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Democrazia WEB e ragazzi

“La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione” G. Gaber

(02.03.2013)

I social network ci riporteranno in piazza
di Rodolfo Marchisio

 

Un timore diffuso di fronte alle TIC ed ai Social Network in particolare, è quello che i SN , piazze virtuali dei nostri incontri ed interessi in rete, esauriscano la nostra voglia di relazione, comunicazione, partecipazione, nel chiuso del nostro schermo e della nostra stanza.
Talora fra i più giovani o tra certe categorie di persone succede. Pensiamo ad esempio agli hacker, ad Anonimous di cui parleremo. Ma anche a certi adolescenti.
S. Turkle parlava nel suo libro de “La vita sullo schermo”.
Però per quanto riguarda la partecipazione politica e la militanza si verifica sempre più spesso il contrario.

Abbiamo accennato a momenti storici e politici come le cosiddette “primavere arabe”, movimenti non ancora assestati e quindi ben compresi; le rivoluzioni arabe sono state e sono movimenti dal basso che hanno trovato nel web - ma anche negli sms - possibilità di:

Poi però sono uomini e donne in carne ed ossa, in ogni caso, a scendere in piazza e rischiare la morte o il carcere per fare la loro rivoluzione. O a trovare il coraggio di manifestare.

A livello “diverso” movimenti come Occupy Wall street , la mobilitazione in Italia sul referendum contro la privatizzazione dell’acqua, il movimento Se non ora quando ed i flash mob, sono forme di partecipazione nate in rete o attraverso la rete per la facilità di comunicazione e diffusione, di organizzazione di momenti pubblici collettivi, di raccolta firme (tramite mail e sms, blog o siti di riferimento) ma poi sfociate nelle piazze, in manifestazioni,  azioni dimostrative improvvise (quindi poco prevedibili) eventi, senza i quali questi movimenti non avrebbero avuto la stessa visibilità (spesso mondiale) ed efficacia.

Un modello di partecipazione

L’impressione di molti è che, per chi vuole effettivamente ed efficacemente partecipare, il modello che sta emergendo sia un modello misto, multipiattaforma, fatto di dibattiti in rete, diffusione d’informazione, organizzazione online, raccolta firme ed adesioni e momenti di manifestazione pubblica.
Come sostengono ormai sia Rodotà sia la rivista Wired nei suoi ultimi numeri.
Soprattutto in questo circo(lo) mediatico dove ormai i giornali citano la TV, aprono con l’ultimo talk show della sera prima, la TV e i TG vivono molto di notizie tratte dalla rete e di video di Youtube.
Una cosa è che i giornali e le TV abbiamo tutti un sito, una pagina su FB o Twitter sia per essere “moderni”, sia per coprire un’altra fetta di pubblico che gli sfugge (chi legge repubblica.it o stampa.it di solito non legge la versione cartacea); una cosa diversa è fare metà del palinsesto del TG in base anche alle notizie prese in rete o su Youtube.
Manca il giornalismo.

Il volontariato, l’associazionismo, ormai tutte le forze politiche e sindacali hanno sito, blog profilo FB e Twitter (spesso il TG cita cosa ha detto un leader copiando una frase dalla rete, invece di intervistarlo). Talora sono forme positive di evoluzione, la rete ha avuto un ruolo ad esempio nelle primarie sui leader e sui candidati, per chi le ha fatte, e durante le elezioni. Altre volte sono “belletto digitale”.

E’ presto per parlare di nuove forme di politica in rete o attraverso la rete delle istituzioni tradizionali previste sinora dalla Costituzione (partiti, sindacati, Associazioni…). Se va bene aprono un dialogo con gli elettori, sono veicoli di propaganda, raccolgono pareri.
E’ presto per verificare se le nuove forme di espressione politica che si sviluppano prevalentemente in rete siano veramente democratiche e si muovano nell’ambito della Costituzione

 Occorrono, lo ripetiamo, alcune attenzioni.

