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LA BUONA SCUOLA OGGI: Documenti e interventi su  "Piano Renzi" (settembre 2014)

(09.03.2016)

Valutare il merito ... senza farsi male
di Stefano Stefanel

 

         I Comitati di valutazione delle scuole si stanno insediando: i casi di rifiuto totale sono molto pochi, enfatizzati dai soggetti ostili alla legge 107, che hanno un’incidenza molto minima sul sistema dell’istruzione in quanto gli stessi soggetti tendono ad essere contrari proprio a tutto, sia a priori, sia a posteriori, sia “a prescindere”. L’attenzione sull’argomento si sta alzando, anche perché i sindacati che più e meglio rappresentano gli insegnanti chiedono che il “bonus” entri in contrattazione (in palese contraddizione con la legge che tutti dicono a parole di rispettare), mentre il maggior sindacato dei dirigenti scolastici (Anp) anche in questa occasione ha deciso di alzare “il livello dello scontro” parlando prima di “insegnanti contrastivi” e ora di bonus deciso in forma di fatto unilaterale dal dirigente scolastico. I modelli proposti da Anp nei suoi seminari e sul web tendono ad essere molto discrezionali e a ruotare attorno alla figura del dirigente, che assegna punteggi e dopo averli assegnati anche eroga il bonus: una vera e pericolosa assurdità. Pare incredibile ma anche la posizione “in negativo” (cioè contro la legge 107/2015) di Maurizio Tiriticco individua un modello criteriale in cui di fatto si danno punteggi e si forgiano classifiche. Personalmente ritengo che non ci dovrebbero essere classifiche nei cassetti, anche perché poi queste classifiche si dovrebbero tirare fuori, con buona pace delle motivazioni.


LE RAGIONI DEI DOCENTI


Le ragioni dei docenti, fortemente ostili a questo tipo di valutazione e forse alla valutazione in genere, poggiano su alcune motivazioni di tipo reale, ingigantite dalla polemica mediatica, ma nate sui obiettivi dati di fatto e non su semplici prese di posizione politiche. La prima e più evidente è che la legge 107 ha decontrattualizzato la valutazione dei docenti, lasciando invece contrattualizzata quella di noi dirigenti. Si sa che la protezione sindacale è la migliore arma per non essere valutati e questa diversità di trattamento non può ben disporre gli animi dei docenti verso questo passaggio della legge. E’ vero che i dirigenti devono essere valutati per legge e non hanno mai opposto resistenze in tal senso (lo hanno fatti i sindacati della categoria per loro), ma è altrettanto vero che in prima applicazione della legge i dirigenti valuteranno, ma non saranno ancora stati valutati. Questo non è un problema, perché è l’Amministrazione che decide tempi e modi della valutazione dirigenziale, ma uno degli elementi di criticità sì. E davanti alle criticità e alle accuse tutte denigratorie c’è poco da cavillare o richiamarsi a norme e commi.

Un altro problema che io vedo in giro è la poca fiducia dei docenti verso i dirigenti scolastici: troppi di noi si ergono a giudici, garanti, ispettori, controllori, persecutori, ecc. perché la categoria nel suo complesso non ne subisca le conseguenze in termini di immagine e di fiducia. Troppi comportamenti di troppi dirigenti sono vessatori perché vi sia fiducia nell’equilibrio del dirigente che erogherà un bonus sulla base di criteri che comunque debbono premiare un merito e non il lavoro aggiuntivo. Molti docenti contestano la competenza dei dirigenti ad applicare criteri nati da un’impostazione della valutazione da loro nel complesso fortemente osteggiata. Per loro conto molti dirigenti (spero non io, ma non sono certo io a poterlo dire) tendono a svolgere la propria funzione come poliziotti ostili, avvocati cavillosi, giudici forcaioli. Poiché la categoria è vista nel mondo come un soggetto unico non è facile distinguere gli equilibrati, dagli equilibristi e dagli squilibrati. Per cui servirebbe moderazione.


