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Educazione alla Cittadinanza


(01.10.2013)  

Insegnare la Costituzione in modo "affascinante"
di Luciano Corradini  (emerito di pedagogia generale nell'Università di Roma Tre)

 

Che la Costituzione possa essere una lettura "affascinante per i ragazzi" dipende molto dalle persone che la propongono, come accade per qualunque altra materia. Si tratti di Dante, di Leopardi, del Vangelo, dell'esplorazione del cielo, della fotosintesi clorofilliana o di una funzione matematica, si può amarla o odiarla, non solo sulla base delle sinapsi e dei grumi affettivi che caratterizzano ciascun ragazzo in un certo periodo della sua vita, ma anche sulla base della sensibilità, della cultura, della immaginazione didattica del docente.

Non tutti i docenti di lettere sono come Roberto Benigni o Vittorio Sermonti, non tutti i docenti di religione sono come Bergoglio o Ravasi, non tutti i docenti di fisica sono come l'astronauta Parmitano che parla della Terra mentre fa una passeggiata spaziale; non tutti i docenti di diritto sono come Piero Calamandrei e Giuseppe Dossetti. E così via. D'altra parte nei concorsi a cattedre non si ascoltano molti Socrate e Cicerone parlare delle rispettive discipline: e non per questo li si boccia. Non si pretende di avere docenti geni della scienza e della comunicazione, ma si pensa che, opportunamente allenati, sensibilizzati, preparati per quanto è umanamente possibile, i docenti possano interessarsi, interessare e perfino illuminare e divertire, provocare ammirazione e sdegno, pietà e determinazione a fare la propria parte nella "cittadinanza attiva" raccomandata dalle norme vigenti. Magari citando e utilizzando i personaggi ricordati, attualizzando momenti importanti della storia, che confluiscono nella Costituzione e che ne derivano.

Il preside Francesco Girgenti riferisce di un colloquio svoltosi in tram a Roma fra due sue studentesse quindicenni, che non si erano accorte della sua presenza. Alla notizia che c'era un compito in classe di diritto, una ragazza dice all'altra: "Sta Costituzione! Du palle!". Sarebbe forse stato più stimolante, e meno soporifero, anche se non so quanto educativo, far ascoltare in aula un dibattito fra Travaglio e la Santanché. In nome della Costituzione uno dei due ritiene necessario dichiarare decaduto dal Senato un famoso senatore, per le condanne emesse nei suoi confronti dai tribunali della Repubblica, l'altra per salvarlo, o meglio per reagire contro coloro che intendano accelerare il procedimento di giudizio, per votare la decadenza, è disposta a far cadere il Governo. Tutto rigorosamente costituzionale, con citazioni di articoli, di leggi, di documenti internazionali, come chiedono le Indicazioni nazionali vigenti per la scuola.

Un insegnante che volesse utilizzare la registrazione di dibattito fra i due, usando una sorta di moviola, potrebbe per esempio invitare gli studenti a controllare le citazioni dei contendenti, a seguire il filo delle loro argomentazioni, a continuare il dibattito fra loro e a capire quanto di scelte pregiudiziali, fatte per partito preso, ci siano nei due interlocutori, quanto di verità, e quali conseguenze ne dipendano, quanto equanime e abile sia stato il conduttore del dibattito.
Frattanto alcuni parlamentari salgono sui tetti di Montecitorio e vi passano la notte, srotolando un  lenzuolo che inneggia all'art. 138 della Costituzione, mandando dall'alto manifestini, come si faceva durante la Resistenza. Anche questo tema si può affrontare evitando la Scilla della noia e il Cariddi della rissa inconcludente. Dare diritto di cittadinanza nella scuola alla Costituzione non significa fare un nozionistico corsetto di diritto, diluito nei 13 anni che vanno dall'infanzia alla giovinezza o, all'opposto, farsi travolgere dalla cronaca, per attizzare controversie, dimenticando le materie «canoniche», o concedendo qualche vacanza patriottica, ma «arredare» la propria memoria e talora le pareti della scuola e dell'aula o utilizzare tablet e LIM, dove esistono, e dove si sanno utilizzare, con documenti e messaggi che siano funzionali al programma di lavoro scelto. Vuol dire darsi un metodo di lavoro anche collegiale fra docenti, per sapere volta a volta rintracciare e confrontare principi costituzionali e fatti, istanze valoriali e problemi reali, per distinguere e connettere etica, diritto, legalità, politica, in relazione alle responsabilità connesse col ruolo dei politici, dei giudici, dei tecnici, dei giornalisti, dei docenti, dei genitori e degli studenti.
Con modi appropriati all'età dei ragazzi, si possono incentivare giornali d'istituto, bacheche, gruppi di studio, rassegne stampa su certi temi, informazioni e messaggi relativi alle consulte studentesche, ad eventi significativi, con  foto selezionate ricavate dalla rete sulle vicende della cronaca locale, ma anche regionale, nazionale, europea e mondiale, o sulla vita della scuola. Ovviamente, con criteri discussi e condivisi, e con l'impegno dei promotori, solitamente i docenti di area storico geografica e storico sociale o giuridica, a informare e a far maturare interessi e responsabilità fra tutti i docenti e studenti. L'attivazione di questo processo, in attuazione delle Indicazioni e di altre auspicabili norme ministeriali, spetta primariamente ai dirigenti scolastici.

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