del curricolo non avrebbe scritto che la storia è ridotta ad un ruolo ancillare, giacché è vero esattamente il contrario, in quanto la storia viene proposta come l'asse portante di tutti i saperi. Pirani è certamente una persona che ha studiato tre volte la storia more
antiquo: e deve ancora rendersi conto che prima di parlare bisogna seriamente documentarsi. Il nuovo curricolo, tra le altre avvertenze epistemologiche, sottolinea l'imprescindibile ricorso alle fonti e ai
documenti nello studio della storia.
Ci interesserebbe molto leggere  giudizi critici intelligenti sul lavoro al quale abbiamo collaborato: ci aiuterebbero e sarebbero un servizio per tutti, giacché molte idee sono una ricchezza. Speriamo che i giornali, a cominciare dal suo, decidano di affrontare seriamente una questione così importante.

Dario Antiseri, Luigi Cajani, Chiara Croce, Giacomo Timpanaro
(coordinatori della sottocommissione per l'ambito storico, geografico esociale)


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