Progetto Storia del '900. Dibattito

(23.02.01)

Attenti alla disinformazione
di Bernardo Draghi

Pubblichiamo il testo di una lettera che Bernardo Draghi ha inviato oggi al Giornale Radio 3


Caro Direttore,
sono un insegnante comandato all'Istituto di Ricerca Educativa della Toscana. La mattina andando al lavoro in auto ascolto sempre volentieri il GR3 delle 8.45, che nel suo formato non convenzionale è sempre ricco e stimolante.
Stamani però sono rimasto esterrefatto nell'ascoltare la notizia - riporto a memoria, ma il tono era questo - che "il ministro De Mauro aveva ritenuto di eliminare l'insegnamento cronologico della storia, ma ora sembra averci ripensato", seguita da un'intervista al prof. Pitocco, storico di fama, che iniziava con la domanda: "Professore, ma è giusto non insegnare più la storia cronologica?" Ovviamente il prof. Pitocco in tono assai indignato rivendicava l'importanza della costruzione del senso del tempo, e in particolare di temporalità complesse di cui la successione cronologica rappresenta solo un aspetto.
Tutto vero e sacrosanto... solo che la notizia era stata data in modo assolutamente mistificatorio, e l'indignazione era del tutto fuori bersaglio! Tanto per cominciare, il ministro non aveva "ritenuto" proprio niente, in quanto l'ipotesi di un nuovo curricolo per la scuola di base è stata elaborata da una commissione di storici ed esperti di didattica della storia che ha lavorato in modo del tutto indipendente.
Ma soprattutto, la proposta della commissione non va assolutamente nel senso dell'eliminazione della storia cronologica, quanto di una sua razionalizzazione in modo da evitare l'assurda e demotivante ripetitività del modello attuale, e contribuire alla costruzione di quel senso del tempo di cui il prof. Pitocco rivendicava l'importanza! Nel terzo e quarto anno di scuola, infatti, si studierebbero – ovviamente nella loro durata e successione nel tempo - alcune significative società e civiltà del passato; dal quinto al nono, si tratterebbe l'intero sviluppo della storia umana; dal decimo al tredicesimo, si ripercorrerebbe tale sviluppo approfondendo temi e problemi selezionati anche in relazione all'indirizzo di studio (non sarà forse la prospettata libertà a spaventare tanto certi insegnanti abituati a ripetere ogni anno le stesse parafrasi manualistiche?)
Visto che si parla di storia, dunque, sarebbe bene che giornalisti e storici, anziché basarsi sul sentito dire, si preoccupassero di documentarsi un minimo sulle fonti, prima di "tuonare contro" (Flaubert).
Altrimenti si fa soltanto della disinformazione e della diseducazione.

Cordiali saluti, Bernardo Draghi


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