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(04.11.2002)
Moduli ECDL e professionalità docente: una distanza incolmabile? - di Marco Guastavigna

Con la progressiva costituzione delle "task forces" da parte delle Direzioni regionali del MIUR e con l'avvio sul sito dell'INVALSI delle procedure per la segnalazione delle scuole sedi dei corsi e per l'iscrizione degli insegnanti interessati sta finalmente avviandosi il piano nazionale di formazione previsto dalla C.M. 55 e dalla Lettera Circolare 116 del 2002.

Come è certo noto a molti lettori il percorso formativo A ("Informatica di base", ovvero familiarizzazione con le tecnologie e con la loro utilizzabilità didattica) comprende i moduli della Patente Europea del Computer. Ho espresso più volte su queste pagineweb le mie ampie perplessità su questa impostazione. Affidarsi "in toto" e acriticamente al syllabus ECDL così come esso è attualmente impostato e articolato da un lato e dall'altro erogare moduli sugli aspetti didattici delle TIC in modo del tutto separato significa scindere dalla  riflessione sulle prospettive pedagogiche l'uso degli strumenti, che ha così buone probabilità di divenire un percorso astratto e decontestualizzato, e quindi professionalmente poco fertile. Il fatto poi che l'ECDL di base sia rivolta a un utente di pc generico riduce la professionalità docente a quella del lavoro esecutivo d'ufficio e genera per forza di cose percorsi formativi fondati sul "di tutto un po'", vaghi e superficiali.

Ho di recente partecipato a un convegno, piccolo nelle dimensioni ma molto significativo nei ragionamenti, in cui un collega ha lanciato una sorta di appello perché il modello dell'ECDL venga rifiutato in modo esplicito dalle scuole. Pur con tutte le riserve sinteticamente appena richiamate, non me la sento di sottoscrivere questa posizione, che rischia di complicare un meccanismo di formazione già di per sé molto complicato, senza però dar vita ad alcuna alternativa utile.
Ritengo più proficuo invitare le scuole che si apprestano a candidarsi a organizzare il percorso formativo A e i colleghi che saranno scelti per condurre i moduli ad un atteggiamento progettuale critico, che rivisiti i moduli ECDL per quanto sia possibile in funzione delle specificità della professione docente, utilizzando alcune idee-guida come punti di riferimento per la qualificazione delle attività proposte.

Rilanciando in questa prospettiva una mia mia paginaweb di qualche tempo fa, ma senza per questo aver la pretesa di esaurire l'argomento, provo quindi appunto a elencare alcune idee-guida per una maggiore adattabilità dei moduli ECDL alla professionalità docente.

In primo luogo va considerato il concetto portante, il vero valore aggiunto generale, a mio giudizio, dell'uso delle TIC nella didattica: la riscrivibilità dei "dati", ovvero la possibilità per la mente di attuare consapevolmente processi di elaborazione che abbiano con il supporto digitale un rapporto dialettico, che si avvicinano al risultato atteso per raffinamenti progressivi e quando sia necessario procedono per prova-e-verifica ed eventuale correzione e rielaborazione. Questa potenzialità cognitiva, profondamente differente dalla monodirezionalità processuale suggerita dai precedenti supporti, può essere una grande occasione per la  scuola intesa come luogo di apprendimento, ovvero essere occasione per rendere strategiche le attività propedeutiche ed esercitative, volte all'acquisizione prima ancora che alla valutazione di competenze.
Da questo modo certamente interessante di presentare il senso dell'introduzione delle attuali tecnologie digitali di comunicazione nella didattica, scaturisce una sorta di corollario: la possibilità di descrivere ciascun passaggio operativo non solo nei suoi aspetti procedurali, ma anche in quelli cognitivi. Un esempio: il "taglia-e-incolla" di porzioni di testo è descrivibile certo come sequenza delle 4 azioni necessarie per attuarlo, ma anche come risorsa importante per chi comincia a scrivere senza avere ancora in mente una precisa strutturazione delle idee, ma è consapevole di poterla raggiungere per gradi, anche a partire da una traccia iniziale molto disordinata e semicasuale.
Questo diverso modo di vedere i passaggi operativi, che si distacca dai meri aspetti esecutivi per affrontare con costanza il problema del senso, segnala la possibilità ragionamenti molto ricchi. Il taglia-e-incolla non si applica soltanto al testo, ma nella sua struttura logica essenziale si ritrova in ogni elaborazione di dati: è cioè una risorsa cognitiva comune a moltissimi ambienti di lavoro e ha una logica operativa trasversale. E non solo: le diverse interfacce grafiche che consentono di interagire con  i diversi applicativi nei diversi sistemi operativi (Windows, Mac, Linux) condividono ormai la medesima logica operativa  di fondo. Pertanto far ragionare i colleghi in modo esplicito sulle metafore e sulle grammatiche di rappresentazione delle funzioni operative dei software può essere un modo fecondo di arricchirne e renderne significativi l'empowerment  e l'autonomia. Ai docenti della scuola di base deve inoltre essere data occasione di cogliere che la gran parte degli aspetti fondanti di tali sistemi di rappresentazione è presente anche nei programmi (e sono numerosissimi!) destinati ai bambini. Parlando di piccoli utenti delle TIC e della rete, sarà bene porre attenzione agli aspetti operativi e giuridici della loro tutela. In generale, poi, sarà bene consentire ai colleghi di compiere prima di tutto esperienze dirette alle quali far seguire concettualizzazioni e definizioni, chiarendo che il lessico tecnico nella maggioranza dei casi non ha altro valore che quello d'uso: al di là dell'autoimprigionamento gergale di chi invia o aspetta "reply" al posto di "risposte" o chiama il testo ripreso nelle comunicazioni di posta elettronica "quotato" anziché "citato", infatti, la gran parte dei termini specifici serve a poco di più che a orientarsi nella lettura dei manuali e degli help dei programmi, soprattutto quando questi siano fatti davvero male.

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