Direzione didattica di Pavone Canavese

16.04.2000

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Laboratori di musica
alla scuola elementare "Lessona" di Torino.


C’era una volta un progetto
... fatto per dare ai bambini la possibilità di essere protagonisti dell’evento sonoro e di parlare il linguaggio musicale delle emozioni affinché le emozioni potessero diventare musica. Era un progetto scevro da ogni ferrea imposizione, ma che delineava un cammino emozionante, all’interno del quale il bambino, partendo dall’esperienza, ne scopriva le regole e, dopo averle condivise in un ambiente socializzante, se ne impadroniva, per poter, attraverso queste, esprimersi liberamente...

Un giorno, quel progetto, grazie al contributo economico dato dal Comune di Torino, attraverso il "Progetto Caleidoscopio", (all’interno dell’iniziativa "Le scuole con...") potè realizzarsi e hanno così preso vita due laboratori (il secondo dei quali attualmente operativo) che si sono effettuati in orario extra-scolastico e che hanno visto coinvolti 50 bambini del primo ciclo della scuola elementare.

Proprio all’interno di quei laboratori cominciò l’avventura...

Si trattava di esplorare il mondo dei suoni, conoscerne i segreti, impadronirsi delle chiavi necessarie per provare ad esprimersi e raccontarsi, creare ed inventare, comunicare con gli altri attraverso la musica. Siamo perciò partiti dalla prima sfera sonora che circonda il bambino: i suoni che lui stesso produce con il suo corpo, con la sua voce... pronunciando il suo nome.

Il nome di ciascuno racchiude una storia che prende forma già lì, nell’insieme dei suoni che lo compongono, nel modo di pronunciarlo, cioè urlandolo, sussurandolo, trascinandolo, soffermandosi su uno dei suoi fonemi... E’ la voce che dà vita al nome e alla storia, e con la voce abbiamo incominciato a giocare...

* Il suono acquista significato in opposizione al silenzio (e viceversa): ecco la prima coppia, il primo contrasto. La mano aperta è il segnale che dà il via al suono della voce; essa si interrompe quando la mano si chiude, lasciando spazio e tempo al silenzio. Alterniamo suoni e silenzi di varia durata... creando tutti gli effetti possibili. Il tutto sotto la direzione dell’adulto. Ma presto sono i bambini stessi ad occupare il ruolo del direttore d’orchestra, di colui che pensa, decide ed indica agli altri quel che devono fare.

* Sono i bambini stessi ad indicare la strada; i suoni non sono tutti uguali, le loro voci si esprimono con intensità diverse. Ecco la seconda opposizione: suono forte/suono piano.
Altri simboli, altri gesti stanno ad indicare se emettere suoni ad alto o basso volume. Subito ci si accorge della possibilità di passare dal piano al forte in modo graduale: il crescendo (e viceversa, il diminuendo).

* Andiamo alla scoperta di quella caratteristica che rende originale la voce di ciascuno e che ci permette di riconoscerla anche ad occhi chiusi: il timbro.
Ciò vale anche per qualsiasi suono o rumore noi vogliamo produrre con il nostro corpo. L’orchestra si arricchisce e si suddivide in gruppi, aumentano le possibilità di combinare suoni diversi con i silenzi e le diverse intensità.

* Allarghiamo il campo di esplorazione, facciamo la conoscenza degli strumenti musicali: tamburi, triangoli, piattini, legnetti, scatolette, maracas, metallofoni... Con essi creiamo diversi impasti sonori, ripercorrendo le opportunità già sperimentate con la voce e con il corpo.

* Iniziamo a chiederci che cos’ha di particolare il suono di ogni strumento, cosa evoca, cosa ci fa immaginare, quale sensazione produce. La fantasia dei bambini non ha limiti e noi non ci permettiamo di censurarla, anzi il nostro desiderio è quello di stimolare le potenzialità creative. E così, da semplici suoni nascono storie, sonorizzazioni. Individuiamo una situazione, un ambiente, e ne evidenziamo gli aspetti sonori più interessanti. Proviamo a trovare associazioni tra gli elementi ambientali e i timbri a nostra disposizione. Comincia a prendere forma la città con le auto, le moto, i tram, le ambulanze... piuttosto che il bosco con tanto di uccellini, ruscello, alberi... o ancora un temporale, vento, pioggia, tuoni e fulmini.

