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Educazione alla Cittadinanza

(01.08.2012)

Riflessioni sul presente e sul futuro
di Cittadinanza e Costituzione
di Rodolfo Marchisio

 

Presentiamo, attraverso l’introduzione, le riflessioni scaturite dal seminario Cittadinanza e Costituzione. Un anno di sperimentazione. Gli atti, curati da R. Marchisio e R. Marchis, fanno da ponte fra il passato (la sperimentazione nazionale), il presente (la declinazione di CC nelle varie educazioni) ed il futuro possibile di questa attività formativa articolata e complessa che non può e non deve ridursi ad essere una materia. 

Gli atti completi sono pubblicati sul sito di ISTORETO nella rubrica dedicata a CC.

 Introduzione

 Il seminario Cittadinanza e Costituzione. Un anno di sperimentazioni, promosso in collaborazione dalla Provincia di Torino, dall’USR Piemonte, dall’ANSAS Piemonte e dall’ISTORETO nel marzo del 2011, si è posto il duplice scopo di fare un bilancio di quanto prodotto nelle scuole del Piemonte e, più in generale, in Italia, in seguito alla sperimentazione conseguente al bando nazionale Cittadinanza e Costituzione, emanato dal MIUR e dall’ANSAS nazionale; in secondo luogo, di delineare la nuova fase di sperimentazione che stiamo vivendo e le sue prospettive, sia attraverso la presentazione del nuovo bando nazionale su “Sicurezza e Cittadinanza” promosso dall’ANSAS nazionale, sia attraverso una analisi delle iniziative in corso nelle scuole.

Le motivazioni che muovevano gli organizzatori partivano da due constatazioni:

La relazione del professor Losito permette di inserire sia quanto successo, sia le prospettive future nel quadro più ampio dell’indagine internazionale IEA. Con scoperte significative: i ragazzi italiani, su questi temi, in genere sono ad un livello di conoscenza ed elaborazione superiore alla media internazionale indagata e questo in contrasto con i risultati delle indagini OCSE sulle abilità di base. Ma anche con la sottolineatura d’importanti distinzioni quale quella fra conoscenze, abilità, atteggiamenti - talora solo attesi - e reale partecipazione; una sottolineatura evidenziata anche dagli interventi della tavola rotonda, dove si metteva in risalto che la democrazia non si insegna, ma si pratica, che le conoscenze, le belle ricerche o le episodiche manifestazioni pubbliche non sono sufficienti a modificare in modo stabile atteggiamenti e comportamenti degli allievi o ancor più dove si descriveva una prassi concreta di reale didattica democratica.

Un primo punto di arrivo della sperimentazione e del seminario, confermato dall’analisi condotta da Losito, è infatti che l’esperienza formativa di Cittadinanza è un percorso interno alla vita delle scuole, per cui contano molto il clima di scuola, i rapporti fra le varie componenti; non tanto quello che la scuola dice, ma quello che la scuola fa ed è.

In altre parole è essenziale che la scuola sia democratica, non che predichi la democrazia. Ne deriva che, anche la sperimentazione lo conferma, CC non possa quindi essere ridotta ad una materia - situazione anche a livello internazionale molto rara - o ad un insieme di sole conoscenze o abilità  che non avrebbero reale efficacia educativa.

L’esperienza piemontese: la cultura della rete e le scuole polo

È emerso sia nella relazione della Dottoressa Fichelli sia nell’analisi dei progetti condotta dalla Professoressa Orlarei, che la situazione piemontese ha, nel confronto con quella nazionale, due specificità.
La prima è la “cultura della rete”, che si mostra nel numero di progetti di rete presentati e rivela come l’abitudine a lavorare insieme e con partner esterni sia più presente e radicata che altrove, anche perchè “poggia” spesso su preesistenti iniziative con questa caratteristica.
A cominciare dal protocollo d’intesa USR Piemonte - scuole polo che, individuate 14 scuole in regione con particolari esperienze pregresse e competenze da mettere al servizio di altri, affidava loro compiti di promozione, coordinamento, consulenza, finanziamento e pubblicizzazione dei progetti - provenienti da diversi  Enti - dell’area Storia - Cittadinanza.
Ciò ha favorito la nascita di legami di collaborazione consolidati e stabili nel tempo, la continuità del rapporto coi partner, il coordinamento e l’integrazione delle progettualità; evitando sia la dispersione dei fondi e delle iniziative formative, sia il sottoutilizzo o la scarsa conoscenza di quanto prodotto dalle scuole.
La seconda è legata alle scuole “polo”. Siamo al quarto ed ultimo anno di attuazione del protocollo di intesa e si può abbozzare un primo bilancio. Le scuole polo hanno funzionato quando sono state un punto di riferimento stabile negli anni e non episodico o strumentale ad un progetto o finanziamento temporaneo; punto di riferimento riconosciuto ed attendibile perché competente, ma anche utile ed al servizio degli altri.

