Direzione didattica di Pavone Canavese

(18.08.01)

Sta eplodendo il villaggio globale.
Riflessioni "a margine" dei fatti di Genova
di Rodolfo Marchisio

 

Avevo già visto tutto. Prima di quelli che saranno catalogati come i "fatti di Genova".
Forse perché nel 1968 avevo 18 anni e tante idee in testa, forse perché ho fondato comunità ecclesiali alternative con preti arrabbiati, impegnati e di sinistra (ma sempre preti), forse per aver fondato gruppetti impegnati e non violenti, cercato soluzioni più rivoluzionarie o riformiste nei grandi partiti e nei piccoli movimenti, frequentato ambienti militari, ma ho già visto quanto è successo, anche se non so come spiegarlo a mio figlio ed ai miei ragazzi.
Ho visto movimenti alternativi e di protesta cercare di manifestare pacificamente.
Ma quando scendi in piazza non sai mai come va a finire. Nessuno controlla le emozioni, soprattutto la paura e la violenza che crescono dentro di te.
Ho visto minoranze violente scardinare il movimento di protesta, sconvolgere i piani e gli obiettivi, "fare il gioco" dei potenti, provocare e fare scatenare la polizia anche contro i non violenti.
Perché quando si ha paura e si arriva ad odiare non ci sono gerarchie, ordini, valori che tengano.
Le frange violente. Quanto violenti pericolosi, drogati, sbandati, emarginati, quanto presunti rivoluzionari, quanto infiltrati/usati dai servizi? Quanto per il tanto peggio, tanto meglio?
Abbiamo vissuto la nascita delle BR, il terrorismo di destra, di sinistra e di stato. E non abbiamo imparato nulla. Qualcuno ha voglia sempre di menar le mani. Qualcuno pensa sempre che sia l’unica soluzione. Qualcuno sbaglia e qualcuno sfrutta.
Ho visto la polizia essere provocata e picchiare. Anche i non violenti.
Quanto servi dei padroni e del potere, quanto figli di operai e contadini (esistono ancora?), quanto fascisti in divisa (ne ho conosciuti molti, violenti protetti da una divisa) e quanto solo giovani spaventati e stremati, schiacciati dalle contraddizioni?
Ho visto preti benedire le battaglie, i guerrieri, i crociati. Quante guerre sante abbiamo combattuto per loro?
Preti meravigliosi, preti fanatici, soltanto preti. Incapaci di vedere in modo laico le cose.
Eppure insostituibili nella nostra società. Chi segue i drogati, i malati di AIDS, i poveri più di loro?
Esiste oggi un libro rivoluzionario più di moda del Vangelo?
Ho visto politici scodinzolare, arruffarsi, tentennare, difendere i propri gendarmi ed aspettare che tutto passi, esprimendo un cordoglio mascherato dal cerone. Per poi correre a difendere i propri interessi.
Ma tutti i movimenti sono uguali? Come si fa a giudicare chi sta dentro un movimento, per i motivi più diversi. Come si fa a capire un fiume fatto di tanti rigagnoli e da tante, diverse persone?
Tutti i politici sono uguali? Sicuramente si assomigliano, con obiettivi solo un po’ differenziati e tanta voglia di darsi addosso e fare bella figura.
Chi predica il neoliberismo come unica soluzione dei problemi del mondo o non ha studiato la storia o ha forti interessi da difendere. Il crollo dell’Argentina dovrebbe far pensare Americani e Italiani (quella minoranza) che vivono ancora nell’illusione.
Il capitalismo, che dopo il crollo delle altre ideologie ci viene presentato come l’ideologia più moderna, che rivoluzionerà il secolo e risolverà tutti problemi, predica sempre le stesse cose: libertà di licenziamento, sfruttamento del lavoro (soprattutto minorile), della vecchia e nuova schiavitù, meno Stato (tranne che al momento del New Deal o della legge Tremonti), più concorrenza (ma anche concentrazione, multinazionali, monopoli, cartelli..) in un colpevole o ingenuo pensare che le cose, i complessi rapporti economici e sociali del mondo si regolino da sole. Ed in un colpevole non rispettare mai le proprie regole. Come si fa a crederci ancora se si è studiata la storia?
