Direzione didattica di Pavone Canavese

 

Quaderno di scuola - a cura di Marina Boscaino

(01.02.2009)

Digitalia iuvant

 

 

Tutto quanto fa spettacolo. E tutto quanto fa profitto. È così che un’operazione come quella dei corsi di recupero - dalle conseguenze opinabili e dalle ricadute in termini didattici e pedagogici tutte da verificare, nonostante il profluvio di dati incoraggianti a proposito -, costata alle casse dello Stato solo lo scorso anno 174 milioni di euro, si tramuta oggi nel tentativo di un business di basso profilo. Suscita in molti sorpresa mista a raccapriccio la proposta di una casa editrice, la Garamond, che si occupa anche di prodotti tecnologici nel campo della didattica, che tenta oggi di trovare scorciatoie anche sulla complessa scommessa dell’e-book e che lancia un servizio di Ripetizioni Online: “risposta pratica, efficiente ed economica al problema così complesso del recupero dei debiti formativi, alternativa alle tradizionali ripetizioni e lezioni private”; piattaforma di e-learning e Aula Virtuale costituiscono gli strumenti di questo surrogato di intervento didattico.

Da quando  il DM 80/2007 individuò il sistema dei corsi di recupero per far fronte all’innegabile arretratezza (e non in base alle evidenze Ocse Pisa, ma ad un’osservazione spregiudicata della realtà) che i livelli di apprendimento e di competenze degli studenti italiani evidenziano, il dibattito è stato acceso. È chiaro che nella partita giocano un ruolo fondamentale elementi ulteriori, sui quali sarebbe opportuno aprire un dibattito senza tabù: la relazione educativa, la formazione degli insegnanti, la percezione che la società ha della scuola, rimbalzata da un pensiero dominante fatto di realtà parziale e virtualità mediatica, di disimpegno di alcuni docenti e disinformazione oggettive e parimenti gravi; da immagini socialmente, economicamente e politicamente vincenti, che attivano l’illusione e disabilitano la scuola a farsi veicolo di emancipazione. Ma il discorso diverrebbe oltremodo complesso.

In cosa si è concretizzato il “recupero”: ore pomeridiane in cui – attraverso funambolici incroci di orari e di carenze differenti – un insegnante ha impartito a un “gruppo classe”, già provato dal tour de force della mattina ed eterogeneo - in quanto formato da ragazzi con criticità valutate analoghe per corrispondenza di anno di corso, non certo per concreta identità di carenze - una o due ore settimanali, programmate in base al rapporto tra debiti formativi e ore disponibili. Ragazzi non solo con carenze differenti, ma con modalità di apprendimento disomogenei, abituati a modelli didattici diversi, i cui insegnanti di corso avrebbero previsto verifiche finali dissimili l’una dall’altra, ovviamente sul programma svolto nelle singole classi; insomma, una quadratura del cerchio assai improbabile. Analogamente è stato fatto durante l’estate, dopo la conclusione dell’esame di Stato e prima delle vacanze, in una rocambolesca corsa per favorire la possibilità che, quanti avevano contratto il debito a giugno, potessero affrontare l’esame di settembre.

L’insuccesso scolastico, è bene sottolinearlo, riguarda il 70% della popolazione scolastica: un dato difficilmente scalfibile dalla farragine di questo meccanismo, rallentato quest’anno dalla mancanza di fondi che affligge le scuole. Che hanno posticipato l’inizio dei corsi, in attesa che il ministero intervenga economicamente per scongiurare ricorsi in seguito ad eventuali bocciature a giugno. Il DM 80/2007 prevedeva che le famiglie potessero – attraverso una liberatoria – provvedere privatamente alle lezioni. Suscitò poi giustamente infinite critiche la possibilità individuata dal decreto stesso che le scuole – nell’attivare le pratiche di recupero e in assenza di personale disponibile – potessero avvalersi della collaborazione di soggetti esterni, completamente avulsa da regole o limiti: una sorta di Cepu per il recupero, che apriva un’ulteriore breccia “privatistica” nella scuola dello Stato e in un’attività per sua stessa natura non delegabile, la didattica. Ritorniamo alla Garamond e alla proposta indecente di surrogare virtualmente, a distanza, un’attività complessa come quella del recupero, che implicherebbe perlomeno la conoscenza diretta degli studenti coinvolti: il proficuo mercato rappresentato dal recupero delle criticità coinvolge anche la rete, inserendo un ulteriore tassello nella inconcludente jungla (normativa e pratica) che il relativo decreto ha sancito. Un esempio di come pseudo - modernità e tecnologie possano produrre un abbassamento del livello: no al pre-giudizio, dunque. Ma vigilanza e cautela sono obbligatorie. Perché dopo Natale Garamond ha rilanciato il servizio “Ripetizioni on line”, bandendo una sorta di selezione dei docenti candidati. Tariffario incluso, sia per quanto riguarda la remunerazione degli insegnanti che il contributo delle famiglie. Scuola, approccio didattico, relazione educativa, autorevolezza dell’istituzione, autorevolezza dell’insegnante sono ormai – a quanto pare – reminiscenze del passato, obsoleti ricordi di nostalgie inopportune.

Alla faccia di Piaget, Foucault, Freire, Bateson, Gardner, Freinet, De Bartolomeis e molti altri che noi “vetero” continuiamo ostinatamente a leggere.

 

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