I CRITERI E LE PROSPETTIVE PER LA QUALITA’ DEL SISTEMA

 Il comma 129 si presenta ad un’attenta lettura come una descrizione di dieci materie considerate utili per valutare il merito. Io penso sia necessario attenersi a quanto indicato e creare delle rubriche entro cui “far cadere” i docenti, che dunque potranno “cadere” in una categoria o in più categorie o anche in nessuna di queste. Alcune di queste categorie sono rendicontabili senza ulteriori passaggi, altre invece richiedono la creazione di delicati organismi verificativi e forse è meglio non inserirle nella valutazione del 2016. Nel 2016 potrebbe essere avviato il processo di verifica delle condizioni di monitoraggio e valutazione di queste categorie per procedere alla valutazione del merito attraverso queste voci nel 2017. Rubrico di seguito questo mio pensiero con alcune considerazioni e osservazioni.

Il contenuto della lettera a) del comma 129 indica a mio modo di vedere voci su cui è meglio avviare il processo di valutazione in quest’anno scolastico, ma non applicarlo già nel 2016. Infatti le tre voci richiedono una diversa impostazione nell’analisi dei dati, slegando l’individuazione del merito dal rapporto diretto tra studente/classe e docente/docenti. Accanto ad ogni voce individuo alcuni punti di forza o di debolezza ed indico una possibile soluzione

1.   Qualità dell’insegnamento. La qualità dell’insegnamento può essere verificata soprattutto in  due modi, che presentano però anche alcune controindicazioni:

·         attraverso una valutazione Reputazionale (gradimento “didattico relazionale” di genitori, studenti, colleghi o solo di una di queste categorie). La valutazione reputazionale non è difficile da monitorare, ma presenta rischi di ritorsione, di pareri estemporanei, di valutazioni per simpatia o altro. Ovviamente richiede anche dei tempi (anno scolastico o più anni scolastici) decisi preventivamente per cui ritengo sia meglio non utilizzare questa voce per la retribuzione del 2016.

·         attraverso l’Osservazione diretta del dirigente scolastico in classe o sui documenti didattici del docente (compiti, registri, ecc.). Anche questa possibilità valutativa richiede molta attenzione, ma soprattutto tempi tecnici che permettano un’analisi di tutti i docenti, non solo di qualcuno. Non penso che nel 2016 ci sia il tempo per fare questo.

2.   Contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica

3.   Successo formativo e scolastico degli alunni

Entrambe le voci chiedono venga misurato il valore aggiunto da un soggetto che non sia il docente di classe. L’autovalutazione qui non può aiutare. E’ fondamentale che la scuola attivi pratiche di misurazione attraverso strumenti autoprodotti e che decida come premiare il valore aggiunto (di classe, di gruppo di studenti, di individuo, ecc.). Laddove si verifica il valore aggiunto dell’istituzione scolastica o dello studente è importante stabilire dati di partenza e strumenti di monitoraggio trasparenti per tutto il percorso che si intende valutare. In questa prospettiva scuole in difficoltà o studenti/classi molto complesse o negative permetteranno di raggiungere un alto valore aggiunto molto più facilmente rispetto a scuole o classi già di alto livello. E questo premierebbe molti docenti in classi “di frontiera”. Anche per queste voci ritengo sia necessaria una tempistica almeno di anno scolastico, per cui credo sarebbe meglio non valutarle nel presente primo anno di applicazione della legge. Inoltre è fondamentale individuare chi è il soggetto che misura questo valore aggiunto (consiglio di classe, dipartimento, gruppi di docenti nominati e formati, soggetti esterni, ecc.). Non mi affiderei invece alle prove Invalsi o a quelle Ocse in quanto sono correlate da dati raccolti per altri scopi.

Più semplice intervenire invece sulle voci della lettera b) del comma 129. Le voci da poter premiare sono cinque e una sola ha rilevanza qualitativa (il potenziamento delle competenze degli alunni). Si parla infatti del “risultato ottenuto dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento” di varie voci che possono essere scorporate e rese autonome.