1. Il Movimento 5S, nato e cresciuto in rete e chiamato ora ad amministrare e governare ha fatto le primarie e continua a funzionare online. Occorre essere iscritti. Quel 38,8% di italiani non connessi (dato Ist. Lorien per Forum PPAA) sicuramente non frequentano gli Internet café e quel 50% di famiglie non avvezze all’uso delle TIC e che oggi sono in difficoltà con le iscrizioni online alle scuole sembrerebbero tagliati fuori, come gli analfabeti informatici e soprattutto gli analfabeti (anche di ritorno).
L’accesso generalizzato come diritto effettivo c’entra con la democrazia?

2. In generale un buon webmaster sa gestire il suo sito, le notizie (come i direttori dei giornali), i dati da diffondere. La rete, come i giornali e le TV sono pieni di faziosità.
E’ più facile controllare un sito/blog che un movimento o partito e la trasparenza o i controlli richiesti sono ancora minori.

Gli esperti

Comunque “email, Facebook, Twitter & C. ci assordano. Ecco perché la circolazione delle idee tornerà ad essere fisica” sostiene B. Giussani su Wired[1] .  Forte dell’esperienza di Ted ribadisce che “se pur viviamo in un contesto di virtualizzazione dei rapporti quotidiani” ….sta emergendo una moltiplicazione delle occasioni di ritrovo fisico…Il fenomeno risponde a due esigenze fondamentali tipiche della società della informazione. La prima è filtrare la crescente massa d’informazioni cui siamo sottoposti…(per arrivare NdA) a una attenzione specifica. La seconda è opporsi all’impressione, sempre più dominante, che le nostre vite siano circondate da sistemi artificiali che decidono al nostro posto…. Per ritrovare ordine abbiamo bisogno di concretezza e fisicità…. Salire su un palco e parlare ad un pubblico continua a rispondere ad una antichissima esigenza umana… abbiamo bisogno di raccontare la nostra storia e di ascoltare quella degli altri: emozioni, osservazioni, esperienze, insegnamenti.”
Anche Rodotà, nel fare il punto sulla situazione nel volume Il diritto di avere diritti, Laterza, nell’affrontare il tema TIC e diritti, il passaggio dal Web 1.0 al Web 2.0, quello caratterizzato dalle relazioni, la nascita di nuovi movimenti (da Occupy Wall Strett alle primavere arabe), l’evoluzione verso il Web 3.0 (quello dominato dalle macchine e dagli algoritmi) premette che di fronte alle problematiche e prospettive aperte dalle tecnologie, l’accettabilità dei loro sviluppi “dipende proprio dalla loro compatibilità con i diritti fondamentali e con i principi della democrazia”.
E prefigura il diritto ad una partecipazione orizzontale e multipiattaforma, anche per lavorare ad una Costituzione globale, corale e infinita, modello Wiki, per garantire i diritti in rete.
[2]

 NB Oggi queste osservazioni, scritte prima delle elezioni, vanno aggiornate di poco. A oggi 250.000 elettori del M5S hanno firmato e inviato una petizione al loro leader chiedendo senso di responsabilità verso il paese, altri hanno aperto una discussione nel sito del movimento, esercitando il diritto all’espressione delle proprie opinioni. Se verranno ascoltati è un’altra storia. Sulla rete impazzano blog e raccolte di firme in merito alla situazione politica.
cfr www.change.org
Ciò conferma che la rete dà spazi prima inesistenti. Non li dà a tutti e non è garanzia di democrazia, se non vengono rispettati i diritti di tutti e le regole della democrazia stessa.   

 Un esempio di attualità

Presentiamo anche nella sezione Riflessioni, un esempio vicino ed attuale di espressione di dissenso e partecipazione che si sviluppa come vedremo alternativamente online e in presenza, in piazza, con manifestazioni ed eventi. Ci sembra utile perché tratta della scuola pubblica e perché si sta costruendo proprio in questi mesi. E’ il modello del movimento degli Insegnanti arrabbiati

 

[1] B. Giussani su Wired 1/13 pag 80.

[2] S. Rodotà, Il diritto di avere diritti, Laterza

NB I grassetti sono opera dell’autore dell’articolo

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