Direzione didattica di Pavone Canavese |
(31.10.2009)
"Binario" unico - di Marco Guastavigna
Su Facebook è stato appena aperto un luogo di discussione dai toni davvero discutibili, così come molte altre espressioni e altri gruppi analoghi reperibili sul Web relativi al medesimo argomento.
Il tema del contendere (si fa per dire: non vi è vera discussione, i pareri sono quasi tutti dello stesso tipo) è una trasmissione televisiva del 23 ottobre 2009, in cui Augias intervista Francesco Antinucci a proposito del suo ultimo libro. Una triste "soletta" pubblicitaria, insomma, a cui i media delle lobbies e dei salotti ci hanno abituato da tempo.
Il libro in questione è un pamphlet sulle tecnologie digitali dal punto di vista socio-culturale, al cui autore è fin troppo facile rinfacciare quanto sia tardivo il suo rinnegare gli entusiasmi di qualche anno fa, quando girava per alberghi e convegni presentando una applicazione ipertestuale pangeografica della quale si sono perse le tracce, preconizzando rotture epistemologiche che non si sono mai avverate.
Nonostante questo, la lettura del libro fa riflettere. In particolare, è interessante il concetto di abilitazione cognitiva, descritta come capacità di assegnare credibilità e pertinenza alle informazioni.
Nessuno di coloro che appassionatamente condannano Augias e Antinucci, accusati di voler ripristinare gerarchie culturali, di rappresentare i "loschi" interessi dell'editoria tradizionale, di predicare insomma l'oscurantismo, sembra però averlo letto (e qualcuno nemmeno sapere che esiste).
Preoccupa davvero - e finisce per confermare paradossalmente alcune delle tesi di Antinucci - questa tendenza a discutere non nel merito, ma sulle rappresentazioni mediali e sulle implicazioni presupposte dall'immaginario così sollecitato in modo impressionistico e dietrologico.
Temo davvero che siamo di fronte a una (spero inconsapevole) intolleranza ideologica - ai limiti dello squadrismo digitale- la cui superficialità e le cui forme e modalità contraddicono profondamente i presupposti di democrazia e apertura culturale dichiarati da coloro - blogger e frequentatori di Facebook- che hanno messo in piedi le varie iniziative di contestazione: l'idea che il "digitale" possa essere visto solo secondo le retoriche più in voga (ultima invenzione del marketing concettuale, la "retarchia"), è davvero involutiva.
PS: per fortuna, ci sono ancora
persone intelligenti e critiche...
Chiosa (ottobre 2010): sono capitato per caso su questo documento. Dal mio articolo si evince che non sono affatto "vicino ad Antinucci", ma sono orgoglioso di aver preso a mia volta una dose di manganellate digitali dai campioni dell'intolleranza che lo hanno firmato per aver esercitato il mio diritto al senso critico di cui queste pagine sono da più di dieci anni una testimonianza e una tribuna.
Questo articolo è pubblicato sotto Licenza Creative Commons.