Direzione didattica di Pavone Canavese

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18.02.2004


Dai bisogni alla patente: le TIC nella legge di riforma
di Giancarlo Albertini

Ho fatto un collage con i brani che riguardano tecnologia e informatica tratti dagli allegati C e D della legge 53 Riforma della scuola dell’infanzia e del primo ciclo; ho così potuto leggere in sequenza le indicazioni per gli allievi dai 5 ai 13 anni alla ricerca del disegno interno.. Ebbene, non c’è alcun ragionevole disegno, ma solo un folle disordine. Si parte dai bisogni primari dell’uomo, gli oggetti, gli strumenti e le macchine che li soddisfano (prima indicazione per la classe prima primaria) per giungere a padroneggiare i primi moduli utili al conseguimento della Patente europea ECDL (ultima indicazione per la terza ex-media).

Filogeneticamente corretto: i fanciulli di prima primaria analizzano i propri bisogni e li correlano con le opportune tecnologie, le classificano in base alle loro funzioni, accendono e spengono le macchine seguendo procedure canoniche ed infine accedono al sito web della loro scuola.

In seconda e in terza primaria videodisegnano e videoscrivono facendosi guidare da un correttore ortografico e grammaticale per già da subito interiorizzare, seguendo le troppo spesso fantasiose correzioni rosse sullo schermo, una norma rigida alla faccia dell’apprendimento della scrittura: un esercizio di videocopiatura in cui evitare sviste.

In quarta e quinta riconoscono le potenzialità ed i limiti della telecomunicazione (ma non si dovrebbe anche utilizzarla?), come anche analizzano le macchine in grado di riprodurre testi, immagini e suoni (e ancora non si fa cenno ad una loro utilizzazione). Si approfondisce la videoscrittura e si creano semplici pagine web personali o della classe: qui si dovrebbe necessariamente utilizzare un qualche software per html, sempre che naturalmente lo si sia individuato, analizzato e riconosciuto, immagino.

Nel primo biennio della secondaria di primo grado l’allievo affronta problematiche relative ai sistemi biodigitali, ma insieme anche principi di economia domestica e poi la risoluzione dei problemi propria dell’informatica (ho letto e riletto, ma non ho trovato nella mia testa una risoluzione di questo tipo).

Compare poi l’introduzione ad un semplice linguaggio di programmazione (ho paura a chiedermi quale) e poi la comunicazione in tempo reale. Considerate che prima non si è fatto alcun cenno a posta elettronica o altre forme di messaggistica asincrona: si giunge direttamente alla videoconferenza a meno che non si parli di telefonia, sms o mms.

Nella terza classe infine si affrontano le attività a distanza: dall’automazione alla telesplorazione terrestre e esogea; si utilizza il solito semplice linguaggio di programmazione per risolvere problemi concreti o (ho letto e riletto, ma non ho capito il senso della o) attinenti alle altre discipline. Se volete un esempio, il testo cita l’organizzazione di una bibliografia.

E prima di concludere con i moduli ECDL, una sosta sull’avvio a processi robotizzati.

Conosco moltissimi insegnanti che in questi anni si sono spesi nelle scuole elementari e medie nell’utilizzazione dell’informatica e della telematica per valorizzare il loro insegnamento e gli apprendimenti dei loro allievi: temo per quelli più giovani di me, per le loro menti e per i loro nervi alle prese con indicazioni di questo genere.

Pazzia ed ironia di questo scritto sono un po’ mie, ma in gran parte del MIUR. Ho fatto una lettura verticale del testo, ma è consigliabile anche una attenta lettura orizzontale alla ricerca del senso, spesso peregrino, dei parallelismi interni ad ogni disciplina che riguardano i passaggi dagli obiettivi formativi alle competenze. Buone Unità di apprendimento.

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