Tutti i poliziotti sono uguali? Violenti, esaltati dalla divisa, intimoriti, giovani, padri di famiglia?
Tutti i preti sono uguali? Chi dedica la vita a chi soffre, ad un problema, chi lotta per il potere, chi combatte guerre sante. Chi è fanatico e chi santo. Ma esistono differenze o per essere santi e rivoluzionari bisogna essere un po’ fanatici, rinunciare a vedere la complessità delle cose, vedere solo in bianco e nero (rosso, verde…)?
I poveri chi sono? Quei capi di governi non democratici invitati a tavola per figura o quelli che non vedremo mai (se non in TV) a cui si propone di lavorare per noi stando al loro paese o da noi chiusi in baracche come gli schiavi? Non li abbiamo visti i poveri a Genova. Come la rete ed il villaggio globale sono cose da ricchi, anche questa è una battaglia in famiglia, fra noi sviluppati e una parte dei nostri figli. Come all’inizio del 68.
Tutte le violenze sono uguali? Esiste una violenza lecita? Quando la non violenza non è più sufficiente? A 18 anni studiavo Gandhi e M.L. King, organizzavo seminari sulla non violenza.
Ho imparato a rispettare la Resistenza, come sola anche violenta soluzione. Credo che in certe condizioni sia inevitabile. Ma questo cosa c’entra?
Questa è una violenza stupida, programmata, colpevole. Di figli spostati della piccola e media borghesia dei paesi sviluppati. Che fanno la guerra negli stadi, nelle città, sulla pelle dei poveri che non conoscono.
Col risultato che si parla solo di loro, nei media e di quanto sono buoni i governi ricchi che stanno facendo l’elemosina a quelli poveri.
Sono riusciti a rubare la scena non solo ai miliardi di poveri, malati di cui sanno poco, ma anche a quelle migliaia di persone che in modo contraddittorio stanno cercando di fermare una cosa complessa come la globalizzazione.
Porgi l’altra guancia, la violenza chiama sempre violenza oppure esiste una violenza giusta?
Siamo in una società civile con deboli e dubbie forme di democrazia in occidente, costate centinaia di anni, di lotte, di morti, ma i rapporti fra i paesi del mondo sono gestiti con strumenti democratici o abbandonati al mercato (le nuove Compagnie delle Indie)?
Ho sempre pensato e scritto che il Villaggio globale, come metafora idilliaca tecno- pastorale all’americana, non esistesse.
Che fossimo tante tribu che vivevano accanto senza parlarsi, ma con tanti problemi sulla testa che rischiavano di scoppiare e di travolgerci. Una megalopoli con la sua city e le sue bidonville, pronte ad esplodere.
I problemi stanno esplodendo, in modo evidente.
Non sarà Internet a salvarci. Né l’America, il G8 o il neoliberismo. Forse neanche il popolo antiglobalizzazione, che però almeno innalza cartelli che indicano problemi
Avremo il coraggio e la lucidità di affrontarli?
Ho trovato nel tempo le mie riposte. Forse non esportabili e non definitive. Ma capisco con empatica perplessità la rabbia cieca e male informata di mio figlio che ho provato mille volte.
Mi preoccupa lo sconcerto o il disinteresse dei miei allievi alla ricerca di risposte e fatico a far loro capire la complessità ripetitiva degli ultimi 50 anni. E dei secoli che li hanno preceduti e preparati.
Nella scuola neoliberista e clericale che ci attende si potrà ragionare di queste cose coi ragazzi o dovremo parlare solo della storia dell’800, di Inglese, utility del computer e patenti europee?.
Per fortuna il capitalismo ripercorre sempre, nei secoli, le stesse strade e con Internet si può andare dappertutto e incontrare chiunque.

torna indietro