Una rete è stabile quando la cultura del confronto superi quella della competizione tra scuole e il clima sia collaborativo e proattivo, non utilitaristico; quando si abbia voglia, ci sia spazio, per confrontarsi, condividere, discutere e poi pubblicare quello che si fa.
In conclusione si può dire che il futuro e il successo delle reti e dei progetti di Cittadinanza (quindi anche di quelli relativi alle educazioni) dipendono dalla continuità di lavoro nelle scuole, dal coordinamento della proposta che viene fatta alle scuole stesse e dalla coerenza dei bandi e dei finanziamenti.
Le reti potranno avere ancora un ruolo se ci sarà continuità nel lavoro pluriennale, un clima di confronto e collaborazione, ma anche continuità di finanziamenti e di collaborazioni interistituzionali e coerenza nella proposta di tematiche da parte delle Istituzioni.

La fase attuale: la declinazione nelle educazioni, uno sviluppo non un superamento

Il momento attuale per le scuole piemontesi è caratterizzato, dopo una fase centrata sulle tematiche più “classiche” - bisogni, diritti, regole, Costituzione, Democrazia, partecipazione - dal sommarsi di proposte progettuali provenienti, in modo non coordinato, dall’Amministrazione e da diversi Enti, proposte che hanno la caratteristica comune di associare le varie educazioni al tema della Cittadinanza: dal nuovo bando nazionale che unisce Cittadinanza ed Educazione alla sicurezza, all’iniziativa Pra Catinat - USR Piemonte che sviluppa il tema della cittadinanza attraverso l’Educazione ambientale, all’iniziativa della Regione Piemonte su Educazione Alimentare e cittadinanza, attraverso le Fattorie didattiche, al bando USR Piemonte “Imparo a star bene e ci guadagno” su Educazione alla salute e cittadinanza.

Come detto nella tavola rotonda, la declinazione in orizzontale della formazione del cittadino in vari momenti, nei quali deve imparare ad informarsi ed a compiere scelte consapevoli delle conseguenze che queste hanno su sé e gli altri, è uno sviluppo a 360 gradi molto positivo della formazione, perché si compiono scelte, si è cittadini in molti modi e momenti della nostra vita sociale.

A due condizioni, però: che le varie proposte non sostituiscano, ma integrino il nucleo di partenza, quello della democrazia e della partecipazione nel quadro dei diritti costituzionali, e che le proposte siano tra loro coordinate e ricompongano un orizzonte complessivo più ricco. Se invece le scuole non verranno aiutate a inserire le nuove proposte in un progetto formativo più fecondo e completo e riterranno che temi come quello dei diritti, della partecipazione o della Costituzione siano obsoleti, sostituibili da altri “più nuovi”, si sarà persa una feconda opportunità di integrazione formativa e si sarà fatto un passo indietro.

È reale, infatti, il rischio che le scuole, necessitate dalla ricerca di finanziamenti, trascurino quello che hanno appena finito di sperimentare e comincino a saltellare da un’educazione all’altra. È utile invece constatare che il cittadino si può formare attraverso differenti esperienze, in vari momenti della sua vita e in varie dimensioni della sua presenza sociale: facendo la spesa, usando la rete ed i social network in modo distratto o in modo informato, avendo una relazione passiva o attiva col cibo, rispettando o meno l’ambiente. In definitiva nel compiere delle scelte consapevoli e non imposte o passive si dicono dei “sì” o dei “no” a quanto ci viene proposto o imposto: si diventa quindi cittadini.

Occorre che, oltre alle scuole, anche le Istituzioni che propongono i progetti ed i finanziamenti facciano rete tra loro, tenendo conto della situazione e dell’offerta generale; occorre vedere la continuità fra quanto fatto e quanto in progetto, per evitare di “fare a pezzi” il cittadino e tener conto che la sua formazione ha un tronco centrale presente nella nostra Costituzione, come sperimentato nel progetto nazionale.

Le varie “Cittadinanza ed Educazione a …, se non vogliono essere una moda passeggera, devono integrarsi tra loro e con le tematiche già consolidate. D’altra parte non solo si è cittadini in vari modi e momenti, ma il denominatore comune di tutte queste aree e attività è costituito da due competenze base di cittadinanza: la capacità e la volontà di informarsi in modo corretto e completo e quella di fare delle scelte, di non subire o essere passivi; scelte consapevoli che tendano ad esprimere opinioni e intenzionalità.

Sarebbe paradossale infatti formare un bambino che sappia lavarsi bene i denti, ma non conosca i suoi bisogni ed i suoi diritti o che faccia una spesa intelligente, sappia leggere una etichetta, ma non rispetti l’ambiente oppure uno che rispetti l’ambiente, ma usi le TIC e i social network in modo passivo e sprovveduto. Obiettivo comune è qualcuno che si formi a fare tutte queste cose insieme. Nella scuola e fuori, come evidenziato anche dalla relazione del professor Losito.

Per questo occorre proseguire la riflessione con la consapevolezza che i nuovi filoni sono una sfida fondamentale e devono essere letti come una declinazione in orizzontale verso le educazioni; non un passaggio da un nucleo più generale ad aspetti più “settoriali”, ma un calare quelle metodologie e quei percorsi formativi nelle loro declinazioni, cioè nei vari ambiti del nostro vissuto.

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