* Suoni e gesti viaggiano insieme: c’è l’orchestra che crea e c’è la scena che si anima. Bambini che suonano guidando gli attori che mimano personaggi e oggetti sulla scena, e viceversa bambini che muovendosi o fermandosi danno il via o lo stop ai gruppi strumentali.

* Aggiungiamo un altro elemento che va ad arricchire il bagaglio a disposizione della creatività: oltre ai suoni liberi (o prolungati), possiamo produrre i colpi singoli, singoli suoni prodotti contemporaneamente dall’orchestra , da una parte di essa o da un solo "musicista". Combiniamo ancora i concetti spaziali con gli elementi musicali: colpo singolo forte/piano e vicino/lontano.

* Passiamo ad una fase più strutturata, attraverso il racconto della storia di un gatto e di un cane; creiamo sequenze di quattro colpi (piano o forte) che facciamo corrispondere ad espressioni onomatopeiche (miao e bau); scriviamo le sequenze utilizzando le facce dei due animali; leggiamo e riproduciamo con la voce le "battute" costruite in questo modo. In una fase successiva sostituiamo i due simboli con cerchi piccoli e grandi.

* Torniamo ora a giocare con i nostri nomi. Scopriamo che ciascuno di essi contiene un colpo forte e altri colpi piano, ovvero un accento forte (accento tonico) e uno o più accenti deboli. Smontiamo il nome in sillabe, cerchiamo quale tra queste è più accentuata dalla voce che pronuncia quel nome, sottolineiamola con un gesto/ suono (battito di mani) o con un colpo di tamburo grande. Mettiamo in fila anche gli accenti deboli rimarcandoli con altri gesti/suono (battito di mani sulle cosce) o con colpi di tamburo piccolo.

* Anche in questo caso prende forma qualcosa: il ritmo, contenuto nel nome di ciascuno, come in ogni altra parola. I bambini scoprono di sapere già cos’è il ritmo, o meglio di aver già fatto uso del ritmo, magari senza saperlo.

* La combinazione di accenti forti e deboli ci permette di formare le cellule ritmiche, gli elementi base per la creazione di sequenze ritmiche complesse.

Facciamo uso dei nomi degli animali per costruire una banca di cellule , a partire da quelle più semplici: GRU (un solo accento forte) e GATTO (un accento forte e uno debole) (metodo di G. Bianchi).
Combiniamo tra loro le cellule componendo sequenze ritmiche da riprodurre con la voce, con il movimento, con i gesti/suono, con gli strumenti.

* Infine inseriamo anche il silenzio, dandogli una connotazione spazio/temporale più precisa: la pausa. Costruiamo sequenze ritmiche che la contengono e troviamo i modi più diversi di rendere significativo quel momento di silenzio.

 

... E così, l’avventura si conclude... tuttora i bambini della scuola elementare  " Lessona" vedono un progetto che anima la scuola e una scuola impegnata in un progetto...

Fra i pregi di quel progetto, quello di aver visto coinvolte figure diverse:  tre insegnanti interne alla scuola e due esperti in didattica della musica. Purtroppo, in entrambi i laboratori è stato necessario limitare il numero di domande di iscrizione pervenute, in quanto l’approccio pedagogico di riferimento, che prevede la massima valorizzazione del singolo bambino in un contesto di costruzione intersoggettiva del sapere, con un numero maggiore di iscritti non avrebbe permesso la realizzazione di un intervento adeguato e coerente.

Resta comunque opportuno sottolineare che i bambini che sono riusciti ad aderirvi sono stati i veri protagonisti del percorso ed hanno contribuito alla realizzazione dello stesso con le loro proposte, la loro capacità di interpretare le nostre, il loro entusiasmo e il loro desiderio esplorativo.

Attraverso giochi sempre nuovi hanno imparato, conosciuto, creato, prodotto... divertendosi e facendo un’esperienza in gruppo. Questo è forse uno degli elementi fondamentali: la conoscenza si è strutturata a partire dalla relazione di ciascuno con sé stesso, con gli oggetti, con lo spazio e con gli altri.

(Testo redatto a cura di Enrica Cavallotto, Alberto Cervia, Daniela Portonero. Per informazioni sulle attività del laboratorio si può prendere contatto con Enrica Cavallotto – E mail enricavallotto@tiscalinet.it)