PavoneRisorse

I dibattiti di PavoneRisorse

(29.09.2012)                                                                                                                                                                                                                                               

“Roba da fuori di testa”. Parola di Ministro
di Aristarco Ammazzacaffé

  

Il Ministro Profumo si confessa dopo la pubblicazione sulla GU del bando di concorso per immettere in ruolo i docenti. E lo fa privatamete con la sua segretaria che ce ne ha ricostruito fedelmente i passaggi più significativi, che ancora più fedelmente dio seguito riferiamo.
Il racconto del Ministro nel suo ufficio di Viale Trastevere, con scena finale.

“Finalmente stamattina ho potuto leggermi in santa pace, nel mio studio di casa, la versione definitiva del bando. Già dai primi articoli, sono però letteralmente balzato sulla sedia.  Non credevo ai miei occhi e, quando ho visto che c’era la mia firma in fondo, ho pensato a un brutto sogno. È stato mio figlio, terza media ad Oxford, che si trovava nel mio studio, a dirmi papale papale: “Papà, non fare lo gnorri. Ne parli da diversi mesi e solo ora ti accorgi che quel bando non regge da nessuna parte! Ma come ti è venuta in mente? Sorvolo, per amore di figlio, sul senso, sul numero dei posti a concorso e sui destinatari. Ma le prove e i criteri? Mah” Ed esce.
Ma guarda che maleducato! Ho pensato. Ma poi ho realizzato che era mio figlio e ho lasciato perdere.
Comunque, abbastanza interdetto lo ero effettivamente per tutte le cose lette. Ovviamente le avevo sentite anche prima, ma senza farci caso. Mi sono fidato dei tecnici. Come dire….
Per esempio: la prova preselettiva con domande a scelta multipla. Per verificare – leggo - le “capacità logiche” e la “comprensione del testo” dei concorrenti.
E questo, a laureati che, per di più, insegnano da diversi anni!
Ti confesso, cara Patry (diminutivo di Patrizia. È il nome della segretaria personale. NdR), che, quando ho realizzato questa enormità, ho avuto già qui un mini mancamento.
Ripreso dal mancamento, mi prende l’angoscia: - Ma come? I laureati che sforniamo potrebbero anche non capire quello che leggono e addirittura sragionare e noi gli diamo la laurea e li facciamo anche insegnare? Ma qui si offende? Chi può pensare e scrivere queste cose?  Dov’è la logica? Indagare. Indagare  e sanzionare. A tutti i costi -. Una furia.
Ma sinceramente, a te e alla gente normale sarebbe mai venuto in mente una perla del genere?
In verità ho avuto anche qualche dubbio sui 50 minuti previsti per eseguire la prova. Ma su questo mi assumo la responsabilità. Comunque i 50 minuti nascono da un ben preciso calcolo statistico.
Inizialmente mi son dovuto scontrare con i due partiti all’interno del mio staff: quello dei “futuristi velocisti” (“cinque secondi a domanda e neanche uno in più”) e quello dei “partigiani dello slow food” (proprio così. Il loro motto: “minimo sei minuti. Si consideri ….”). E così ho pensato ad una operazione mediatrice ricorrendo ad algoritmi e a calcoli matematici anche sofisticati; e  finalmente  sono arrivato a qual valore che è lì. Che ora non capisco cosa ci stia a fare. Come dire.
Sulla prima prova scritta disciplinare (domande a risposta aperta), poi, non ti nascondo che, a leggere bene il testo, mi è caduto addosso uno di quei temporali violenti e sorprendenti che ti lasciano tutto impregnato di pioggia e mezzo frastornato. Ma me ne sono fatto una ragione per evitare il collasso e ho proceduto oltre, anche se a fatica.
Infine, la prova orale. Qui non ce l’ho fatta proprio! “Lezione simulata”! Simulazione! Lezione!
Come fulmini, mi hanno attraversato la mente - sull’argomento - tutti gli studi, le ricerche, le sperimentazioni, soprattutto a livello internazionale, degli ultimi decenni. E,  nel bando,  leggo invece di risultati attesi e procedure  di 40-50 anni fa!
Di futuro neanche un’idea - e una speranza -!
- Ma io mi licenzio! – . È stata - ti confesso - la mia prima reazione.
Stamattina, pensa, non volevo neanche venire al Ministero, tanto ero scombussolato.
Mi chiedo a questo punto, cara Clody (diminutivo di Clotilde. È  il nome della vice segretaria, che però non era presente. Qualche confusione di persona, verosimilmente. NdR ) e mi richiedo:  Come si può arrivare a tanto?  Bisogna proprio che ne parli anche al mio psicanalista”.
A questo punto, il Ministro esce dall’Ufficio e lo si sente dire come tra sé e sé: -“Ma che fine ha fatto il futuro di questa  nostra scuola? E di questo nostro paese?  Un genitore, un insegnante, un cittadino: loro almeno lo possono chiedere al Ministro. Io, io a chi lo chiedo? -.

 torna indietro