4.   delle competenze degli alunni

In questo caso come in relazione alle voci della lettera a) è necessario attivare un processo di certificazione e valutazione delle competenze degli studenti, individuando quali certificare, anche in rapporto alla specificità del corso degli studi della scuola e dell’età dell’alunno. E’ un lavoro che deve far prendere in mano il certificato delle competenze per renderlo protagonista di un processo valutativo/certificativo oggettivo. Se la competenza però c’è o non c’è non pare esserci molto di arbitrario in questo processo, se non la scelta di quali parametri inserire nei criteri premianti.

5.   dell’innovazione didattica e metodologica

6.   della collaborazione alla ricerca didattica

7.   della collaborazione alla documentazione

8.   della collaborazione alla diffusione delle buone pratiche didattiche

Tutte e quattro le voci sopra riportate chiedono solamente che si individuino protocolli semplici di validazione. La celebre frase “faccio queste cose da più di vent’anni” non può essere presa come indice di innovazione o ricerca. Quindi devono essere indicate anche tempistiche precise in cui sono avvenute queste azioni e documenti da presentare per la validazione. L’innovazione e la ricerca poi non possono essere legate a risultati positivi, perché se così fosse ricerca e innovazione non esisterebbero. I conservatori sono i maggiori tifosi del premio solo alla ricerca che ottiene risultati migliorativi. La realtà vuole che solo ricercando, innovando, documentando e diffondendo si può creare quel circolo virtuoso che permette un vero miglioramento del sistema capace di valorizzare le buone pratiche ed eliminare gli errori. E ricerca e innovazione devono poter anche fallire, ma veder premiato ugualmente il percorso effettuato, soprattutto se legato a parametri di grande scientificità.

Lettera c) – Responsabilità assunte:

9.   nel coordinamento organizzativo e didattico

10.   nella formazione del personale

 Le due responsabilità si riferiscono ad un piano delle attività della scuola che già viene retribuito col Fondo dell’Istituzione Scolastica. Queste voci sono state contrattualizzate e quindi retribuite. Sono contrario ad una scelta automatica, che leghi a funzioni già contrattualizzate un semplice aumento retributivo. Trovo invece possibile una sorta di premio “a pioggia” per chi si impegna per la scuola, ma legato al gradimento dei soggetti che hanno “subito” coordinamento e formazione. Qui si tratta solo di stabilire qual è la soglia di gradimento (50%, 60%, 70% : in base a quanto si vuol premiare la buona conduzione delle attività o a quanto si vuol premiare il semplice impegno) e poi procedere. Ad esempio i coordinatori dei consigli di classe devono ricevere il gradimento dagli altri docenti, i coordinatori di dipartimento dai dipartimenti, i referenti di progetto dagli studenti impegnati nei progetti, ecc.

La metodologia che suggerisco permette dunque di differenziare il bonus tra i docenti, ma rende possibile anche dare la stessa cifra a tutti quelli che acquisiscono il diritto a stare in una categoria. Per il primo anno vedo poco problematico premiare il merito nei punti che io ho numerato dal 5 al 10, mentre ritengo meglio avviare il processo valutativo ma non premiare i punti dall’1 al 4.

Sarà però interessante vedere come le scuole lavoreranno su questa problematica, per dare poi una diversa interpretazione della norma con elementi chiari in mano. Il sistema dell’istruzione può avere delle modifiche sostanziali da questo passaggio valutativo e – ad esempio – il FIS in futuro potrebbe sparire dentro la lettera c) del comma 129 della legge, diventando semplice bonus attribuito in base a criteri, ma non a contrattazione. Si tratta di comprendere se la valutazione avrà un esito positivo o negativo nell’interesse del sistema scolastico italiano. Solo in base a questo è possibile capire quali sono le prospettive per la qualità del sistema scolastico italiano.

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